Il libro prende le mosse dal momento di grande fermento e insieme di vitale, diversificata e contraddittoria affermazione della propria identità con cui oggi il mondo islamico viene alla ribalta, con fenomeni in apparenza molto distanti l’uno dall’altro, dal terrorismo di Al Quaeda alle aspirazioni dell’Iran al nucleare, dagli allarmanti tassi di criminalità degli immigrati nei paesi occidentali, alle rivolte nelle banlieu parigine. La prima parte del volume esamina le caratteristiche dell’Islam come sistema culturale complesso, in cui coesistono determinate dimensioni, prima fra tutte quella del mutamento nella persistenza, a suo tempo codificata nella “legge progressiva” da Ibn Khaldun, e applica alla sua particolare fenomenologia diverse teorie sociologiche e psicologiche, tra cui quelle di Durkheim, Merton, Sorokin e McCauley, fino a quella dell’anomia internazionale di Bettini. Grazie al collegamento di tutti questi elementi, si costruisce un modello di analisi fondato sull’individuazione da un lato di alcune strutture profonde dell’Islam “conforme”, che risponde alla legge progressiva e pertanto si adatta senza traumi al cambiamento e alla modernità, e dall’altro di alcuni Islam “anomici”, espressione dei peculiari condizionamenti strutturali e culturali che si compiono in altrettanti contesti ove il cambiamento, sia pure per motivi molto diversi, è negato; si dimostra quindi che proprio a questi ultimi sono riconducibili molti dei fenomeni della contemporaneità. La seconda parte è volta a spiegare le contiguità culturali esistenti tra l’Islam anomico definito “ritualista”, quale quello della wahhabiya saudita, alcuni movimenti fondamentalisti ad esso collegati e le organizzazioni islamiste che adottano il terrorismo come mezzo di azione politica; inoltre, ricostruisce e indaga, attraverso l’analisi dei documenti originali svolta da McCauley, la natura delle principali tecniche e meccanismi utilizzati da Al Quaeda per determinare in persone di religione e cultura islamica agiti manifestamente contrari ai principi basilari dell’Islam, ottenendo allo stesso tempo un effetto di neutralizzazione delle vittime. La terza ed ultima parte tratta della “guerra al terrorismo” come costruzione sociale e cerca di fare il punto sul contributo della sociologia americana allo studio del fenomeno del terrorismo islamista e delle possibili risposte ai suoi attacchi, con particolare riferimento alle ricerche avviate dal centro nazionale START presso l’università “College Park” del Maryland.
Sociologia dell’Islam al tempo della guerra al terrorismo / SCARCELLA PRANDSTRALLER, Stefano. - STAMPA. - (2007), pp. 3-224.
Sociologia dell’Islam al tempo della guerra al terrorismo
SCARCELLA PRANDSTRALLER, STEFANO
2007
Abstract
Il libro prende le mosse dal momento di grande fermento e insieme di vitale, diversificata e contraddittoria affermazione della propria identità con cui oggi il mondo islamico viene alla ribalta, con fenomeni in apparenza molto distanti l’uno dall’altro, dal terrorismo di Al Quaeda alle aspirazioni dell’Iran al nucleare, dagli allarmanti tassi di criminalità degli immigrati nei paesi occidentali, alle rivolte nelle banlieu parigine. La prima parte del volume esamina le caratteristiche dell’Islam come sistema culturale complesso, in cui coesistono determinate dimensioni, prima fra tutte quella del mutamento nella persistenza, a suo tempo codificata nella “legge progressiva” da Ibn Khaldun, e applica alla sua particolare fenomenologia diverse teorie sociologiche e psicologiche, tra cui quelle di Durkheim, Merton, Sorokin e McCauley, fino a quella dell’anomia internazionale di Bettini. Grazie al collegamento di tutti questi elementi, si costruisce un modello di analisi fondato sull’individuazione da un lato di alcune strutture profonde dell’Islam “conforme”, che risponde alla legge progressiva e pertanto si adatta senza traumi al cambiamento e alla modernità, e dall’altro di alcuni Islam “anomici”, espressione dei peculiari condizionamenti strutturali e culturali che si compiono in altrettanti contesti ove il cambiamento, sia pure per motivi molto diversi, è negato; si dimostra quindi che proprio a questi ultimi sono riconducibili molti dei fenomeni della contemporaneità. La seconda parte è volta a spiegare le contiguità culturali esistenti tra l’Islam anomico definito “ritualista”, quale quello della wahhabiya saudita, alcuni movimenti fondamentalisti ad esso collegati e le organizzazioni islamiste che adottano il terrorismo come mezzo di azione politica; inoltre, ricostruisce e indaga, attraverso l’analisi dei documenti originali svolta da McCauley, la natura delle principali tecniche e meccanismi utilizzati da Al Quaeda per determinare in persone di religione e cultura islamica agiti manifestamente contrari ai principi basilari dell’Islam, ottenendo allo stesso tempo un effetto di neutralizzazione delle vittime. La terza ed ultima parte tratta della “guerra al terrorismo” come costruzione sociale e cerca di fare il punto sul contributo della sociologia americana allo studio del fenomeno del terrorismo islamista e delle possibili risposte ai suoi attacchi, con particolare riferimento alle ricerche avviate dal centro nazionale START presso l’università “College Park” del Maryland.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.