La domanda crescente di mobilità richiede la messa a punto di statuti nuovi per gli interni collettivi alla scala urbana, in particolare quando devono interagire con lo spazio della città e fare i conti con la stratificazione del suo patrimonio edilizio, artistico, infrastrutturale. Gli spazi della mobilità collettiva si incuneano nella città ibridandone spazi e figure consolidate: stazioni ferroviarie diventano centri commerciali, nuovi fori (succede in Germania, a Parigi, Utrecht, Den Haag); linee metropolitane -interni per eccellenza- attraversano centri storici e periferie intersecando strati archeologici come ad Atene, impollinando edifici come a Mosca; interi agglomerati commerciali si ricompongono in piazze e strade coperte parallele a quelle esterne, meno favorite dal clima come a Singapore o in Canada. Esiste dunque tutta una gamma di interni generati da esigenze di mobilità che pone attualissime questioni di scala, di figura, di senso che coinvolgono la dimensione pubblica e urbana; sembra perciò opportuno cogliere tutto il valore dell’infra, dello stare tra qualcosa, riconoscendo tutta la pregnanza dei nuovi interni, e chiedersi se e in che modo potranno mai sostituirsi o mitigare l’assenza o l’insufficienza degli spazi urbani contemporanei. L’inadeguatezza di molti spazi pubblici della città moderna e contemporanea spinge all’ibridazione spesso incontrollata degli spazi del transito con quelli del commercio così la riorganizzazione dei sistemi di trasporto da una parte, e l’appetibilità immobiliare di spazi divenuti centrali, hanno innescato un diffuso processo di riconfigurazione degli interni di molte grandi stazioni, mentre gli spazi ipogei delle metropolitane, con motivazioni legate alla sicurezza e al comfort sono interessati da analoghi interventi di restyling spesso legati ad un’intrusione parassitaria degli spazi commerciali. Ma il drastico ridimensionamento attuato sul piano simbolico, conduce alla omologazione e alla irriconoscibilità degli interni, obliterandone proprio quella matrice spaziale che aveva nella grande dimensione dei vuoti il senso stesso del monumento urbano; vuoti intollerabili in una logica di mercato, quando viene meno un’idea di città e della sua dimensione simbolica.

infra-malls / Lambertucci, Filippo. - STAMPA. - (2010), pp. 137-142.

infra-malls

LAMBERTUCCI, FILIPPO
2010

Abstract

La domanda crescente di mobilità richiede la messa a punto di statuti nuovi per gli interni collettivi alla scala urbana, in particolare quando devono interagire con lo spazio della città e fare i conti con la stratificazione del suo patrimonio edilizio, artistico, infrastrutturale. Gli spazi della mobilità collettiva si incuneano nella città ibridandone spazi e figure consolidate: stazioni ferroviarie diventano centri commerciali, nuovi fori (succede in Germania, a Parigi, Utrecht, Den Haag); linee metropolitane -interni per eccellenza- attraversano centri storici e periferie intersecando strati archeologici come ad Atene, impollinando edifici come a Mosca; interi agglomerati commerciali si ricompongono in piazze e strade coperte parallele a quelle esterne, meno favorite dal clima come a Singapore o in Canada. Esiste dunque tutta una gamma di interni generati da esigenze di mobilità che pone attualissime questioni di scala, di figura, di senso che coinvolgono la dimensione pubblica e urbana; sembra perciò opportuno cogliere tutto il valore dell’infra, dello stare tra qualcosa, riconoscendo tutta la pregnanza dei nuovi interni, e chiedersi se e in che modo potranno mai sostituirsi o mitigare l’assenza o l’insufficienza degli spazi urbani contemporanei. L’inadeguatezza di molti spazi pubblici della città moderna e contemporanea spinge all’ibridazione spesso incontrollata degli spazi del transito con quelli del commercio così la riorganizzazione dei sistemi di trasporto da una parte, e l’appetibilità immobiliare di spazi divenuti centrali, hanno innescato un diffuso processo di riconfigurazione degli interni di molte grandi stazioni, mentre gli spazi ipogei delle metropolitane, con motivazioni legate alla sicurezza e al comfort sono interessati da analoghi interventi di restyling spesso legati ad un’intrusione parassitaria degli spazi commerciali. Ma il drastico ridimensionamento attuato sul piano simbolico, conduce alla omologazione e alla irriconoscibilità degli interni, obliterandone proprio quella matrice spaziale che aveva nella grande dimensione dei vuoti il senso stesso del monumento urbano; vuoti intollerabili in una logica di mercato, quando viene meno un’idea di città e della sua dimensione simbolica.
2010
interior wor(l)ds
9788842219354
interiors; INFRASTRUCTURE; malls
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
infra-malls / Lambertucci, Filippo. - STAMPA. - (2010), pp. 137-142.
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