Abstract: The distinction virtus sermonis vs. usus is connected with the idea that every proposition may be interpreted under two different points of view. The first point of view is when one takes into account only the intrinsic characteristics of language: the proper meanings of the words, and the syntactical rules. This type of interpretation is called from the 13th century onwards de virtute sermonis. The second point of view is when one also takes into account the level of how a proposition is meant and used by its author and/or how it is understood by those who listen to it or read it. This second way is said then ex usu, secundum usum. The distinction between virtus sermonis vs. usus is mainly used in order to describe how to interpret propositions which are problematic either because they are used in an improper and figurative sense, or because they contain syntactical irregularities. The idea is that for such propositions, these two ways of interpreting give different results. Deviant propositions may then be perfect and true, taking into account the level of usus, even if they are not perfect and/or not true under the point of view of their virtus sermonis. It is also possible, vice versa, that propositions which aren’t true according to the usus, are true de virtute sermonis. In this presentation, I would like to suggest that the distinction between virtus sermonis and usus may have some relevant precedents in the hermeneutics of the theological propositions elaborated in the 12th century by Gilbert of Poitiers (part 2) and his pupils Alain of Lille and Simon of Tournai (part 3). Abstract. La distinzione virtus sermonis vs. usus è connessa con l’idea che ogni proposizione possa essere interpretata da due punti di vista. Il primo punto di vista sia ha quando si considerano solo le caratteristiche intrinseche del linguaggio: i significati propri delle parole e le regole logico-sintattiche. Questo tipo di interpretazione dal XIII secolo in poi sarà detta de virtute sermonis. Il secondo punto di vista si ha quando si prende in considerazione principalmente il modo in cui una proposizione è intesa e usata dal suo autore e / o è compresa da chi la ascolta o legge. Questo secondo punto di vista è detto ex usu, secundum usum. La distinzione tra virtus sermonis e usus è utilizzata soprattutto al fine di descrivere come interpretare proposizioni che sono problematiche o perché sono unsate in un senso improprio e figurato, o perché contengono irregolarità sintattiche. L’idea è che per questo tipo di proposizioni i due modi di interpretare diano risultati diversi. Esse infatti possono essere corrette e vere se si prende in considerazione il piano dell’uso effettivo, anche se non sono corrette e/o vere dal punto di vista della virtus sermonis. Viceversa è anche possibile che proposizioni che non sono vere nel modo in cui sono usualmente comprese lo siano de virtute sermonis. L’articolo suggerisce che la distinzione tra virtus sermonis e usus possa avere qualche precedente di rilievo nell’ermeneutica delle proposizioni teologiche elaborata nel XII secolo da parte di Gilberto di Poitiers (parte 2) e dei suoi seguaci Alano di Lilla e Simone di Tournai (parte 3).

Virtus significationis, violentia usus. Porretan views on Theological Hermeneutics / Valente, Luisa. - STAMPA. - (2004), pp. 163-184.

Virtus significationis, violentia usus. Porretan views on Theological Hermeneutics

VALENTE, Luisa
2004

Abstract

Abstract: The distinction virtus sermonis vs. usus is connected with the idea that every proposition may be interpreted under two different points of view. The first point of view is when one takes into account only the intrinsic characteristics of language: the proper meanings of the words, and the syntactical rules. This type of interpretation is called from the 13th century onwards de virtute sermonis. The second point of view is when one also takes into account the level of how a proposition is meant and used by its author and/or how it is understood by those who listen to it or read it. This second way is said then ex usu, secundum usum. The distinction between virtus sermonis vs. usus is mainly used in order to describe how to interpret propositions which are problematic either because they are used in an improper and figurative sense, or because they contain syntactical irregularities. The idea is that for such propositions, these two ways of interpreting give different results. Deviant propositions may then be perfect and true, taking into account the level of usus, even if they are not perfect and/or not true under the point of view of their virtus sermonis. It is also possible, vice versa, that propositions which aren’t true according to the usus, are true de virtute sermonis. In this presentation, I would like to suggest that the distinction between virtus sermonis and usus may have some relevant precedents in the hermeneutics of the theological propositions elaborated in the 12th century by Gilbert of Poitiers (part 2) and his pupils Alain of Lille and Simon of Tournai (part 3). Abstract. La distinzione virtus sermonis vs. usus è connessa con l’idea che ogni proposizione possa essere interpretata da due punti di vista. Il primo punto di vista sia ha quando si considerano solo le caratteristiche intrinseche del linguaggio: i significati propri delle parole e le regole logico-sintattiche. Questo tipo di interpretazione dal XIII secolo in poi sarà detta de virtute sermonis. Il secondo punto di vista si ha quando si prende in considerazione principalmente il modo in cui una proposizione è intesa e usata dal suo autore e / o è compresa da chi la ascolta o legge. Questo secondo punto di vista è detto ex usu, secundum usum. La distinzione tra virtus sermonis e usus è utilizzata soprattutto al fine di descrivere come interpretare proposizioni che sono problematiche o perché sono unsate in un senso improprio e figurato, o perché contengono irregolarità sintattiche. L’idea è che per questo tipo di proposizioni i due modi di interpretare diano risultati diversi. Esse infatti possono essere corrette e vere se si prende in considerazione il piano dell’uso effettivo, anche se non sono corrette e/o vere dal punto di vista della virtus sermonis. Viceversa è anche possibile che proposizioni che non sono vere nel modo in cui sono usualmente comprese lo siano de virtute sermonis. L’articolo suggerisce che la distinzione tra virtus sermonis e usus possa avere qualche precedente di rilievo nell’ermeneutica delle proposizioni teologiche elaborata nel XII secolo da parte di Gilberto di Poitiers (parte 2) e dei suoi seguaci Alano di Lilla e Simone di Tournai (parte 3).
2004
Medieval Theories on Assertive and non-Assertive Language
9788822253774
XII secolo; linguaggio teologico; ermeneutica; Gilberto di Poitiers; Scuola Porretana; 12th Century; Theological Language; Hermeneutics; Gilbert of Poitiers; Porretan School
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Virtus significationis, violentia usus. Porretan views on Theological Hermeneutics / Valente, Luisa. - STAMPA. - (2004), pp. 163-184.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/193810
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact