La parola evoluzione se attribuita ad altre specie rispetto a quella umana non desta preoccupazioni, viceversa turba i neocreazionisti e induce taluni a essere sospettosi per comprendere se chi la usa intenda operare pericolose discriminazioni razziali (gli scienziati e gli uomini di cultura in genere hanno sempre smontato tutte le folli sciocchezze dei razzisti sulle razze umane pure e superiori. Secondo Levi-Strauss il razzismo è la convinzione sbagliata che le differenze osservate tra le popolazioni siano dovute a fattori genetici. All’opposto gli scienziati hanno messo in evidenza i caratteri genetici comuni a tutte le popolazioni e guardato con sospetto le sperimentazioni eugenetiche). Pertanto, in antropologia, si è spesso restii a usarla nel trattare temi quali l’evoluzione della cultura, del linguaggio, delle idee. Eppure l’uomo si evolve sia geneticamente, sia con la cultura, il linguaggio e le idee, anche se non sempre si può parlare di evoluzione, talvolta di involuzione. E per quanto riguarda in modo specifico l’evoluzione delle idee in architettura? L’avanzamento tecnologico che ne sostiene e alimenta l’attività progettuale è una realtà in forte accelerazione in ogni settore, tanto da far pensare a un costante processo evolutivo in atto. Ma in generale c’e da chiedersi: il cosiddetto‘progresso’ come risposta alle crescenti esigenze dell’uomo, è una realtà stabile oppure una bolla sempre sul punto di esplodere? Va rappresentato con un grafico che, con accelerazioni e decelerazioni, è pur tuttavia tendente verso un’unica direzione, oppure potrebbe assumere una forma simile al diagramma di rottura dell’acciaio, che dopo una fortissima resistenza si snerva e cede? Se per evoluzione si intende la capacita di mettere in atto procedure e attività che garantiscono le più alte probabilità di sopravvivenza di una specie, non si può dare per scontato che l’uomo appartenga a quella più evoluta, nonostante la scienza medica faccia registrare continui successi nel prolungare la vita media dell’uomo, talvolta in condizioni di malattia cronica e in stato di anzianità non autosufficiente, ma in questo caso senza aumentare le probabilità di sopravvivenza della sua specie. Apparteniamo a quella che più si è espansa sul pianeta occupando vastissimi spazi. Come per i dinosauri, estinti perche di mole non più compatibile con il sopraggiungere delle nuove condizioni ambientali, la stessa sorte potrebbe presto essere quella di molti spazi antropici, in particolare di quelle città oggi meno sostenibili perche dilatate oltremodo e che ora rischiano il collasso. Le città, convulse, trame di imponenti strutture in acciaio ed edifici in calcestruzzo armato, orditi di impianti meccanico-idraulici, ponti e strade, potrebbero presto risultare non più manutenibili. Preda di un’irrefrenabile ossidazione da parte dell’ossigeno libero nell’atmosfera, in poche migliaia di anni potrebbero trasformarsi in curiose collinette ricche di minerali, piante, e batteri di vario tipo. Inoltre altre specie viventi, più resistenti e preparate della nostra per le sfide evolutive che si prospettano, meno dipendenti da innumerevoli apparati e accessori, stanno già certamente mettendo in atto vari tentativi per sopravvivere ed evolversi nel prossimo ciclo evolutivo della terra, la cui trasformazione è ora principalmente dovuta all’intervento dell’uomo, della sua cultura, delle sue idee. Forse tutto ciò sta già avvenendo soprattutto in prossimità dei reattori nucleari e delle industrie chimiche e farmaceutiche (si pensi, ad esempio, alla sempre maggior resistenza dei batteri agli antibiotici e alla crescente virulenza dei virus) che, come sottoprodotto delle proprie attività, involontariamente ma non sempre (fughe in atmosfera o in falda di materiale tossico), alimentano nuove naturali, talvolta inquietanti, sperimentazioni di biodiversità.
Evoluzione e Architettura tra scienza e progetto/Evolution and Architecture between science and design (testo derivante dalla pubblicazione sul secondo numero degli Annali del DAU/text deriving from the publication on the second number of the Annuals of DAU) Italian and English texts / Lenci, Ruggero. - STAMPA. - (2008), pp. 1-144.
Evoluzione e Architettura tra scienza e progetto/Evolution and Architecture between science and design (testo derivante dalla pubblicazione sul secondo numero degli Annali del DAU/text deriving from the publication on the second number of the Annuals of DAU) Italian and English texts
LENCI, Ruggero
2008
Abstract
La parola evoluzione se attribuita ad altre specie rispetto a quella umana non desta preoccupazioni, viceversa turba i neocreazionisti e induce taluni a essere sospettosi per comprendere se chi la usa intenda operare pericolose discriminazioni razziali (gli scienziati e gli uomini di cultura in genere hanno sempre smontato tutte le folli sciocchezze dei razzisti sulle razze umane pure e superiori. Secondo Levi-Strauss il razzismo è la convinzione sbagliata che le differenze osservate tra le popolazioni siano dovute a fattori genetici. All’opposto gli scienziati hanno messo in evidenza i caratteri genetici comuni a tutte le popolazioni e guardato con sospetto le sperimentazioni eugenetiche). Pertanto, in antropologia, si è spesso restii a usarla nel trattare temi quali l’evoluzione della cultura, del linguaggio, delle idee. Eppure l’uomo si evolve sia geneticamente, sia con la cultura, il linguaggio e le idee, anche se non sempre si può parlare di evoluzione, talvolta di involuzione. E per quanto riguarda in modo specifico l’evoluzione delle idee in architettura? L’avanzamento tecnologico che ne sostiene e alimenta l’attività progettuale è una realtà in forte accelerazione in ogni settore, tanto da far pensare a un costante processo evolutivo in atto. Ma in generale c’e da chiedersi: il cosiddetto‘progresso’ come risposta alle crescenti esigenze dell’uomo, è una realtà stabile oppure una bolla sempre sul punto di esplodere? Va rappresentato con un grafico che, con accelerazioni e decelerazioni, è pur tuttavia tendente verso un’unica direzione, oppure potrebbe assumere una forma simile al diagramma di rottura dell’acciaio, che dopo una fortissima resistenza si snerva e cede? Se per evoluzione si intende la capacita di mettere in atto procedure e attività che garantiscono le più alte probabilità di sopravvivenza di una specie, non si può dare per scontato che l’uomo appartenga a quella più evoluta, nonostante la scienza medica faccia registrare continui successi nel prolungare la vita media dell’uomo, talvolta in condizioni di malattia cronica e in stato di anzianità non autosufficiente, ma in questo caso senza aumentare le probabilità di sopravvivenza della sua specie. Apparteniamo a quella che più si è espansa sul pianeta occupando vastissimi spazi. Come per i dinosauri, estinti perche di mole non più compatibile con il sopraggiungere delle nuove condizioni ambientali, la stessa sorte potrebbe presto essere quella di molti spazi antropici, in particolare di quelle città oggi meno sostenibili perche dilatate oltremodo e che ora rischiano il collasso. Le città, convulse, trame di imponenti strutture in acciaio ed edifici in calcestruzzo armato, orditi di impianti meccanico-idraulici, ponti e strade, potrebbero presto risultare non più manutenibili. Preda di un’irrefrenabile ossidazione da parte dell’ossigeno libero nell’atmosfera, in poche migliaia di anni potrebbero trasformarsi in curiose collinette ricche di minerali, piante, e batteri di vario tipo. Inoltre altre specie viventi, più resistenti e preparate della nostra per le sfide evolutive che si prospettano, meno dipendenti da innumerevoli apparati e accessori, stanno già certamente mettendo in atto vari tentativi per sopravvivere ed evolversi nel prossimo ciclo evolutivo della terra, la cui trasformazione è ora principalmente dovuta all’intervento dell’uomo, della sua cultura, delle sue idee. Forse tutto ciò sta già avvenendo soprattutto in prossimità dei reattori nucleari e delle industrie chimiche e farmaceutiche (si pensi, ad esempio, alla sempre maggior resistenza dei batteri agli antibiotici e alla crescente virulenza dei virus) che, come sottoprodotto delle proprie attività, involontariamente ma non sempre (fughe in atmosfera o in falda di materiale tossico), alimentano nuove naturali, talvolta inquietanti, sperimentazioni di biodiversità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.