Il linguaggio della transizione è il linguaggio della crisi, dell’inesorabile cesura tra un “prima” e un “dopo”, tra ciò che è stato e ciò che invece sarà (o non sarà mai); è il linguaggio populista della democrazia plebiscitaria che fa appello al popolo sovrano e all’autorappresentanza e si esprime attraverso formule politiche vuote. Questo libro analizza la trasformazione del linguaggio politico avvenuta in Italia durante il lungo processo di transizione ancora in atto e che ha interessato le tre dimensioni della politica, politics, polity e policy, ossia: la sfera del potere, l’identità della comunità organizzata e i processi decisionali. L’estrema semplificazione e banalizzazione del linguaggio politico, anche di quello formale, fatto di simboli, segni, codici astratti, e la progressiva de-ideologizzazione dei messaggi politici, spesso ridotti a slogan de-contestualizzati, ha provocato una metamorfosi della politics e allo stesso tempo una catarsi della polity che porterà, forse, a un nuovo equilibrio politico-istituzionale. In maniera ancor più evidente il linguaggio politico televisivo ha provocato la neutralizzazione della policy, sia perché il contenuto del messaggio diventa la persona stessa del politico, sia perché il mezzo utilizzato è effettivamente uno strumento di informazione inadeguato a render conto di politiche concrete avviate secondo un programma politico ben preciso. Il linguaggio della transizione si configura, pertanto, come linguaggio dell’assoluta contingenza della politica, incapace di tradurre le issues politiche e sociali, in formule programmatiche adeguate.
Il linguaggio politico della transizione. Tra populismo e anticultura / Cedroni, Lorella. - STAMPA. - (2010).
Il linguaggio politico della transizione. Tra populismo e anticultura
CEDRONI, Lorella
2010
Abstract
Il linguaggio della transizione è il linguaggio della crisi, dell’inesorabile cesura tra un “prima” e un “dopo”, tra ciò che è stato e ciò che invece sarà (o non sarà mai); è il linguaggio populista della democrazia plebiscitaria che fa appello al popolo sovrano e all’autorappresentanza e si esprime attraverso formule politiche vuote. Questo libro analizza la trasformazione del linguaggio politico avvenuta in Italia durante il lungo processo di transizione ancora in atto e che ha interessato le tre dimensioni della politica, politics, polity e policy, ossia: la sfera del potere, l’identità della comunità organizzata e i processi decisionali. L’estrema semplificazione e banalizzazione del linguaggio politico, anche di quello formale, fatto di simboli, segni, codici astratti, e la progressiva de-ideologizzazione dei messaggi politici, spesso ridotti a slogan de-contestualizzati, ha provocato una metamorfosi della politics e allo stesso tempo una catarsi della polity che porterà, forse, a un nuovo equilibrio politico-istituzionale. In maniera ancor più evidente il linguaggio politico televisivo ha provocato la neutralizzazione della policy, sia perché il contenuto del messaggio diventa la persona stessa del politico, sia perché il mezzo utilizzato è effettivamente uno strumento di informazione inadeguato a render conto di politiche concrete avviate secondo un programma politico ben preciso. Il linguaggio della transizione si configura, pertanto, come linguaggio dell’assoluta contingenza della politica, incapace di tradurre le issues politiche e sociali, in formule programmatiche adeguate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.