Dopo aver prodotto importanti contributi ispirati dal dibattito storiografico sui presupposti agrari delle origini del capitalismo industriale in Italia, l’attenzione nei confronti del latifondo e dell’economia agraria del Lazio in età moderna e contemporanea è andata nel tempo affievolendosi. Pur notevolmente arricchite da quella stagione di studi, le conoscenze sugli assetti economici della campagna romana e sui suoi protagonisti, tuttavia, presentano ancora ampi margini per approfondimenti e verifiche. Con un approccio microanalitico, sono state analizzate le tipologie gestionali adottate nel XVIII secolo dalla famiglia Chigi, tra le maggiori della nobiltà pontificia, nella più importante delle loro proprietà fondiarie: il feudo di Ariccia. In contrasto con datati stereotipi che attribuivano alla nobiltà romana un diffuso disinteresse per la gestione imprenditoriale dei propri beni fondiari, testimoniato dal frequente ricorso alla pratica del grande affitto di questi ai cosiddetti mercanti di campagna, la ricca documentazione contabile ed amministrativa conservata nell’archivio Chigi ha consentito di rilevare per Ariccia un quadro gestionale ben più articolato, tutt’altro che appiattito sulla pura percezione della rendita. Nel corso Settecento, i Chigi fecero a lungo ricorso alla gestione diretta di quel feudo, con connotati decisamente imprenditoriali e propensione all'investimento migliorativo; tale approccio, significativamente, si manifestò con continuità nella seconda metà del secolo, in coincidenza con l’inversione nel trend secolare dei prezzi dei prodotti agricoli, il cui rialzo avrebbe caratterizzato l’economia continentale sino ai primi decenni dell’Ottocento. In quella fase, quindi, gli impulsi provenienti dal mercato si riflessero su assetti produttivi e modelli di gestione del latifondo. Quello dei Chigi, tuttavia, fu un impegno che solo parzialmente poté incidere su assetti produttivi vincolati da condizioni pedoclimatiche, struttura dei mercati e, soprattutto, da rapporti di produzione con gli abitanti del borgo che ancora risentivano della loro origine feudale. Tali vincoli condizionarono i risultati economici ottenuti, positivi ma nel lungo periodo non sensibilmente diversi dalla rendita ottenibile attraverso la locazione generale del feudo. Il ritorno al grande affitto per Ariccia, sia pure maturato a fine secolo in una delicata fase delle vicende familiari, sembra quindi rivelarsi come una scelta dettata da una valutazione razionale; una scelta che i Chigi non abbandoneranno nel corso dell’Ottocento.

Non solo rendita. Tipologie gestionali e risultati economici in un feudo del Lazio nel Settecento / Teodori, Marco. - STAMPA. - (2012), pp. 204-223.

Non solo rendita. Tipologie gestionali e risultati economici in un feudo del Lazio nel Settecento

TEODORI, MARCO
2012

Abstract

Dopo aver prodotto importanti contributi ispirati dal dibattito storiografico sui presupposti agrari delle origini del capitalismo industriale in Italia, l’attenzione nei confronti del latifondo e dell’economia agraria del Lazio in età moderna e contemporanea è andata nel tempo affievolendosi. Pur notevolmente arricchite da quella stagione di studi, le conoscenze sugli assetti economici della campagna romana e sui suoi protagonisti, tuttavia, presentano ancora ampi margini per approfondimenti e verifiche. Con un approccio microanalitico, sono state analizzate le tipologie gestionali adottate nel XVIII secolo dalla famiglia Chigi, tra le maggiori della nobiltà pontificia, nella più importante delle loro proprietà fondiarie: il feudo di Ariccia. In contrasto con datati stereotipi che attribuivano alla nobiltà romana un diffuso disinteresse per la gestione imprenditoriale dei propri beni fondiari, testimoniato dal frequente ricorso alla pratica del grande affitto di questi ai cosiddetti mercanti di campagna, la ricca documentazione contabile ed amministrativa conservata nell’archivio Chigi ha consentito di rilevare per Ariccia un quadro gestionale ben più articolato, tutt’altro che appiattito sulla pura percezione della rendita. Nel corso Settecento, i Chigi fecero a lungo ricorso alla gestione diretta di quel feudo, con connotati decisamente imprenditoriali e propensione all'investimento migliorativo; tale approccio, significativamente, si manifestò con continuità nella seconda metà del secolo, in coincidenza con l’inversione nel trend secolare dei prezzi dei prodotti agricoli, il cui rialzo avrebbe caratterizzato l’economia continentale sino ai primi decenni dell’Ottocento. In quella fase, quindi, gli impulsi provenienti dal mercato si riflessero su assetti produttivi e modelli di gestione del latifondo. Quello dei Chigi, tuttavia, fu un impegno che solo parzialmente poté incidere su assetti produttivi vincolati da condizioni pedoclimatiche, struttura dei mercati e, soprattutto, da rapporti di produzione con gli abitanti del borgo che ancora risentivano della loro origine feudale. Tali vincoli condizionarono i risultati economici ottenuti, positivi ma nel lungo periodo non sensibilmente diversi dalla rendita ottenibile attraverso la locazione generale del feudo. Il ritorno al grande affitto per Ariccia, sia pure maturato a fine secolo in una delicata fase delle vicende familiari, sembra quindi rivelarsi come una scelta dettata da una valutazione razionale; una scelta che i Chigi non abbandoneranno nel corso dell’Ottocento.
2012
Studi in onore di Angela Maria Bocci Girelli
9788856841404
economia agraria; campagna romana; economia nobiliare; settecento
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Non solo rendita. Tipologie gestionali e risultati economici in un feudo del Lazio nel Settecento / Teodori, Marco. - STAMPA. - (2012), pp. 204-223.
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