Le cinte murarie e il restauro La storia delle fortificazioni urbane testimonia una costante opera di restauro, volta a tenere in efficienza uno strumento fondamentale per la difesa, oltre che simbolo attraverso il quale un centro abitato poteva essere riconosciuto come città. Alcuni danni derivavano dalla funzione stessa delle mura. Sono documentate rovine provocate da assedi, incendi, ma anche demolizioni volontarie (Bisanzio, Mantova, Oderzo, Padova, Cremona, Ninfa ecc.) e abbandoni per la costruzione di cinte più ampie, con conseguente spoglio del materiale per utilizzarlo nella nuova fortificazione (mura Aureliane di Trastevere per la costruzione delle mura Gianicolensi 1642-43). Quando le riparazioni erano urgenti si agiva ammassando grossi blocchi a secco o realizzando palizzate. La cinta come monumento Venuta meno la funzione difensiva le mura hanno tardato a essere riconosciute come monumenti. Fra i pochi restauri ottocenteschi si ricorda l’intervento di Viollet-le-Duc sulla cinta muraria di Carcassonne (1853-1879) eseguito secondo i dettami del restauro stilistico. La gran parte delle cinte urbane fu abbattuta per ‘modernizzare’ l’impianto urbano, fra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, in Europa (Madrid, Barcellona, Vienna, Parigi) e in Italia (Bologna, Imola, Firenze, Milano, Parma). Ampliato il concetto di ‘monumento’ le cinte murarie sono divenute oggetti di tutela e di restauro a tutti gli effetti e vi si interviene secondo i correnti criteri di restauro codificati, a livello internazionale, a partire dalla Carta di Atene del 1931. I danni prevalenti sono dovuti a mancanza di manutenzione (soprattutto il mancato controllo della vegetazione infestate) e ad umidità di infiltrazione per la presenza diffusa di murature controterra. Negli ultimi decenni coesistono interventi eseguiti secondo il criterio del minimo intervento e nella prospettiva di assicurare un’adeguata ‘manutenzione programmata’ (Padova dal 1989) ed altri fortemente ripristinatori (Istanbul-Costantinopoli dal 1980). Copyright © - Riproduzione riservata
Cinta muraria (restauro) / Mancini, Rossana. - ELETTRONICO. - (2010), pp. ...-....
Cinta muraria (restauro)
MANCINI, Rossana
2010
Abstract
Le cinte murarie e il restauro La storia delle fortificazioni urbane testimonia una costante opera di restauro, volta a tenere in efficienza uno strumento fondamentale per la difesa, oltre che simbolo attraverso il quale un centro abitato poteva essere riconosciuto come città. Alcuni danni derivavano dalla funzione stessa delle mura. Sono documentate rovine provocate da assedi, incendi, ma anche demolizioni volontarie (Bisanzio, Mantova, Oderzo, Padova, Cremona, Ninfa ecc.) e abbandoni per la costruzione di cinte più ampie, con conseguente spoglio del materiale per utilizzarlo nella nuova fortificazione (mura Aureliane di Trastevere per la costruzione delle mura Gianicolensi 1642-43). Quando le riparazioni erano urgenti si agiva ammassando grossi blocchi a secco o realizzando palizzate. La cinta come monumento Venuta meno la funzione difensiva le mura hanno tardato a essere riconosciute come monumenti. Fra i pochi restauri ottocenteschi si ricorda l’intervento di Viollet-le-Duc sulla cinta muraria di Carcassonne (1853-1879) eseguito secondo i dettami del restauro stilistico. La gran parte delle cinte urbane fu abbattuta per ‘modernizzare’ l’impianto urbano, fra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, in Europa (Madrid, Barcellona, Vienna, Parigi) e in Italia (Bologna, Imola, Firenze, Milano, Parma). Ampliato il concetto di ‘monumento’ le cinte murarie sono divenute oggetti di tutela e di restauro a tutti gli effetti e vi si interviene secondo i correnti criteri di restauro codificati, a livello internazionale, a partire dalla Carta di Atene del 1931. I danni prevalenti sono dovuti a mancanza di manutenzione (soprattutto il mancato controllo della vegetazione infestate) e ad umidità di infiltrazione per la presenza diffusa di murature controterra. Negli ultimi decenni coesistono interventi eseguiti secondo il criterio del minimo intervento e nella prospettiva di assicurare un’adeguata ‘manutenzione programmata’ (Padova dal 1989) ed altri fortemente ripristinatori (Istanbul-Costantinopoli dal 1980). Copyright © - Riproduzione riservataI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.