In questo capitolo, gli autori illustrano le vicissitudini del movimento relazionale. Il movimento relazionale, nato come “movimento integrativo” (Greenberg, Mitchell, 1983), è diventato negli anni una realtà-ombrello sotto cui cercano riparo molte variazioni (tradizioni, correnti ecc.) psicoanalitiche. Il tentativo originario di mettere in dialogo la teoria interpersonale americana e la teoria inglese delle relazioni oggettuali ha generato un apparato teorico e una sensibilità clinica orientati alla descrizione e alla valorizzazione della relazione terapeutica, capaci di accogliere influenze multiple e di natura diversa, interne ed esterne alla teoria psicoanalitica. Questa commistione ha generato una visione dello scambio clinico che ha assunto con gli anni un’identità sempre più autonoma rispetto alle originarie teorie psicoanalitiche da cui il termine “relazionale” sembrava attingere il suo significato. Un’attenzione particolare alla relazione clinica ha portato a valorizzare, ridefinire o coniare concetti capaci di descrivere gli scambi tra paziente e terapeuta: mutualità, empatia, selfdisclosure, soggettività dell’analista, enactment ecc. È questa la caratteristica che nel corso degli anni ha sempre più identificato il lavoro degli autori relazionali. E che probabilmente ha anche rappresentato la fortuna di questo movimento: essendo l’armamentario clinico relazionale rivolto principalmente al processo, esso può essere utilizzato da clinici di estrazioni teoriche anche molto diverse tra loro.
Il movimento relazionale. Ascendenze teoriche e fecondazioni culturali / Lingiardi, Vittorio; Dazzi, Nino. - STAMPA. - (2011), pp. 3-32.
Il movimento relazionale. Ascendenze teoriche e fecondazioni culturali.
LINGIARDI, Vittorio;DAZZI, Nino
2011
Abstract
In questo capitolo, gli autori illustrano le vicissitudini del movimento relazionale. Il movimento relazionale, nato come “movimento integrativo” (Greenberg, Mitchell, 1983), è diventato negli anni una realtà-ombrello sotto cui cercano riparo molte variazioni (tradizioni, correnti ecc.) psicoanalitiche. Il tentativo originario di mettere in dialogo la teoria interpersonale americana e la teoria inglese delle relazioni oggettuali ha generato un apparato teorico e una sensibilità clinica orientati alla descrizione e alla valorizzazione della relazione terapeutica, capaci di accogliere influenze multiple e di natura diversa, interne ed esterne alla teoria psicoanalitica. Questa commistione ha generato una visione dello scambio clinico che ha assunto con gli anni un’identità sempre più autonoma rispetto alle originarie teorie psicoanalitiche da cui il termine “relazionale” sembrava attingere il suo significato. Un’attenzione particolare alla relazione clinica ha portato a valorizzare, ridefinire o coniare concetti capaci di descrivere gli scambi tra paziente e terapeuta: mutualità, empatia, selfdisclosure, soggettività dell’analista, enactment ecc. È questa la caratteristica che nel corso degli anni ha sempre più identificato il lavoro degli autori relazionali. E che probabilmente ha anche rappresentato la fortuna di questo movimento: essendo l’armamentario clinico relazionale rivolto principalmente al processo, esso può essere utilizzato da clinici di estrazioni teoriche anche molto diverse tra loro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.