The mission of education today seems to be directed towards the challenge against the fragmentation of knowledge, which is typical of the postmodern condition, or against the risk of an excess of individualism and autonomy in subjective choices, coming from the modern condition, which might lead to forms of discomfort and socio-cultural imbalance. In the widespread awareness of a crisis of socialization, too biased on individual freedom of action and interaction in a framework of socio-cultural uncertainty, it is appropriate for the school to retrieve the its mediating role, which is essential to allow for a meaningful outcome of the '' education to the person", a postmodern characteristic mainly oriented to the discovery of the value of self in terms of expressive potential, but through the relationship and exchange with others. "Educate through educating" is the expression used by the Minister of Education in the normative documents on the school (the national guidelines for the curriculum, 2007) to highlight the recovery of the transmission process in the educational process, not only of formal knowledge, but also those practical (Ranieri, 2006). From here it is possible to develop essential skills and abilities to the modern socio-cultural orientation. In this way, teachers can be elected as "masters of life" and the school may work as a laboratory, open to collaboration with local communities and especially with families (horizontal perspective of training).

La mission dell’educazione oggi sembra orientarsi verso la sfida contro la frammentazione del sapere, tipica della condizione postmoderna, ovvero contro il rischio di un eccesso di individualismo e di autonomia nelle scelte soggettive, figlie della condizione moderna, che potrebbe condurre a forme di disagio e squilibrio socio-culturale. Nella consapevolezza diffusa di una crisi di socializzazione, spesso «di corsa» (AA.VV., 2006), in quanto troppo sbilanciata sulla libertà individuale di azione e interazione in una cornice di incertezze socio-culturali, è opportuno per la scuola recuperare il proprio ruolo di mediazione, dell’eděre, indispensabile per consentire un esito significativo dell’educěre ovvero dell’«educazione alla persona», una caratteristica prevalentemente postmoderna e orientata alla scoperta del valore del self in termini di potenzialità espressive e identificative da trovare dentro se stessi, ma attraverso la relazione e lo scambio con gli altri ignora. «Educare istruendo» è l’espressione utilizzata dal ministro della Pubblica Istruzione nei documenti normativi sulla scuola (le indicazioni nazionali per il curriculum scolastico, 2007) per evidenziare il recupero nei processi formativi della componente trasmissiva non solo di saperi formali, ma anche di quelli «ta- citi» (Ranieri, 2006), da cui sviluppare competenze e abilità indispensabili per l’orientamento socio-culturale moderno. In tal modo, gli insegnanti possono essere eletti quali «maestri di vita» e la scuola può svolgere le funzioni di un laboratorio aperto alla collaborazione con il territorio e soprattutto con le famiglie (prospettiva orizzontale della formazione; Rullani, 2004). In linea con le strategie di Lisbona (2000), è compito dell’educazione sti- molare nei soggetti la curiosità per «la fantasia, la creatività, l’ingegno, la pluralità delle applicazioni delle proprie capacità, abilità e competenze», presupposti alla base anche della cosiddetta società della conoscenza (Rullani, 2004; Ranieri, 2006). Essa infatti punta sulla capacità di gestione del sapere e delle informazioni, anche mediali, ai fini di un auto-orientamento in una società flessibile e allo stesso tem- po frammentaria, caratterizzata da una convergenza linguistica ed espressiva delle diverse tecnologie comunicative (Bolter e Grusin, 2002). L’educazione permanente (prospettiva verticale della formazione) e l’economia della conoscenza, quali risposte alla globalizzazione, costituiscono alcuni punti-chiave delle strategie di Lisbona. In questo quadro il talento, l’apertura alla sperimentazione e all’imprevedibilità, la consapevolezza del rischio, caratteristiche riassumibili nella cosiddetta «etica hacker» (Himmanen, 2001), sono fattori di base su cui si fonda la società dell’in- formazione ed essi sembrano riflettersi anche nei processi educativi e nei principi ispiratori delle indicazioni per il curriculum. Nonostante le predispozioni e gli orientamenti internazionali, la realtà scolastica in Italia è un’altra. Fra contraddizioni e posizioni divergenti, riportiamo di seguito alcune riflessioni di insegnanti di scuole primarie.

Linguaggi della comunicazione come modalità espressive e strategie educative / Cortoni, Ida. - STAMPA. - 1(2009), pp. 105-124.

Linguaggi della comunicazione come modalità espressive e strategie educative

CORTONI, IDA
2009

Abstract

The mission of education today seems to be directed towards the challenge against the fragmentation of knowledge, which is typical of the postmodern condition, or against the risk of an excess of individualism and autonomy in subjective choices, coming from the modern condition, which might lead to forms of discomfort and socio-cultural imbalance. In the widespread awareness of a crisis of socialization, too biased on individual freedom of action and interaction in a framework of socio-cultural uncertainty, it is appropriate for the school to retrieve the its mediating role, which is essential to allow for a meaningful outcome of the '' education to the person", a postmodern characteristic mainly oriented to the discovery of the value of self in terms of expressive potential, but through the relationship and exchange with others. "Educate through educating" is the expression used by the Minister of Education in the normative documents on the school (the national guidelines for the curriculum, 2007) to highlight the recovery of the transmission process in the educational process, not only of formal knowledge, but also those practical (Ranieri, 2006). From here it is possible to develop essential skills and abilities to the modern socio-cultural orientation. In this way, teachers can be elected as "masters of life" and the school may work as a laboratory, open to collaboration with local communities and especially with families (horizontal perspective of training).
2009
una scuola che comunica. Strumenti e strategie di comunicazione interna
9788861374171
La mission dell’educazione oggi sembra orientarsi verso la sfida contro la frammentazione del sapere, tipica della condizione postmoderna, ovvero contro il rischio di un eccesso di individualismo e di autonomia nelle scelte soggettive, figlie della condizione moderna, che potrebbe condurre a forme di disagio e squilibrio socio-culturale. Nella consapevolezza diffusa di una crisi di socializzazione, spesso «di corsa» (AA.VV., 2006), in quanto troppo sbilanciata sulla libertà individuale di azione e interazione in una cornice di incertezze socio-culturali, è opportuno per la scuola recuperare il proprio ruolo di mediazione, dell’eděre, indispensabile per consentire un esito significativo dell’educěre ovvero dell’«educazione alla persona», una caratteristica prevalentemente postmoderna e orientata alla scoperta del valore del self in termini di potenzialità espressive e identificative da trovare dentro se stessi, ma attraverso la relazione e lo scambio con gli altri ignora. «Educare istruendo» è l’espressione utilizzata dal ministro della Pubblica Istruzione nei documenti normativi sulla scuola (le indicazioni nazionali per il curriculum scolastico, 2007) per evidenziare il recupero nei processi formativi della componente trasmissiva non solo di saperi formali, ma anche di quelli «ta- citi» (Ranieri, 2006), da cui sviluppare competenze e abilità indispensabili per l’orientamento socio-culturale moderno. In tal modo, gli insegnanti possono essere eletti quali «maestri di vita» e la scuola può svolgere le funzioni di un laboratorio aperto alla collaborazione con il territorio e soprattutto con le famiglie (prospettiva orizzontale della formazione; Rullani, 2004). In linea con le strategie di Lisbona (2000), è compito dell’educazione sti- molare nei soggetti la curiosità per «la fantasia, la creatività, l’ingegno, la pluralità delle applicazioni delle proprie capacità, abilità e competenze», presupposti alla base anche della cosiddetta società della conoscenza (Rullani, 2004; Ranieri, 2006). Essa infatti punta sulla capacità di gestione del sapere e delle informazioni, anche mediali, ai fini di un auto-orientamento in una società flessibile e allo stesso tem- po frammentaria, caratterizzata da una convergenza linguistica ed espressiva delle diverse tecnologie comunicative (Bolter e Grusin, 2002). L’educazione permanente (prospettiva verticale della formazione) e l’economia della conoscenza, quali risposte alla globalizzazione, costituiscono alcuni punti-chiave delle strategie di Lisbona. In questo quadro il talento, l’apertura alla sperimentazione e all’imprevedibilità, la consapevolezza del rischio, caratteristiche riassumibili nella cosiddetta «etica hacker» (Himmanen, 2001), sono fattori di base su cui si fonda la società dell’in- formazione ed essi sembrano riflettersi anche nei processi educativi e nei principi ispiratori delle indicazioni per il curriculum. Nonostante le predispozioni e gli orientamenti internazionali, la realtà scolastica in Italia è un’altra. Fra contraddizioni e posizioni divergenti, riportiamo di seguito alcune riflessioni di insegnanti di scuole primarie.
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02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Linguaggi della comunicazione come modalità espressive e strategie educative / Cortoni, Ida. - STAMPA. - 1(2009), pp. 105-124.
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