La direzione liberante del pensiero filosofico è, secondo Jaspers, l’approfondimento del nuovo inizio compiuto da Kierkegaard e da Nietzsche. In coerenza con questa via la filosofia non trova quiete nella consolazione dell’idea e si svolge come chiarimento dell’esistenza. Kierkegaard e Nietzsche, muovendo da una riflessione sul profondo dell’esistenza, hanno messo in questione la ragione e la sua possibilità di costruire sistemi. La verità propria al sapere scientifico viene sospettata ed ogni riconduzione dell’esistere in un sistema viene intesa come fuga dal reale verso il possibile. Il pensatore che permane nel cerchio della sistematicità appare come quel singolo che, indirizzata ogni energia alla costruzione di un castello, dimora poi in una capanna. In particolare,Kierkegaard non ha lasciato nessuna costruzione che possa essere ritenuta modello pronto alla utilizzazione, non ha neppure formulato proposte per un nuovo assetto giuridico-politico. Tuttavia è indiscusso l’incidere profondo dell’inizio da lui compiuto, pur se l’attenzione degli studiosi si è generalmente concentrata più sull’aspetto individuale esistenziale, che non sul problema della fondazione dell’esistenza. Questo mio ripensamento di Kierkegaard, volto all’illuminazione del senso esistenziale del diritto, è così anche una presa di coscienza dell’esito che il rapporto diritto-esistenza subisce nella direzione di quel tipo di esistenzialismo costruitosi attorno alla visione ‘semplice’ esplicitata da Sartre.
Il senso esistenziale del diritto nella prospettiva di Kierkegaard / Romano, Bruno. - STAMPA. - (1973), pp. XVII-321.
Il senso esistenziale del diritto nella prospettiva di Kierkegaard
ROMANO, Bruno
1973
Abstract
La direzione liberante del pensiero filosofico è, secondo Jaspers, l’approfondimento del nuovo inizio compiuto da Kierkegaard e da Nietzsche. In coerenza con questa via la filosofia non trova quiete nella consolazione dell’idea e si svolge come chiarimento dell’esistenza. Kierkegaard e Nietzsche, muovendo da una riflessione sul profondo dell’esistenza, hanno messo in questione la ragione e la sua possibilità di costruire sistemi. La verità propria al sapere scientifico viene sospettata ed ogni riconduzione dell’esistere in un sistema viene intesa come fuga dal reale verso il possibile. Il pensatore che permane nel cerchio della sistematicità appare come quel singolo che, indirizzata ogni energia alla costruzione di un castello, dimora poi in una capanna. In particolare,Kierkegaard non ha lasciato nessuna costruzione che possa essere ritenuta modello pronto alla utilizzazione, non ha neppure formulato proposte per un nuovo assetto giuridico-politico. Tuttavia è indiscusso l’incidere profondo dell’inizio da lui compiuto, pur se l’attenzione degli studiosi si è generalmente concentrata più sull’aspetto individuale esistenziale, che non sul problema della fondazione dell’esistenza. Questo mio ripensamento di Kierkegaard, volto all’illuminazione del senso esistenziale del diritto, è così anche una presa di coscienza dell’esito che il rapporto diritto-esistenza subisce nella direzione di quel tipo di esistenzialismo costruitosi attorno alla visione ‘semplice’ esplicitata da Sartre.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.