Obiettivi principali del volume sono: a) fornire al lettore alcune chiavi interpretative dei meccanismi di funzionamento del mercato del lavoro e delle determinanti della disoccupazione, a seconda che ci si ponga rispettivamente nella prospettiva degli economisti classici, neoclassici o keynesiani; in tale percorso si cercherà di evidenziare il diverso grado di fiducia che i tre filoni ripongono nella flessibilità e nei meccanismi di mercato ai fini della crescita occupazionale; per maggior chiarezza espositiva, la trattazione teorica sarà preceduta (nel capitolo primo) da una breve presentazione statistico-concettuale degli elementi fondamentali che definiscono il mercato del lavoro b) sottolineare come nell’analisi originaria di Keynes, pur abbondantemente permeata di elementi interpretativi recepiti dall’impostazione neoclassica (come, ad esempio, negli aspetti legati alla distribuzione del reddito, dove si suppone che i prezzi dei fattori, in equilibrio, riflettano le rispettive produttività marginali), non sono certo le “rigidità di mercato” ad impedire il raggiungimento della piena occupazione. Al contrario, data l’instabilità di un capitalismo dove il diverso ruolo svolto dalle parti sociali può condurre ad equilibri di non piena utilizzazione delle risorse disponibili (nel caso le decisioni di consumo, di risparmio, di investimento siano tali da portare al “fallimento del mercato”), diviene fondamentale “l’intervento qualificato” dello Stato affinchè “lacci e lacciuoli” imposti al mercato (normative di tutela del lavoro, costi fissi e forme di salario differito, spese per la sicurezza sociale…) possano coniugarsi con interventi strutturali che innalzino la produttività dei fattori (investimenti in capitale umano, infrastrutture pubbliche…), riducendo così il costo del lavoro per unità di prodotto e avviando la crescita del reddito e dell’occupazione lungo un sentiero di maggiore stabilità, nei confronti sia delle attività progettuali degli imprenditori, sia di quelle relative ai lavoratori. Nell’analisi comparativa tra i diversi approcci teorici, verrà in particolare sottolineata la scarsa fiducia riposta da Keynes nell’operare dei meccanismi allocativi del mercato, data la consapevolezza che non sempre “gli individui possono concorrere con identiche dotazioni naturali”; in tal caso risulta fondamentale l’intervento della mano pubblica non solo per problemi di equità sociale, ma anche per questioni di efficienza produttiva, al fine di evitare che la concorrenza sfrenata (o l’eccessiva flessibilità) comporti spreco di risorse. Significative, a questo proposito, risultano le stesse parole di Keynes, da tenere in dovuta considerazione laddove ci si limitasse, attraverso una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, a stimolare i meccanismi concorrenziali nella distribuzione di una quantità “data di foglie” (nello specifico, a redistribuire posti di lavoro), anziché adoperarsi per accrescerne l’ammontare: “Se abbiamo a cuore il benessere delle giraffe, non dobbiamo trascurare le sofferenze di quelle dal collo più corto, che sono affamate, né le dolci foglie che cadono a terra e vengono calpestate nella lotta, né la supernutrizione delle giraffe dal collo lungo, né il brutto aspetto di ansietà e di voracità combattiva che deturpa i miti visi del gregge”. Non accrescere il bacino dell’occupazione potenziale vorrebbe, infatti, dire sacrificare nel lungo periodo le opportunità di sbocco professionale delle componenti più deboli del mercato del lavoro.

Il mercato del lavoro e la flessibilità / Capparucci, Marina. - (2004).

Il mercato del lavoro e la flessibilità

CAPPARUCCI, Marina
2004

Abstract

Obiettivi principali del volume sono: a) fornire al lettore alcune chiavi interpretative dei meccanismi di funzionamento del mercato del lavoro e delle determinanti della disoccupazione, a seconda che ci si ponga rispettivamente nella prospettiva degli economisti classici, neoclassici o keynesiani; in tale percorso si cercherà di evidenziare il diverso grado di fiducia che i tre filoni ripongono nella flessibilità e nei meccanismi di mercato ai fini della crescita occupazionale; per maggior chiarezza espositiva, la trattazione teorica sarà preceduta (nel capitolo primo) da una breve presentazione statistico-concettuale degli elementi fondamentali che definiscono il mercato del lavoro b) sottolineare come nell’analisi originaria di Keynes, pur abbondantemente permeata di elementi interpretativi recepiti dall’impostazione neoclassica (come, ad esempio, negli aspetti legati alla distribuzione del reddito, dove si suppone che i prezzi dei fattori, in equilibrio, riflettano le rispettive produttività marginali), non sono certo le “rigidità di mercato” ad impedire il raggiungimento della piena occupazione. Al contrario, data l’instabilità di un capitalismo dove il diverso ruolo svolto dalle parti sociali può condurre ad equilibri di non piena utilizzazione delle risorse disponibili (nel caso le decisioni di consumo, di risparmio, di investimento siano tali da portare al “fallimento del mercato”), diviene fondamentale “l’intervento qualificato” dello Stato affinchè “lacci e lacciuoli” imposti al mercato (normative di tutela del lavoro, costi fissi e forme di salario differito, spese per la sicurezza sociale…) possano coniugarsi con interventi strutturali che innalzino la produttività dei fattori (investimenti in capitale umano, infrastrutture pubbliche…), riducendo così il costo del lavoro per unità di prodotto e avviando la crescita del reddito e dell’occupazione lungo un sentiero di maggiore stabilità, nei confronti sia delle attività progettuali degli imprenditori, sia di quelle relative ai lavoratori. Nell’analisi comparativa tra i diversi approcci teorici, verrà in particolare sottolineata la scarsa fiducia riposta da Keynes nell’operare dei meccanismi allocativi del mercato, data la consapevolezza che non sempre “gli individui possono concorrere con identiche dotazioni naturali”; in tal caso risulta fondamentale l’intervento della mano pubblica non solo per problemi di equità sociale, ma anche per questioni di efficienza produttiva, al fine di evitare che la concorrenza sfrenata (o l’eccessiva flessibilità) comporti spreco di risorse. Significative, a questo proposito, risultano le stesse parole di Keynes, da tenere in dovuta considerazione laddove ci si limitasse, attraverso una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, a stimolare i meccanismi concorrenziali nella distribuzione di una quantità “data di foglie” (nello specifico, a redistribuire posti di lavoro), anziché adoperarsi per accrescerne l’ammontare: “Se abbiamo a cuore il benessere delle giraffe, non dobbiamo trascurare le sofferenze di quelle dal collo più corto, che sono affamate, né le dolci foglie che cadono a terra e vengono calpestate nella lotta, né la supernutrizione delle giraffe dal collo lungo, né il brutto aspetto di ansietà e di voracità combattiva che deturpa i miti visi del gregge”. Non accrescere il bacino dell’occupazione potenziale vorrebbe, infatti, dire sacrificare nel lungo periodo le opportunità di sbocco professionale delle componenti più deboli del mercato del lavoro.
2004
8834843797
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Il mercato del lavoro e la flessibilità / Capparucci, Marina. - (2004).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/185288
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