Anatomia di Akkad. Le ombre di una città invisibile dal suo paesaggio storiografico, estetico e storico

The interpretation of the Mesopotamian city, the analysis of urbanization and the State have always been interested in Mesopotamian archaeological research, philological, art historical and anthropological, even if - as is known - was then essentially the economic and social history to identify, classify, criticize and process models and maps of urbanism Near East. However, even though you have today very sophisticated conceptual apparatus to tackle the causes of the Revolution Urban and sophisticated theoretical networks in which the characters immerse variables (geographic, economic and political) of the first city-states appeared in the land of Sumer and Akkad, over time have become more rare portraits of civilization and - with these - even those of urban cultures of Mesopotamia and Syria in the fourth and third millennia BC A portrait, moreover, is not the only image of a subject taken in its conventional Specifically, perceived choice or expression - as recalled by Leo Oppenheim - but also the set of physical and mental images (or at least codified in concrete forms) that allude to the past life of the subject and the ways and contextual forms that - probably - adopted for represent and communicate. As a tribute to the memory of Prof. Anton Moortgat, whose pages textbook and specialist ran several generations of archaeologists and art historians - mainly European - the ancient Near East, I deliver a portrait of Akkad, which is the first draft of his shadow in that landscape, archaeological and aesthetic, which was certainly stokes your search. But his profile will be need for a sketch: first report notes a short - but appropriate - critical historiography Mesopotamian urbanism in which he lives the new foundation of Sargon, and second, an investigation of three aspects (or verses, or faces, or expressions) that this was also the capital of the first world empire: the symbolic inferred from the mythological literature of the origins of the Sumerian-Akkadian, which has increased the ideological increase and defect documentation and the political refers to the ratio Family-interdinastica. The German archaeologist - I'm almost convinced - he pinned the chronic instability and distractions "generations" of this memory, whose comparative approach, contextual and integrated arose out of the times, places and the classical schemes, Structural and historical-cultural German. However, the tribute to a teacher who taught during their '"Age dell'imbianchino" in Berlin, after that period disappeared, always read, quoted and remembered in this war so far from Italy, could not have been today more than symbolic, ideological and political at the same time.

L’interpretazione della città mesopotamica, l’analisi dell’urbanizzazione e dello Stato mesopotamici hanno sempre interessato la ricerca archeologica, filologica, storico-artistica e antropologica, anche se – come noto – è stata poi essenzialmente la storia economica e sociale ad identificare, classificare, criticare ed elaborare i modelli e le mappe dell’urbanesimo vicino-orientale. Tuttavia, nonostante si disponga oggi di assai raffinati apparati concettuali per affrontare le cause della Rivoluzione Urbana e di sofisticate reti teoriche nelle quali immergere i caratteri variabili (geografici, economici e politici) delle prime città-stato comparse nel paese di Sumer e di Akkad, nel tempo sono divenuti più rari i ritratti delle civiltà e – con questi – anche quelli delle culture urbane mesopotamiche e siriane del IV e del III millennio a.C. Un ritratto, d’altronde, non è la sola immagine di un soggetto colto nella sua convenzionale, particolare, percepita o scelta espressione – come ricordava Leo Oppenheim – ma anche quell’insieme di immagini psichiche e fisiche (o quantomeno codificate in forme concrete) che alludono alla vita trascorsa del soggetto e ai modi e alla forme contestuali che – verosimilmente – adottò per rappresentarsi e comunicare. Come omaggio al ricordo del Prof. Anton Moortgat, sulle cui pagine manualistiche e specialistiche corsero diverse generazioni di archeologi e storici dell’arte – prevalentemente europei – del Vicino Oriente antico, consegno un ritratto di Akkad, ovvero il primo abbozzo della sua ombra in quel paesaggio, archeologico ed estetico, che fu certo dilatato dalle Sue ricerche. Ma il suo profilo sarà per necessità uno schizzo: da un lato riporterà gli appunti di una breve – ma opportuna – storiografia critica dell’urbanesimo mesopotamico nella quale vive la nuova fondazione di Sargon; dall’altro, un’inchiesta su tre aspetti (o versi, o facce, o espressioni) di questa che fu anche la capitale del primo impero universale: quello simbolico desunto dalla letteratura mitologica delle origini sumero-accadica; quello ideologico che si è accresciuto per incremento e difetto della documentazione e quello politico riferito alla ratio genealogico-interdinastica. L’archeologo tedesco – ne sono quasi convinto – avrebbe appuntato l’instabilità cronica e le distrazioni “generazionali” di questo ricordo, il cui approccio comparativo, contestuale e integrato è sorto fuori dai tempi, dai luoghi e dagli schemi classici, strutturali, del metodo storico-culturale tedesco. Tuttavia, l’omaggio ad un Maestro che insegnò proprio durante l’“Età dell’Imbianchino” a Berlino, dopo quel periodo scomparso, sempre letto, citato e ricordato anche in questa Italia così lontana dal dopoguerra, non avrebbe potuto essere, oggi, altro che simbolico, ideologico e politico al tempo stesso.