Nel sessantesimo anno dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre 1948) si è sollecitati a riprenderne la lettura e l’interpretazione: il senso. La Dichiarazione inizia così: tutti gli uomini nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Luhmann scrive: i diritti fondamentali non garantiscono né libertà né dignità. La comparazione di questi due enunciati chiede di interrogarsi sul perché i diritti dell’uomo siano progressivamente denominati diritti umani, diritti fondamentali, obliando che la genesi della Dichiarazione è l’io, che significativamente non discrimina tra il maschile ed il femminile, non riceve qualificazioni dall’età, dal potere economico, dalla cultura etc. Senza io non si può nominare né la donna, né l’uomo, ma solo un vivente tra altri viventi. In tutte le partizioni di questo libro, l’espressione diritti dell’uomo deve pertanto essere intesa come diritti dell’io. Le considerazioni progressivamente proposte trattano il tema dei diritti dell’uomo, io-persona, sostenendo che pensiero filosofico e pensiero giuridico sono l’uno essenziale all’altro e che la discussione del tema trattato non si può lasciare alla semplificazione della cosiddetta saggezza pratica, ma esige un lavoro del pensiero che abbandoni ‘la pretesa di immediata intelligibilità’, oggi richiesta dalla cultura spettacolo. Vengono così concepiti alcuni itinerari che consentono una interpretazione dei diritti dell’uomo.
Diritti dell'uomo e diritti fondamentali. Vie alternative. Buber e Sartre / Romano, Bruno. - STAMPA. - (2009), pp. 1-261.
Diritti dell'uomo e diritti fondamentali. Vie alternative. Buber e Sartre
ROMANO, Bruno
2009
Abstract
Nel sessantesimo anno dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre 1948) si è sollecitati a riprenderne la lettura e l’interpretazione: il senso. La Dichiarazione inizia così: tutti gli uomini nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Luhmann scrive: i diritti fondamentali non garantiscono né libertà né dignità. La comparazione di questi due enunciati chiede di interrogarsi sul perché i diritti dell’uomo siano progressivamente denominati diritti umani, diritti fondamentali, obliando che la genesi della Dichiarazione è l’io, che significativamente non discrimina tra il maschile ed il femminile, non riceve qualificazioni dall’età, dal potere economico, dalla cultura etc. Senza io non si può nominare né la donna, né l’uomo, ma solo un vivente tra altri viventi. In tutte le partizioni di questo libro, l’espressione diritti dell’uomo deve pertanto essere intesa come diritti dell’io. Le considerazioni progressivamente proposte trattano il tema dei diritti dell’uomo, io-persona, sostenendo che pensiero filosofico e pensiero giuridico sono l’uno essenziale all’altro e che la discussione del tema trattato non si può lasciare alla semplificazione della cosiddetta saggezza pratica, ma esige un lavoro del pensiero che abbandoni ‘la pretesa di immediata intelligibilità’, oggi richiesta dalla cultura spettacolo. Vengono così concepiti alcuni itinerari che consentono una interpretazione dei diritti dell’uomo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.