La "Teoria del restauro" di Cesare Brandi manifesta un implicito debito alla costruzione teorica di Alois Riegl (c.d. ‘teoria dei valori’) oltre che ai riferimenti filosofici propri dell’idealismo, della fenomenologia e dello strutturalismo. Essa tratta di ‘riconoscimento’ dell’opera d’arte, ma propone criteri operativi validi anche per opere e prodotti qualsiasi dell’attività umana. E’ per questo una teoria valida unitariamente. La "Teoria del restauro e unità di metodologia" di Umberto Baldini è sviluppata in particolare per il restauro delle opere d’arte mobili, ma come dice il titolo nella sua estensione, è intenzionalmente reso valido e applicabile a tutte le opere d’arte. Due sono i metodi d’intervento che si propongono e che si distinguono come selezione del colore e come astrazione cromatica. La “pura conservazione” stima non essere compito della storiografia di fare selezione a scapito dell’esistente e che pertanto non si legittima il ‘giudizio critico’ quale strumento preliminare e guida dell’atto di restauro, preludendo alla formazione di dubbie e improponibili classificazioni nella tutela di manufatti. La posizione teorica della ‘manutenzione’ e del ‘ripristino’ nel restauro, nell’enunciazione del suo più autorevole sostenitore, Paolo Marconi, prende origine dalla teoria dei valori di Riegl, eletto dal medesimo raffinato e colto ‘conoscitore d’architettura’ quale guida al suo ‘cammino’. Concludiamo il novero degli orientamenti più rappresentativi del restauro architettonico con quello definibile “critico-conservativo”, nei presupposti e negli sviluppi concettuali delineato sin dalla seconda metà degli anni Settanta. E’ una posizione concettuale largamente condivisa in ambito accademico nazionale, soprattutto nelle sedi di Firenze, Napoli, Palermo Roma, seppur con varie accentuazioni storico-filologiche, tecniche, scientifiche ecc. derivate dalle locali tradizioni dottrinali, aggiornate ed esposte con personalità propria da vari esponenti del dibattito attuale. Questo orientamento è il frutto d’un acuto e approfondito ripensamento in favore d’una visione più motivatamente rispettosa e conservativa del restauro, maturato in reazione ad uno speciale clima culturale, generato da vari fattori, rispetto ai quali urgeva precisare concetti e posizioni culturali.
La Teoria del restauro, l'unità di metodologia e le posizioni più in vista nell'attuale dibattito / Palmerio, Giancarlo. - STAMPA. - (2005), pp. 125-133.
La Teoria del restauro, l'unità di metodologia e le posizioni più in vista nell'attuale dibattito
PALMERIO, Giancarlo
2005
Abstract
La "Teoria del restauro" di Cesare Brandi manifesta un implicito debito alla costruzione teorica di Alois Riegl (c.d. ‘teoria dei valori’) oltre che ai riferimenti filosofici propri dell’idealismo, della fenomenologia e dello strutturalismo. Essa tratta di ‘riconoscimento’ dell’opera d’arte, ma propone criteri operativi validi anche per opere e prodotti qualsiasi dell’attività umana. E’ per questo una teoria valida unitariamente. La "Teoria del restauro e unità di metodologia" di Umberto Baldini è sviluppata in particolare per il restauro delle opere d’arte mobili, ma come dice il titolo nella sua estensione, è intenzionalmente reso valido e applicabile a tutte le opere d’arte. Due sono i metodi d’intervento che si propongono e che si distinguono come selezione del colore e come astrazione cromatica. La “pura conservazione” stima non essere compito della storiografia di fare selezione a scapito dell’esistente e che pertanto non si legittima il ‘giudizio critico’ quale strumento preliminare e guida dell’atto di restauro, preludendo alla formazione di dubbie e improponibili classificazioni nella tutela di manufatti. La posizione teorica della ‘manutenzione’ e del ‘ripristino’ nel restauro, nell’enunciazione del suo più autorevole sostenitore, Paolo Marconi, prende origine dalla teoria dei valori di Riegl, eletto dal medesimo raffinato e colto ‘conoscitore d’architettura’ quale guida al suo ‘cammino’. Concludiamo il novero degli orientamenti più rappresentativi del restauro architettonico con quello definibile “critico-conservativo”, nei presupposti e negli sviluppi concettuali delineato sin dalla seconda metà degli anni Settanta. E’ una posizione concettuale largamente condivisa in ambito accademico nazionale, soprattutto nelle sedi di Firenze, Napoli, Palermo Roma, seppur con varie accentuazioni storico-filologiche, tecniche, scientifiche ecc. derivate dalle locali tradizioni dottrinali, aggiornate ed esposte con personalità propria da vari esponenti del dibattito attuale. Questo orientamento è il frutto d’un acuto e approfondito ripensamento in favore d’una visione più motivatamente rispettosa e conservativa del restauro, maturato in reazione ad uno speciale clima culturale, generato da vari fattori, rispetto ai quali urgeva precisare concetti e posizioni culturali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.