La necessità di garantire una preparazione di base congiuntamente a una preparazione specialistica già al primo livello di formazione universitaria - imposta dalla riforma per contrastare i mali storici della nostra università - ha fatto sì che la messa a punto dei nuovi Ordinamenti triennali portasse a un effetto paradossale di "dilatazione-compressione" della didattica, favorito da un sistema di valutazione basato sui crediti. Tale effetto si è determinato recuperando i contenuti formativi dei vecchi e collaudati corsi di laurea quadriennali, "costringendoli" in maggiore o minore misura entro cicli di studio di tre anni. I dati qui presentati sembrano attestare come tale strategia abbia finito per rendere i percorsi formativi più macchinosi, senza che si ottenesse l'auspicato, deciso potenziamento dell'efficienza dell'intero sistema. In questo contesto, l'orientamento si pone quale risorsa irrinunciabile. Nondimeno, molte delle strategie attuate dalle università - rivelatesi, come i dati mostrano, perlopiù inadeguate - sono state essenzialmente volte al recupero dei "saperi minimi", a garanzia delle condizioni di accesso ai nuovi percorsi formativi. Diversamente, il modello qui proposto ri-sponde a una concezione dell'orientamento quale servizio di consulenza diretto alla gestione dei processi di transizione e di "mantenimento" lungo tutto il percorso formativo, con specifico riferimento al passaggio dalla scuola media superiore all'università. In particolare, si tratta di reinterpretare la cultura dell'accoglienza del newcomer, lavorando allo sviluppo e al consolidamento delle competenze socio-psicologiche necessarie per fronteggiare le domande e le attese connesse al nuovo ruolo di studente universitario.
La Facoltà di Scienze Politiche prima e dopo la riforma: regolari e drop out a confronto / LO PRESTI, Veronica. - (2006), pp. 91-107.
La Facoltà di Scienze Politiche prima e dopo la riforma: regolari e drop out a confronto
LO PRESTI, Veronica
2006
Abstract
La necessità di garantire una preparazione di base congiuntamente a una preparazione specialistica già al primo livello di formazione universitaria - imposta dalla riforma per contrastare i mali storici della nostra università - ha fatto sì che la messa a punto dei nuovi Ordinamenti triennali portasse a un effetto paradossale di "dilatazione-compressione" della didattica, favorito da un sistema di valutazione basato sui crediti. Tale effetto si è determinato recuperando i contenuti formativi dei vecchi e collaudati corsi di laurea quadriennali, "costringendoli" in maggiore o minore misura entro cicli di studio di tre anni. I dati qui presentati sembrano attestare come tale strategia abbia finito per rendere i percorsi formativi più macchinosi, senza che si ottenesse l'auspicato, deciso potenziamento dell'efficienza dell'intero sistema. In questo contesto, l'orientamento si pone quale risorsa irrinunciabile. Nondimeno, molte delle strategie attuate dalle università - rivelatesi, come i dati mostrano, perlopiù inadeguate - sono state essenzialmente volte al recupero dei "saperi minimi", a garanzia delle condizioni di accesso ai nuovi percorsi formativi. Diversamente, il modello qui proposto ri-sponde a una concezione dell'orientamento quale servizio di consulenza diretto alla gestione dei processi di transizione e di "mantenimento" lungo tutto il percorso formativo, con specifico riferimento al passaggio dalla scuola media superiore all'università. In particolare, si tratta di reinterpretare la cultura dell'accoglienza del newcomer, lavorando allo sviluppo e al consolidamento delle competenze socio-psicologiche necessarie per fronteggiare le domande e le attese connesse al nuovo ruolo di studente universitario.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.