Questo volume propone un' originale lettura della moda, che si declina al plurale nei soggetti, nelle pratiche, nelle domande emergenti del mondo che cambia. Rigoroso testo sociologico, ricchissimo di riferimenti incrociati, è avvincente come un romanzo, con il suo snodo narrativo che guarda alla moda come un’avventura che si consuma nell’attimo fuggente e nel frammento, eppure attraversa l'esperienza del soggetto, rompendo continuamente le righe. Sono ancora le donne ad uscirne sovrane e schiave, nel gioco erotico del velo e dello svelamento. L'ambivalenza continua: l’abito, testo della moda per eccellenza, si presenta come risorsa dell’identità del suo portatore, ma può farsi facilmente mero sembiante, mascherata tragica. Riemerge, più forte che mai, il mito dell'eterna giovinezza, patto col diavolo, come mostra la corsa senza tregua verso la “forma” fisica, mai raggiunta una volta per tutte. Ancora, lo spirito rétro che si esprime nell'abbigliamento vintage si pone sul crinale di vita-morte-rinascita: un capo può nascere (e morire) più volte, sopravvivendo al suo proprietario e flirtando con la propria fine. Si produce, inoltre, una nuova sensorialità, dove il lusso assume dimensioni sempre più qualitative rispetto al passato, la lentezza coabita fianco a fianco con la velocità, il tradizionale con l’innovativo, il globale con il locale. In questo nuovo scenario, si assiste ad una pluralizzazione degli stili di vita e dei consumi, dove si affermano nuove dimensioni di convivialità e socializzazione, a partire dal cibo e, quindi, dagli atti e dal contesto della vita quotidiana: il piacere del gusto e il gusto del piacere.
Il fascino indiscreto della moda. Sogno, comunicazione, vita quotidiana, eros / Caccamo, Rita. - STAMPA. - 1:(2010), pp. 0-200.
Il fascino indiscreto della moda. Sogno, comunicazione, vita quotidiana, eros
CACCAMO, Rita
2010
Abstract
Questo volume propone un' originale lettura della moda, che si declina al plurale nei soggetti, nelle pratiche, nelle domande emergenti del mondo che cambia. Rigoroso testo sociologico, ricchissimo di riferimenti incrociati, è avvincente come un romanzo, con il suo snodo narrativo che guarda alla moda come un’avventura che si consuma nell’attimo fuggente e nel frammento, eppure attraversa l'esperienza del soggetto, rompendo continuamente le righe. Sono ancora le donne ad uscirne sovrane e schiave, nel gioco erotico del velo e dello svelamento. L'ambivalenza continua: l’abito, testo della moda per eccellenza, si presenta come risorsa dell’identità del suo portatore, ma può farsi facilmente mero sembiante, mascherata tragica. Riemerge, più forte che mai, il mito dell'eterna giovinezza, patto col diavolo, come mostra la corsa senza tregua verso la “forma” fisica, mai raggiunta una volta per tutte. Ancora, lo spirito rétro che si esprime nell'abbigliamento vintage si pone sul crinale di vita-morte-rinascita: un capo può nascere (e morire) più volte, sopravvivendo al suo proprietario e flirtando con la propria fine. Si produce, inoltre, una nuova sensorialità, dove il lusso assume dimensioni sempre più qualitative rispetto al passato, la lentezza coabita fianco a fianco con la velocità, il tradizionale con l’innovativo, il globale con il locale. In questo nuovo scenario, si assiste ad una pluralizzazione degli stili di vita e dei consumi, dove si affermano nuove dimensioni di convivialità e socializzazione, a partire dal cibo e, quindi, dagli atti e dal contesto della vita quotidiana: il piacere del gusto e il gusto del piacere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.