L’abitare sull’acqua è tema che appartiene alle origini dell’uomo, alla sua ricerca di relazioni stabili con questa materia liquida. Il galleggiare sulla sua superficie, circondati solo da acqua, rievoca immagini quasi ancestrali, primitive, iniziatorie e simboliche . È forse anche per questo che l’architettura dei transatlantici, intesi come grandi palazzi lanciati in acqua , continua ad esercitare sull’uomo contemporaneo un grande fascino. Per capire le ragioni, razionali ed irrazionali, di questo successo sembra utile rileggere il processo attraverso il quale si è definito il significato del termine transatlantico e l’idea di abitare ad esso legata. La parola transatlantico è in realtà parola ormai desueta che rimanda ad un tempo in cui il viaggio per mare “era” il viaggio per antonomasia. Il nuovo avanzava con questi mezzi di trasporto che avvicinavano paesi lontani; l’Europa alle Americhe ed al resto del mondo. Abitare un transatlantico era un’esperienza iniziatoria, una parentesi tra un prima ed un dopo; la pausa, l’intermezzo che preparava al nuovo, all’incerto ma anche alla speranza. Una vita futura, un paese sconosciuto, il fascino ed il timore dell’incontro con il diverso e l’ignoto. Un tempo da vivere ed assaporare in una sorta di spazio intermedio, sospesi tra un prima ed un dopo. L’architettura dei transatlantici, navi speciali nate in un’epoca speciale, ha vissuto e si è alimentata anche di queste suggestioni. Il transatlantico è stato il mezzo che, prima dell’avvento dei voli transcontinentali, ha incarnato l’idea di modernità e non è un caso che Le Corbusier lo abbia inserito tra le icone di questa modernità. Le immagini dei piroscafi Aquitania, Flandre e Lamoriciére, che compongono uno dei capitoli di Vers une Architecture, rivelano chiaramente come ciò che interessava Le Corbusier fosse l’aderenza ai valori della forma quale espressione di un sano processo costruttivo, frutto di una chiara materializzazione di altrettanto chiari obiettivi. Le immagini, con le relative didascalie , esplicitano le motivazioni che spingono Le Corbusier a fare del Transatlantico un emblema della modernità: chiarezza strutturale e formale, pulizia di segno, organizzazione spaziale e funzionale tendente all’essenziale. Tutto questo era ciò che, al contrario, impauriva le classi agiate del tempo, e che doveva essere nascosto sotto uno strato di falsi ornamenti. La vera e pura bellezza era relegata agli ambienti meno altolocati, quelli delle seconde e terze classi; ambienti destinati proprio a quelle classi sociali per cui il viaggio attraverso l’oceano rappresentava, non solo geograficamente, l’aspirazione al cambiamento, l’anelito ad un futuro positivo. Assieme allo stretto nesso che legava forma percepita e funzione fruita, l’altro aspetto che attraeva particolarmente Le Corbusier era la gestione dello spazio; la capacità cioè di condensare ed organizzare in volumi così contenuti una sorta di piccola città, espressione tangibile di quella era macchinista che tanto lo ispirava. È scontato, ma indispensabile, ricordare qui come l’Unitè d’Habitation di Marsiglia sia per molti versi una sorta di transatlantico arenato, con i suoi rimandi figurativi all’estetica della nave, le sue ciminiere, la sua tolda, le sue cabine abitate, la sua poppa…. Personalmente ritengo di grande interesse e foriero di notevoli spunti critici la lettura dell’organismo del transatlantico come una sorta di antesignano dei sistemi spaziali complessi ed introversi che pervadono il nostro abitare contemporaneo. Il concetto di unità spaziali autonome che giustapposte concorrono a formare il grande organismo della nave, rimanda concettualmente alle architetture, per esempio, dei grandi centri commerciali dov’è il volume interno l’oggetto principale delle nostre attenzioni progettuali. La pelle del manufatto e la sua esplicitazione fisica della relazione interno-esterno non è più il centro della riflessione progettuale, è la massa contenuta e la sua gestione spaziale ciò che principalmente interessa e che viene indagata (...).

L'architettura dei transatlantici o dell'abitare sull'acqua. La via italiana / Grimaldi, Andrea. - STAMPA. - (2011), pp. 288-299.

L'architettura dei transatlantici o dell'abitare sull'acqua. La via italiana

GRIMALDI, ANDREA
2011

Abstract

L’abitare sull’acqua è tema che appartiene alle origini dell’uomo, alla sua ricerca di relazioni stabili con questa materia liquida. Il galleggiare sulla sua superficie, circondati solo da acqua, rievoca immagini quasi ancestrali, primitive, iniziatorie e simboliche . È forse anche per questo che l’architettura dei transatlantici, intesi come grandi palazzi lanciati in acqua , continua ad esercitare sull’uomo contemporaneo un grande fascino. Per capire le ragioni, razionali ed irrazionali, di questo successo sembra utile rileggere il processo attraverso il quale si è definito il significato del termine transatlantico e l’idea di abitare ad esso legata. La parola transatlantico è in realtà parola ormai desueta che rimanda ad un tempo in cui il viaggio per mare “era” il viaggio per antonomasia. Il nuovo avanzava con questi mezzi di trasporto che avvicinavano paesi lontani; l’Europa alle Americhe ed al resto del mondo. Abitare un transatlantico era un’esperienza iniziatoria, una parentesi tra un prima ed un dopo; la pausa, l’intermezzo che preparava al nuovo, all’incerto ma anche alla speranza. Una vita futura, un paese sconosciuto, il fascino ed il timore dell’incontro con il diverso e l’ignoto. Un tempo da vivere ed assaporare in una sorta di spazio intermedio, sospesi tra un prima ed un dopo. L’architettura dei transatlantici, navi speciali nate in un’epoca speciale, ha vissuto e si è alimentata anche di queste suggestioni. Il transatlantico è stato il mezzo che, prima dell’avvento dei voli transcontinentali, ha incarnato l’idea di modernità e non è un caso che Le Corbusier lo abbia inserito tra le icone di questa modernità. Le immagini dei piroscafi Aquitania, Flandre e Lamoriciére, che compongono uno dei capitoli di Vers une Architecture, rivelano chiaramente come ciò che interessava Le Corbusier fosse l’aderenza ai valori della forma quale espressione di un sano processo costruttivo, frutto di una chiara materializzazione di altrettanto chiari obiettivi. Le immagini, con le relative didascalie , esplicitano le motivazioni che spingono Le Corbusier a fare del Transatlantico un emblema della modernità: chiarezza strutturale e formale, pulizia di segno, organizzazione spaziale e funzionale tendente all’essenziale. Tutto questo era ciò che, al contrario, impauriva le classi agiate del tempo, e che doveva essere nascosto sotto uno strato di falsi ornamenti. La vera e pura bellezza era relegata agli ambienti meno altolocati, quelli delle seconde e terze classi; ambienti destinati proprio a quelle classi sociali per cui il viaggio attraverso l’oceano rappresentava, non solo geograficamente, l’aspirazione al cambiamento, l’anelito ad un futuro positivo. Assieme allo stretto nesso che legava forma percepita e funzione fruita, l’altro aspetto che attraeva particolarmente Le Corbusier era la gestione dello spazio; la capacità cioè di condensare ed organizzare in volumi così contenuti una sorta di piccola città, espressione tangibile di quella era macchinista che tanto lo ispirava. È scontato, ma indispensabile, ricordare qui come l’Unitè d’Habitation di Marsiglia sia per molti versi una sorta di transatlantico arenato, con i suoi rimandi figurativi all’estetica della nave, le sue ciminiere, la sua tolda, le sue cabine abitate, la sua poppa…. Personalmente ritengo di grande interesse e foriero di notevoli spunti critici la lettura dell’organismo del transatlantico come una sorta di antesignano dei sistemi spaziali complessi ed introversi che pervadono il nostro abitare contemporaneo. Il concetto di unità spaziali autonome che giustapposte concorrono a formare il grande organismo della nave, rimanda concettualmente alle architetture, per esempio, dei grandi centri commerciali dov’è il volume interno l’oggetto principale delle nostre attenzioni progettuali. La pelle del manufatto e la sua esplicitazione fisica della relazione interno-esterno non è più il centro della riflessione progettuale, è la massa contenuta e la sua gestione spaziale ciò che principalmente interessa e che viene indagata (...).
2011
Acqua & Architettura. Rappresentazioni
9788865140789
ARCHITETTURA DEGLI INTERNI; ALLESTIMENTI NAVALI; ABITARE
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
L'architettura dei transatlantici o dell'abitare sull'acqua. La via italiana / Grimaldi, Andrea. - STAMPA. - (2011), pp. 288-299.
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