Città e limes. Roma, Beijing, New York

In the network of the contemporary metropolis, which is the real form of organized life and economic development, above and beyond the national borders and geographical units, can be clearly distinguished two categories of individuals metropolitan: cities undocked, which include large African metropolis and instant cities of the Far East - large agglomerations grew up in a very short time, powerful magnets for large masses of population and economic resources for very heavy, relentless and yet fragile urban entities related to clot suddenly at a point on the globe, conjunctures of geo economic and political out of the ordinary, at which time the story is not yet settled and does not show a stable vector towards a future preconizzabile - and, conversely, the city anchored, participating in contemporary urban phenomena often with size, metamorphosis economic and social growth rates, even quantitatively and qualitatively similar to those that drive the development of the city un-docked, but, unlike those, base their growth and their transformations in the anchoring depth of its history, in fact, the structures physical and symbolic of their sites and their memory. These seem to be the urban places destined to cross the present and the future, however, with a greater chance of surviving transforming, adapting, but keeping alive their identity, witnesses predestined to be, even in the most unpredictable future scenarios, our time and the continuity of history umana.Roma, Beijing and New York can be identified as outstanding representatives of the city anchored to their places, their history, their permanent development mode, as if the time has come to define them, for successive layers or stay rooted to the initial project, a specific structural model, a permanent project, an identity of their transformation process, a real DNA that seems to drive with great capacity to adapt to different historical conditions, even the irresistible contemporary metamorphosis. analyzed the historical structure and physics of the three cities, Rome, Beijing and New York, you find them in the urban limes, artificial - the city walls - or natural - in the case of Manhattan cliff that defines the island and its waterfront - as a fundamental element of the continuity of the characters and the historical project of the individual urban and, at the same time as the privileged place of the city and fundamental change in the transition from era to era, from size to dimensione.La reinterpretation of some significant theories on the design urban, selected from a wide time span, supports research method and giving strength to show the permanence, even today, the problem of urban form, albeit with a meaning different from that which inspired the projects of the Renaissance ideal cities or animated the season that identified in the large-scale architectural tool for defining the design of the city. As, in fact, from the theories of Gustavo Giovannoni, Lavedan, and others, you can find a trace of that research, moving from theories and intuitive visions elaborated by the Italian masters of the 50s and 60s, in Muratori Caniggia on the one hand Ludovico Quaroni other, perhaps still not sufficiently valued in their practical and prophetic, comes up with the latest on the landscape-urbanism and landscape-infrastructure, and interprets the city, on the basis of the thought of Claude Levi-Strauss, as the landscape complex processing, such as agglomeration, anthropologically understood, beings whose history is contained, expressed and represented in the biology of urban produced by them.

Nella rete delle Metropoli contemporanee, che costituisce la reale forma della vita organizzata e dello sviluppo economico, al di là e al disopra dei confini nazionali e delle unità geografiche, possono distinguersi nettamente due categorie di individui metropolitani: le città disancorate, che annoverano le grandi metropoli africane e le instant cities dell’Estremo Oriente – grandi agglomerati cresciuti in tempi brevissimi, potenti magneti per grandi masse di popolazione e per ingentissime risorse economiche, inarrestabili e tuttavia fragilissime entità urbane legate al coagularsi improvviso in un punto del globo, di congiunture geo-economiche e politiche fuori dell’ordinario, in cui il tempo della storia non è ancora sedimentato e non mostra uno stabile vettore verso un futuro preconizzabile – e, per contro, le città ancorate, che partecipano dei fenomeni metropolitani contemporanei spesso con dimensioni, metamorfosi economiche e sociali e ritmi di crescita, quantitativamente pari e qualitativamente simili a quelli che muovono lo sviluppo delle città disancorate, ma che, al contrario di quelle, fondano la loro crescita e le loro trasformazioni nella profondità della propria storia ancorandole, appunto, alle strutture fisiche e simboliche dei loro luoghi e della loro memoria. Queste sembrano essere i luoghi urbani destinati ad attraversare il presente e il futuro, comunque, con una maggiore probabilità di sopravvivere trasformando, adattando, ma mantenendo viva la loro identità, testimoni predestinati a rappresentare, anche nei più imprevedibili scenari futuri, il nostro tempo e la continuità della storia umana. Roma, Pechino e New York possono essere individuate come rappresentanti straordinari di città ancorate ai loro luoghi, alla loro storia, alle loro permanenti modalità di sviluppo, quasi che nel tempo si sia venuto definendo in esse, per stratificazioni successive o per radicata permanenza del progetto iniziale, uno specifico modello strutturale, un progetto permanente, un’identità del loro processo di trasformazione, un vero e proprio DNA che sembra guidare con grande capacità di adattamento alle diverse condizioni storiche, anche le irresistibili metamorfosi contemporanee. Analizzata la struttura storica e fisica della tre città, Roma, Pechino e New York, si individua in esse il limes urbano, artificiale – le mura urbane – o naturale – nel caso di Manhattan la scogliera che definisce l'isola e il suo waterfront - come elemento fondamentale della continuità dei caratteri e del progetto storico dell’individuo urbano e, allo stesso tempo, come luogo privilegiato e fondamentale del cambiamento della città nel passaggio da epoca a epoca, da dimensione a dimensione. La rilettura di alcune significative teorie sul disegno urbano, selezionate in un ampia arcata temporale, sostiene la ricerca dando metodo e forza per dimostrare la permanenza, ancora oggi, del problema della forma urbana, seppure con un’accezione differente da quella che ispirò i progetti delle città ideali rinascimentali o animò la stagione che individuava nella grande scala architettonica lo strumento per definire il disegno delle città. A partire, infatti, dalle teorie di Gustavo Giovannoni, Lavedan, e altri, è possibile individuare una traccia di ricerca che, passando dalle teorie e dalle visioni intuitive elaborate dai maestri italiani degli anni ’50 e ’60, Muratori a Caniggia da un lato Ludovico Quaroni dall'altro, forse ancora non sufficientemente valutate nella loro portata pratica e profetica, arriva fino alle più recenti sul landscape-urbanism e il landscape-infrastructure, e interpreta la città, sulla scorta del pensiero di Claude Levis-Strass, come paesaggio complesso in trasformazione, come agglomerato, antropologicamente inteso, di esseri la cui storia è racchiusa, espressa e rappresentata nella biologia dell'organismo urbano da essi prodotto.