Il libro descrive analiticamente il processo di costituzione di uno dei grandi modelli culturali della modernità: la conversazione, restituendone le fondazioni archeologiche e strutturali della alla cultura italiana, che nell’arco di meno di un secolo – tra 1490 e 1570 – ha dato vita a opere come il Libro del Cortegiano di Baldassarre Castiglione e il Galateo di Giovanni Della Casa. Attraverso questi grandi libri europei, la conversazione rappresenta e connota geneticamente quella «forma del vivere» secondo grazia e sprezzatura, per onore e per utile, che i moralisti italiani elaborano e prospettano. La conversazione è saper stare al mondo, è saper parlare (o tacere) a tono e a turno, in modo sempre piacevole e acuto, è parte cospicua della nuova scienza mondana di cui il gentiluomo moderno si deve impadronire quale supremo ornamento della sua principale professione, che resta quella delle armi. Essa è l’ar¬che¬tipo di quella «civiltà» che nella stessa epoca definisce nuove regole, in quanto forma che annette il corpo, i suoi gesti e la sua voce, al mondo estetico dell’arte.
La conversazione. Un modello italiano / Quondam, Amedeo. - STAMPA. - (2007), pp. 1-348.
La conversazione. Un modello italiano
QUONDAM, Amedeo
2007
Abstract
Il libro descrive analiticamente il processo di costituzione di uno dei grandi modelli culturali della modernità: la conversazione, restituendone le fondazioni archeologiche e strutturali della alla cultura italiana, che nell’arco di meno di un secolo – tra 1490 e 1570 – ha dato vita a opere come il Libro del Cortegiano di Baldassarre Castiglione e il Galateo di Giovanni Della Casa. Attraverso questi grandi libri europei, la conversazione rappresenta e connota geneticamente quella «forma del vivere» secondo grazia e sprezzatura, per onore e per utile, che i moralisti italiani elaborano e prospettano. La conversazione è saper stare al mondo, è saper parlare (o tacere) a tono e a turno, in modo sempre piacevole e acuto, è parte cospicua della nuova scienza mondana di cui il gentiluomo moderno si deve impadronire quale supremo ornamento della sua principale professione, che resta quella delle armi. Essa è l’ar¬che¬tipo di quella «civiltà» che nella stessa epoca definisce nuove regole, in quanto forma che annette il corpo, i suoi gesti e la sua voce, al mondo estetico dell’arte.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.