Questo secondo volume dei Processi contro gli ebrei di Trento (il primo volume, dedicato agli imputati maggiori, era apparso nel 1990 sempre per i tipi della CEDAM) aggiunge un’altra importante tessera alla problematica dell’omicidio rituale, di cui furono imputati e poi condannati gli ebrei di Trento. Anche le donne ebree presenti nella piccola comunità ebraica trentina furono processate e i verbali dei loro interrogatori sono una testimonianza molto significativa non solo e non tanto in ragione del genere, quanto della peculiarità delle posizioni processuali nell’intera vicenda tridentina. Ovviamente non vi è dubbio che anche il genere contribuisce a fare di questa parte delle fonti un soggetto speciale di ricerca e di riflessione. Si tratta infatti di una sequenza, per molti versi straordinaria, di “frammenti di vita” di donne di età ed esperienze diverse. Dai processi alle donne ebree risalta in primo luogo il “quotidiano”, che di solito con difficoltà riesce ad emergere dalle fonti, uno spaccato della loro vita privata, dei loro spostamenti a seguito del padre o del marito, delle loro vicende esistenziali più intime e finanche dei loro sentimenti, che riescono a giungere fino a noi nonostante la rigidità e la tendenziosità della parola che viene loro “presa” sulla corda e messa in forma nella registrazione processuale. Bisogna poi considerare l’importanza che rivestono i verbali degli interrogatori delle donne nell’economia generale dei processi di Trento sia allo scopo di confermare la colpevolezza degli ebrei nell’infanticidio rituale, sia al fine di ribadire il carattere abituale del consumo del sangue cristiano da parte degli ebrei, sia indirettamente per alleviare la posizione del vescovo Hinderbach, il cui operato nella vicenda trentina era, insieme alla revisione dei processi, oggetto di indagine da parte della commissione cardinalizia a Roma per volontà di papa Sisto IV. Ma soprattutto questi processi hanno la finalità peculiare di contribuire alla causa del riconoscimento della santità del “martire” Simonino, strettamente legata alla colpevolezza degli ebrei e all’accusa della pratica dell’omicidio rituale. Ad Anna Esposito si deve il secondo saggio dell’introduzione, dal titolo “Vita di donne: le ebree nel giudizio inquisitorio” (pp. 27-53) e l’edizione dei fascicoli processuali I-II (pp. 67-147)
I processi contro gli ebrei di Trento (1475-1478), II, I processi alle donne (1475-1476), / Esposito, Anna; D., Quaglioni. - STAMPA. - (2008).
I processi contro gli ebrei di Trento (1475-1478), II, I processi alle donne (1475-1476),
ESPOSITO, Anna;
2008
Abstract
Questo secondo volume dei Processi contro gli ebrei di Trento (il primo volume, dedicato agli imputati maggiori, era apparso nel 1990 sempre per i tipi della CEDAM) aggiunge un’altra importante tessera alla problematica dell’omicidio rituale, di cui furono imputati e poi condannati gli ebrei di Trento. Anche le donne ebree presenti nella piccola comunità ebraica trentina furono processate e i verbali dei loro interrogatori sono una testimonianza molto significativa non solo e non tanto in ragione del genere, quanto della peculiarità delle posizioni processuali nell’intera vicenda tridentina. Ovviamente non vi è dubbio che anche il genere contribuisce a fare di questa parte delle fonti un soggetto speciale di ricerca e di riflessione. Si tratta infatti di una sequenza, per molti versi straordinaria, di “frammenti di vita” di donne di età ed esperienze diverse. Dai processi alle donne ebree risalta in primo luogo il “quotidiano”, che di solito con difficoltà riesce ad emergere dalle fonti, uno spaccato della loro vita privata, dei loro spostamenti a seguito del padre o del marito, delle loro vicende esistenziali più intime e finanche dei loro sentimenti, che riescono a giungere fino a noi nonostante la rigidità e la tendenziosità della parola che viene loro “presa” sulla corda e messa in forma nella registrazione processuale. Bisogna poi considerare l’importanza che rivestono i verbali degli interrogatori delle donne nell’economia generale dei processi di Trento sia allo scopo di confermare la colpevolezza degli ebrei nell’infanticidio rituale, sia al fine di ribadire il carattere abituale del consumo del sangue cristiano da parte degli ebrei, sia indirettamente per alleviare la posizione del vescovo Hinderbach, il cui operato nella vicenda trentina era, insieme alla revisione dei processi, oggetto di indagine da parte della commissione cardinalizia a Roma per volontà di papa Sisto IV. Ma soprattutto questi processi hanno la finalità peculiare di contribuire alla causa del riconoscimento della santità del “martire” Simonino, strettamente legata alla colpevolezza degli ebrei e all’accusa della pratica dell’omicidio rituale. Ad Anna Esposito si deve il secondo saggio dell’introduzione, dal titolo “Vita di donne: le ebree nel giudizio inquisitorio” (pp. 27-53) e l’edizione dei fascicoli processuali I-II (pp. 67-147)I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.