Se è vero che la post-modernità designa il tempo della “comunicazione globale”; che l’organizzazione attuale delle società occidentali riflette il tipo della società dell’informazione; che, la forma corrente della società dell’informazione rinvia all’idea della società della sorveglianza, si comprende come la fenomenologia della comunicazione istituisca un contesto di per sé rilevante per il diritto civile e per il contributo peculiare della sua analisi. Sul piano dell’attribuzione di significato ai fatti, essa destruttura l’ordine della prassi e lo riarticola in tipi normativi di problemi secondo un modello fondamentale: la tutela dei diritti. In particolare, nella trasposizione del fatto dal piano empirico della realtà al piano ordinamentale, essa ne produce un riposizionamento che ha, nel procedimento di qualificazione, un valore decisivo: lo iscrive all’interno dell’uno o dell’altro dei due contesti generali che il sistema del diritto distingue e governa in forza, rispettivamente, della logica dell’essere e della logica dell’avere. Le posizioni individuali e le relazioni sociali che si istituiscono nella prassi della comunicazione possono assumere la forma degli interessi e dei rapporti di mercato, secondo le specifiche rationes del diritto privato cui si connettono. Ma è nel contesto sistemico della persona che la fenomenologia della comunicazione esprime un valore determinante: il problema giuridico della persona si prospetta come un problema di comunicazione: comunicazione e circolazione delle informazioni individuano i luoghi della emersione e della lesione delle proiezioni esistenziali della personalità. I due fenomeni sono connessi tra loro in un rapporto di evidenziazione che viene rappresentato così: la lesione rende “visibili” sul piano normativo i profili in cui si specifica il valore giuridico della persona. Detto altrimenti, la lesione costituisce il medium che rende sensato parlare di differenziazione, perché si riferisce alle modalità in cui si atteggia il potere di intervento nella circolazione dei dati personali. L’analisi civilistica pone in luce un aspetto determinante: la differenziazione non riflette il piano degli interessi sostanziali del soggetto; riflette piuttosto le singolarità della conformazione delle fattispecie lesive. In tal modo, la prospettiva rimediale si rivela decisiva per individuare il vero problema nella forma giuridica della tutela della persona, che è tutta inclusa nel senso del comando di inviolabilità posto dall’art. 2 Cost: il divieto di interferenze lesive degli spazi di autodeterminazione dell’identità personale. Si definiscono in questo passaggio due profili decisivi del rapporto tra comunicazione e persona: 1. Il potere fondamentale della persona trova il luogo naturale della sua realizzazione nei circuiti della comunicazione; 2. La persona si svolge sul piano normativo in forza di un’attività che si comprende come scelta comunicativa: la scelta, cioè, tra il rifiuto di ogni circolazione conoscitiva dell’identità, che quindi è riservata e l’apertura alla circolazione di un’identità che è conformata dal soggetto. Si vede così che la comunicazione definisce l’orizzonte di senso che comprende due momenti in cui si declina il potere della persona di autodeterminarsi: la costruzione della vita privata e la comunicazione dell’identità. I due momenti sono legati: le informazioni che vengono immesse in un circuito divulgativo circolano in quanto sono escluse dal recinto del privato, e, per il fatto stesso della loro circolazione all’esterno, producono la conformazione dell’identità come dispositivo di socializzazione. I due profili denotano strategie di tutela che si organizzano in forza di un vincolo di inclusione: la situazione che nel linguaggio giuridico si individua come riservatezza è già contenuta nel senso “forte” dell’identità della persona.
Identità e comunicazione. Profili di diritto civile / Messinetti, Raffaella. - STAMPA. - (2007).
Identità e comunicazione. Profili di diritto civile
MESSINETTI, Raffaella
2007
Abstract
Se è vero che la post-modernità designa il tempo della “comunicazione globale”; che l’organizzazione attuale delle società occidentali riflette il tipo della società dell’informazione; che, la forma corrente della società dell’informazione rinvia all’idea della società della sorveglianza, si comprende come la fenomenologia della comunicazione istituisca un contesto di per sé rilevante per il diritto civile e per il contributo peculiare della sua analisi. Sul piano dell’attribuzione di significato ai fatti, essa destruttura l’ordine della prassi e lo riarticola in tipi normativi di problemi secondo un modello fondamentale: la tutela dei diritti. In particolare, nella trasposizione del fatto dal piano empirico della realtà al piano ordinamentale, essa ne produce un riposizionamento che ha, nel procedimento di qualificazione, un valore decisivo: lo iscrive all’interno dell’uno o dell’altro dei due contesti generali che il sistema del diritto distingue e governa in forza, rispettivamente, della logica dell’essere e della logica dell’avere. Le posizioni individuali e le relazioni sociali che si istituiscono nella prassi della comunicazione possono assumere la forma degli interessi e dei rapporti di mercato, secondo le specifiche rationes del diritto privato cui si connettono. Ma è nel contesto sistemico della persona che la fenomenologia della comunicazione esprime un valore determinante: il problema giuridico della persona si prospetta come un problema di comunicazione: comunicazione e circolazione delle informazioni individuano i luoghi della emersione e della lesione delle proiezioni esistenziali della personalità. I due fenomeni sono connessi tra loro in un rapporto di evidenziazione che viene rappresentato così: la lesione rende “visibili” sul piano normativo i profili in cui si specifica il valore giuridico della persona. Detto altrimenti, la lesione costituisce il medium che rende sensato parlare di differenziazione, perché si riferisce alle modalità in cui si atteggia il potere di intervento nella circolazione dei dati personali. L’analisi civilistica pone in luce un aspetto determinante: la differenziazione non riflette il piano degli interessi sostanziali del soggetto; riflette piuttosto le singolarità della conformazione delle fattispecie lesive. In tal modo, la prospettiva rimediale si rivela decisiva per individuare il vero problema nella forma giuridica della tutela della persona, che è tutta inclusa nel senso del comando di inviolabilità posto dall’art. 2 Cost: il divieto di interferenze lesive degli spazi di autodeterminazione dell’identità personale. Si definiscono in questo passaggio due profili decisivi del rapporto tra comunicazione e persona: 1. Il potere fondamentale della persona trova il luogo naturale della sua realizzazione nei circuiti della comunicazione; 2. La persona si svolge sul piano normativo in forza di un’attività che si comprende come scelta comunicativa: la scelta, cioè, tra il rifiuto di ogni circolazione conoscitiva dell’identità, che quindi è riservata e l’apertura alla circolazione di un’identità che è conformata dal soggetto. Si vede così che la comunicazione definisce l’orizzonte di senso che comprende due momenti in cui si declina il potere della persona di autodeterminarsi: la costruzione della vita privata e la comunicazione dell’identità. I due momenti sono legati: le informazioni che vengono immesse in un circuito divulgativo circolano in quanto sono escluse dal recinto del privato, e, per il fatto stesso della loro circolazione all’esterno, producono la conformazione dell’identità come dispositivo di socializzazione. I due profili denotano strategie di tutela che si organizzano in forza di un vincolo di inclusione: la situazione che nel linguaggio giuridico si individua come riservatezza è già contenuta nel senso “forte” dell’identità della persona.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.