Il colore della costruzione. La costruzione del colore Sulla natura e l’impiego del colore in architettura e urbanistica la letteratura di settore si profonde in particolar modo per quanto riguarda i contesti storici o consolidati intorno a specifiche caratteristiche locali. Questa polarizzazione, alimentata da ineludibili esigenze di conservazione e manutenzione dei beni ambientali, lascia tuttavia scoperto il campo dei territori più vasti e non meno problematici degli spazi urbani moderni e contemporanei. Sul versante dei beni storici e culturali si è andata consolidando una ricerca e una cultura del colore che per definizione implica l’individuazione e la misura dei caratteri costituenti la “appropriatezza” ed il “contesto”, ma al di fuori del perimetro storicizzato delle città sembra mancare altrettanta consapevolezza delle implicazioni disciplinari connesse al tema del colore. Delineati i contorni di una “autenticità” del colore intorno alla (presunta) autenticità dei materiali e delle tradizioni tecniche stesse, per esteso si potrà allora parlare di una sorta di “onestà” dell’espressione cromatica in analogia ad un parallelo tema statutario che attraversa l’architettura, cioè quello dell’”onestà” dell’espressione costruttiva, intesa come espressione diretta e visibile del materiale e della messa in opera. Se questo tuttavia resta un tema attuale in campo storico e conservativo, quali contorni assume nel quadro di una globalizzazione delle tecniche,delle figure e dei materiali disponibili? Persa la coincidenza necessaria tra materiale, tecnica e luogo, anche il colore proprio dei materiali perde l’autorevolezza dell’autenticità nel momento in cui si attua un passaggio dal colore della materia al colore come materia; si aprono a questo punto due questioni: una, legata al controllo delle proprietà sensibili dei materiali e delle tecniche, pertinente alla dimensione dell’oggetto architettonico, sempre più autoreferente e appiattito su un’immagine globalizzata. l’altra invece relativa alla rinuncia da parte dell’architettura e dell’urbanistica alla progettualità programmatica del colore pertinente all’immagine della città. In altre parole si pone la necessità di ridefinire il ruolo del progetto del colore, sia nella città e nel paesaggio di nuova realizzazione, sia nella grande zona – grigia appunto – di tanta città consolidata ma povera di qualità (periferie e non solo); si sta ampliando infatti la casistica delle riqualificazioni di edifici e quartieri attraverso il colore, spesso nei paesi dell’Est europeo, con modalità forse ingenue, ma che reclamano l’urgenza di una messa a punto di modalità nuove accettando l’inevitabilità della rifondazione stessa di criteri nuovi, in base al colore, per contesti privi di ogni altro riferimento. In questo senso si dovrà perciò indagare il ruolo di una palette più ampia e complessa dei materiali naturali, che comprenderà sia il colore/non colore proprio di altri materiali come il vetro, l’acciaio, i metalli, il cemento, sia il colore proprio dei materiali di sintesi, plastiche, compositi, e, infine, ancora tutte le combinazioni derivanti tra le proprietà fisiche dei materiali suddetti e le colorazioni ad essi sovrapposte, per non parlare dell’apporto della luce artificiale nell’assetto notturno.
La costruzione del colore. Il colore della costruzione. Quali contesti per le architetture della città contemporanea / Lambertucci, Filippo. - STAMPA. - (2011), pp. 238-244.
La costruzione del colore. Il colore della costruzione. Quali contesti per le architetture della città contemporanea
LAMBERTUCCI, FILIPPO
2011
Abstract
Il colore della costruzione. La costruzione del colore Sulla natura e l’impiego del colore in architettura e urbanistica la letteratura di settore si profonde in particolar modo per quanto riguarda i contesti storici o consolidati intorno a specifiche caratteristiche locali. Questa polarizzazione, alimentata da ineludibili esigenze di conservazione e manutenzione dei beni ambientali, lascia tuttavia scoperto il campo dei territori più vasti e non meno problematici degli spazi urbani moderni e contemporanei. Sul versante dei beni storici e culturali si è andata consolidando una ricerca e una cultura del colore che per definizione implica l’individuazione e la misura dei caratteri costituenti la “appropriatezza” ed il “contesto”, ma al di fuori del perimetro storicizzato delle città sembra mancare altrettanta consapevolezza delle implicazioni disciplinari connesse al tema del colore. Delineati i contorni di una “autenticità” del colore intorno alla (presunta) autenticità dei materiali e delle tradizioni tecniche stesse, per esteso si potrà allora parlare di una sorta di “onestà” dell’espressione cromatica in analogia ad un parallelo tema statutario che attraversa l’architettura, cioè quello dell’”onestà” dell’espressione costruttiva, intesa come espressione diretta e visibile del materiale e della messa in opera. Se questo tuttavia resta un tema attuale in campo storico e conservativo, quali contorni assume nel quadro di una globalizzazione delle tecniche,delle figure e dei materiali disponibili? Persa la coincidenza necessaria tra materiale, tecnica e luogo, anche il colore proprio dei materiali perde l’autorevolezza dell’autenticità nel momento in cui si attua un passaggio dal colore della materia al colore come materia; si aprono a questo punto due questioni: una, legata al controllo delle proprietà sensibili dei materiali e delle tecniche, pertinente alla dimensione dell’oggetto architettonico, sempre più autoreferente e appiattito su un’immagine globalizzata. l’altra invece relativa alla rinuncia da parte dell’architettura e dell’urbanistica alla progettualità programmatica del colore pertinente all’immagine della città. In altre parole si pone la necessità di ridefinire il ruolo del progetto del colore, sia nella città e nel paesaggio di nuova realizzazione, sia nella grande zona – grigia appunto – di tanta città consolidata ma povera di qualità (periferie e non solo); si sta ampliando infatti la casistica delle riqualificazioni di edifici e quartieri attraverso il colore, spesso nei paesi dell’Est europeo, con modalità forse ingenue, ma che reclamano l’urgenza di una messa a punto di modalità nuove accettando l’inevitabilità della rifondazione stessa di criteri nuovi, in base al colore, per contesti privi di ogni altro riferimento. In questo senso si dovrà perciò indagare il ruolo di una palette più ampia e complessa dei materiali naturali, che comprenderà sia il colore/non colore proprio di altri materiali come il vetro, l’acciaio, i metalli, il cemento, sia il colore proprio dei materiali di sintesi, plastiche, compositi, e, infine, ancora tutte le combinazioni derivanti tra le proprietà fisiche dei materiali suddetti e le colorazioni ad essi sovrapposte, per non parlare dell’apporto della luce artificiale nell’assetto notturno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.