Il santuario medievale di S. Eusebio presso Ronciglione era situato vicino ad uno dei percorsi di pellegrinaggio verso Roma che confluiva nella via Cassia-Francigena. Nel corso dello studio sono emersi diversi, interessanti filoni di ricerca paralleli al principale che si propone di approfondire la conoscenza storico-architettonica del monumento, costituito da una chiesa, dai resti di un “eremo” e da una torre-campanile. Tra i diversi temi collaterali di ricerca individuati, si è per l’occasione sviluppato quello relativo al recupero architettonico di parti o elementi preesistenti rispetto alle fabbriche medievali. La pratica del recupero sembra essere stata, infatti, la prerogativa per assicurare al santuario cimino continuità d’uso nel tempo. Il monumento ha offerto, sotto questo particolare aspetto, diversi spunti di riflessione. Approfondendo la conoscenza storico-architettonica del santuario, è stato possibile individuarvi varie tipologie di ‘reimpiego’, termine che in questo caso deve riferirsi ad un ambito applicativo molto ampio, i cui estremi vanno dalla «riappropriazione» per nuovi usi «di antichi edifici nella loro interezza» alla «riutilizzazione di antichi pezzi […] in un contesto nuovo, analogo o differente, ovvero in un nuovo ordine funzionale » (A. Esch 1998). Il contributo in oggetto individua varie forme di reimpiego e ne indaga i presupposti storici, religiosi, culturali, architettonici per comprendere le ragioni che ne hanno determinato in ciascun caso la scelta. Al reimpiego integrale a fini cultuali cristiani di un un mausoleo romano già esistente, si affianca il recupero di frammenti architettonici e archeologici ricollocati nel complesso monumentale per altre funzioni; non manca il riciclo di materiale da costruzione tratto da antiche presenze edilizie nell’area, ormai scomparse, o residuato da precedenti fasi costruttive pertinenti al santuario stesso. L’autrice individua un’ulteriore ‘categoria’ di recupero. I capitelli scolpiti dei colonnati interni della chiesa possono infatti testimoniare un interessante episodio di recupero ‘ideale’ inteso, cioè, nell’accezione più ampia di ripresa di forme e motivi ornamentali ‘arcaicizzanti’, volti a perpetuare stilemi propri dell’architettura e dell’arte figurativa altomedievali. Essi esprimono una meditata e consapevole scelta stilistica, comprensibile se inquadrata nel programma di riforma religiosa avviato dalla Chiesa di Roma tra la fine dell’XI e il XII secolo.
Il santuario medievale di S. Eusebio presso Ronciglione (Viterbo) tra riuso materiale e recupero ideale. Appunti e riflessioni / Mannino, Natalina. - STAMPA. - (2008), pp. 359-372.
Il santuario medievale di S. Eusebio presso Ronciglione (Viterbo) tra riuso materiale e recupero ideale. Appunti e riflessioni
MANNINO, Natalina
2008
Abstract
Il santuario medievale di S. Eusebio presso Ronciglione era situato vicino ad uno dei percorsi di pellegrinaggio verso Roma che confluiva nella via Cassia-Francigena. Nel corso dello studio sono emersi diversi, interessanti filoni di ricerca paralleli al principale che si propone di approfondire la conoscenza storico-architettonica del monumento, costituito da una chiesa, dai resti di un “eremo” e da una torre-campanile. Tra i diversi temi collaterali di ricerca individuati, si è per l’occasione sviluppato quello relativo al recupero architettonico di parti o elementi preesistenti rispetto alle fabbriche medievali. La pratica del recupero sembra essere stata, infatti, la prerogativa per assicurare al santuario cimino continuità d’uso nel tempo. Il monumento ha offerto, sotto questo particolare aspetto, diversi spunti di riflessione. Approfondendo la conoscenza storico-architettonica del santuario, è stato possibile individuarvi varie tipologie di ‘reimpiego’, termine che in questo caso deve riferirsi ad un ambito applicativo molto ampio, i cui estremi vanno dalla «riappropriazione» per nuovi usi «di antichi edifici nella loro interezza» alla «riutilizzazione di antichi pezzi […] in un contesto nuovo, analogo o differente, ovvero in un nuovo ordine funzionale » (A. Esch 1998). Il contributo in oggetto individua varie forme di reimpiego e ne indaga i presupposti storici, religiosi, culturali, architettonici per comprendere le ragioni che ne hanno determinato in ciascun caso la scelta. Al reimpiego integrale a fini cultuali cristiani di un un mausoleo romano già esistente, si affianca il recupero di frammenti architettonici e archeologici ricollocati nel complesso monumentale per altre funzioni; non manca il riciclo di materiale da costruzione tratto da antiche presenze edilizie nell’area, ormai scomparse, o residuato da precedenti fasi costruttive pertinenti al santuario stesso. L’autrice individua un’ulteriore ‘categoria’ di recupero. I capitelli scolpiti dei colonnati interni della chiesa possono infatti testimoniare un interessante episodio di recupero ‘ideale’ inteso, cioè, nell’accezione più ampia di ripresa di forme e motivi ornamentali ‘arcaicizzanti’, volti a perpetuare stilemi propri dell’architettura e dell’arte figurativa altomedievali. Essi esprimono una meditata e consapevole scelta stilistica, comprensibile se inquadrata nel programma di riforma religiosa avviato dalla Chiesa di Roma tra la fine dell’XI e il XII secolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.