The four colors of corn that for some years now adorn the crosses exhibited in procession by the natives of the Sierra de Puebla is one of the most recent examples of the processes of transformation, merger, adaptation and invention that are triggered between the Amerindian religions and Christianity since from the first, violent colonial contact in the '500. Starting from ethnographic materials collected during the last three decades in some indigenous communities of Mexico, the volume addresses some of the most typical and original conceptions and religious practices that emerged from the contest between the forces of acculturative evangelizers and the strong vitality of the local tradition: the ideas about the composite nature and the changing of the person, his ability to act magically in the distance and the pitfalls that threaten the integrity, continuity between the different life forms (humans, animals and plants), the features and spaces which the entities operate extraumane and relationships that they have with human forms and the original purpose - even performative - the prayers that they addressed them, and the importance of heuristics similar ritual texts, the ambivalence of the representations of the principal figures extrahuman the world, like the Earth, giver of all time in a greedy predator and nourishment of bodies and "shadows"

Il mais di quattro colori che da qualche anno orna le croci esibite in processione dagli indigeni della Sierra di Puebla è uno fra i più recenti esempi dei processi di trasformazione, fusione, adattamento e invenzione che si sono innescati tra le religioni amerindiane e il Cristianesimo fin dal primo, violento contatto coloniale nel ’500. Partendo dai materiali etnografici raccolti negli ultimi tre decenni in alcune comunità del Messico indigeno, il volume affronta alcuni degli aspetti più tipici e originali delle concezioni e delle pratiche religiose sorte dalla contesa tra le spinte acculturative degli evangelizzatori e la radicata vitalità della tradizione autoctona: le idee intorno alla natura composita e mutevole della persona, alle sue capacità di agire magicamente a distanza e alle insidie che ne minacciano l’integrità; la continuità tra le diverse forme di vita (uomini, animali e piante); le caratteristiche e gli spazi in cui operano le entità extraumane e i rapporti che esse intrattengono con gli umani; le forme e gli originali impieghi – anche performativi – delle preghiere che questi ultimi rivolgono loro, nonché l’importanza euristica di simili testi rituali; l’ambivalenza delle rappresentazioni delle principali figure del mondo extraumano, come la Terra, a un tempo datrice di ogni nutrimento e avida predatrice di corpi e “ombre”; la contiguità tra le pratiche rituali e l’attività terapeutica tradizionale e i fraintendimenti tra questa e la medicina scientifica. Trasversale a tutte queste tematiche, quella delle dinamiche che incessantemente animano la sfera religiosa, vero fulcro del discorso identitario degli e sugli indigeni, i quali stanno finalmente approssimandosi alla conquista di forme di autonomia troppo a lungo negate. Esemplare a questo riguardo è il caso delle straordinarie innovazioni introdotte dal progetto della Pastorale indigena – cui è dedicata un’ampia parte conclusiva –, capace di accogliere nella pratica ufficiale della liturgia cattolica molti elementi, selezionati e reinterpretati, dell’antico passato “pagano”, così come di inventare simboli affatto nuovi, come le croci di mais.

Il mais nella croce: pratiche e dinamiche religiose nel Messico indigeno / Lupo, Alessandro. - STAMPA. - (2009), pp. 1-345.

Il mais nella croce: pratiche e dinamiche religiose nel Messico indigeno

LUPO, Alessandro
2009

Abstract

The four colors of corn that for some years now adorn the crosses exhibited in procession by the natives of the Sierra de Puebla is one of the most recent examples of the processes of transformation, merger, adaptation and invention that are triggered between the Amerindian religions and Christianity since from the first, violent colonial contact in the '500. Starting from ethnographic materials collected during the last three decades in some indigenous communities of Mexico, the volume addresses some of the most typical and original conceptions and religious practices that emerged from the contest between the forces of acculturative evangelizers and the strong vitality of the local tradition: the ideas about the composite nature and the changing of the person, his ability to act magically in the distance and the pitfalls that threaten the integrity, continuity between the different life forms (humans, animals and plants), the features and spaces which the entities operate extraumane and relationships that they have with human forms and the original purpose - even performative - the prayers that they addressed them, and the importance of heuristics similar ritual texts, the ambivalence of the representations of the principal figures extrahuman the world, like the Earth, giver of all time in a greedy predator and nourishment of bodies and "shadows"
2009
9788879754477
Il mais di quattro colori che da qualche anno orna le croci esibite in processione dagli indigeni della Sierra di Puebla è uno fra i più recenti esempi dei processi di trasformazione, fusione, adattamento e invenzione che si sono innescati tra le religioni amerindiane e il Cristianesimo fin dal primo, violento contatto coloniale nel ’500. Partendo dai materiali etnografici raccolti negli ultimi tre decenni in alcune comunità del Messico indigeno, il volume affronta alcuni degli aspetti più tipici e originali delle concezioni e delle pratiche religiose sorte dalla contesa tra le spinte acculturative degli evangelizzatori e la radicata vitalità della tradizione autoctona: le idee intorno alla natura composita e mutevole della persona, alle sue capacità di agire magicamente a distanza e alle insidie che ne minacciano l’integrità; la continuità tra le diverse forme di vita (uomini, animali e piante); le caratteristiche e gli spazi in cui operano le entità extraumane e i rapporti che esse intrattengono con gli umani; le forme e gli originali impieghi – anche performativi – delle preghiere che questi ultimi rivolgono loro, nonché l’importanza euristica di simili testi rituali; l’ambivalenza delle rappresentazioni delle principali figure del mondo extraumano, come la Terra, a un tempo datrice di ogni nutrimento e avida predatrice di corpi e “ombre”; la contiguità tra le pratiche rituali e l’attività terapeutica tradizionale e i fraintendimenti tra questa e la medicina scientifica. Trasversale a tutte queste tematiche, quella delle dinamiche che incessantemente animano la sfera religiosa, vero fulcro del discorso identitario degli e sugli indigeni, i quali stanno finalmente approssimandosi alla conquista di forme di autonomia troppo a lungo negate. Esemplare a questo riguardo è il caso delle straordinarie innovazioni introdotte dal progetto della Pastorale indigena – cui è dedicata un’ampia parte conclusiva –, capace di accogliere nella pratica ufficiale della liturgia cattolica molti elementi, selezionati e reinterpretati, dell’antico passato “pagano”, così come di inventare simboli affatto nuovi, come le croci di mais.
Indigeni messicani; Religione; Dinamica culturale; Sincretismo; Preghiera; Nahua; Huave
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Il mais nella croce: pratiche e dinamiche religiose nel Messico indigeno / Lupo, Alessandro. - STAMPA. - (2009), pp. 1-345.
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