Nuova Edizione. In questa nuova edizione gli Autori approfondiscono attraverso l'analisi dei più recenti contributi teorici e di ricerca le diverse tipologie di comportamento aggressivo in adolescenza analizzandone il rapporto con i disturbi psicopatologici.Negli ultimi decenni si è sviluppato un interesse crescente per il disagio relazionale dei minori, individuato come fattore di rischio psicosociale. La ricerca ha, infatti, rivolto un’attenzione particolare alle relazioni tra pari, soprattutto nel contesto scolastico, riconoscendo il ruolo che esse rivestono per lo sviluppo sociale, cognitivo e affettivo dell’individuo. L’interesse dei ricercatori si è indirizzato verso l’origine dei disturbi della condotta in età evolutiva, sollecitato soprattutto dal rilievo dato dai mass media a fatti di cronaca che riportano, con sempre maggior frequenza, episodi di aggressività, violenza, prevaricazione, cinismo ma an-che di disperazione, attraverso i quali può esprimersi il forte disagio vissuto da alcuni giovani. Certo si tratta di fatti clamorosi, casi estremi, che costituiscono la punta di un iceberg che sta emergendo molto rapidamente. Sono fenomeni che esistono da sempre ma che oggi risultano molto più evidenti ed allarmanti di fronte ai quali non si può rimanere indifferenti. Un dato preoccupante riguarda l’età dei minori coinvolti che tende ad abbassarsi, indice di un sempre più precoce manifestarsi di tali comportamenti. Si legge nei giornali di baby-gang che, intenzionalmente, sferrano attacchi nei confronti di loro coetanei o danneggiano strutture pubbliche o private, come la scuola, compiendo furti o veri e propri atti di vandalismo. Spesso si tratta di ragazzi che appartengono a contesti sociali e familiari multiproblematici ma non necessariamente tali fenomeni ri-specchiano ambienti di povertà ed emarginazione o condizioni socio-culturali disagiate. La devianza minorile di gruppo sembra anche diffusa tra ragazzi appartenenti al ceto sociale medio borghese. Queste situazioni rappresentano un campanello d’allarme e devono spingere gli studiosi a intensificare la ricerca in tale ambito al fine di individuare idonee e specifiche modalità di prevenzione e strategie di intervento sempre più efficaci. In questi ultimi anni si è percorso un lungo cammino sulla strada della conoscenza dei comportamenti trasgressivi e antisociali in età evolutiva utilizzando una prospettiva di individuazione del rischio costituita da un modello a causalità multifattoriale e probabilistica. Essa considera l’esito adattivo o disadattivo come la risultante di un insieme di processi di sviluppo in cui i fattori individuali ed ambientali interagiscono tra loro pro-ducendo trasformazioni e stabilità. Sulla base di studi longitudinali, sono stati enucleati alcuni fattori di ri-schio, intesi come elementi che segnalano, favoriscono o anticipano il disagio, i quali pur non essendone la causa, possono, comunque, influire sui processi di sviluppo favorendo percorsi adattivi o disadattivi. In questo quadro vengono valutate tutte le esperienze di vita del soggetto, la re-te sociale che si è costruito fin dall’infanzia e, nell’ambito della quale, rivestono un ruolo predominante il rapporto con i genitori e le relazioni tra i pari. Alcuni studi hanno dimostrato che i bambini poco accettati dai coetanei o con disturbi del comportamento hanno maggiori probabilità di incorre-re in difficoltà future e, per tale ragione, sono considerati “gruppi a rischio” (Coie et al., 1995). Sono stati delineati, in particolare, due percorsi a rischio che collegano la qualità delle relazioni tra compagni a scuola ad esiti negativi in età adolescenziale e, successivamente, in età adulta. Il primo è caratterizzato da aggressività, scarso autocontrollo, disturbi della condotta, in età scolare e da comportamento delinquenziale, disturbo antisociale di personalità in adolescenza e in età adulta. Il secondo, invece, è contraddistinto da insicurezza, ansia, isola-mento sociale, bassa autostima, nel periodo scolare, e da successivi sintomi psicologici quali depressione, insicurezza, scarsa soddisfazione per-sonale e professionale in età adolescenziale e adulta.

I comportamenti aggressivi. Percorsi evolutivi e rischio psicopatologico / Cerutti, Rita; Maura, Manca. - STAMPA. - (2008), pp. 1-157.

I comportamenti aggressivi. Percorsi evolutivi e rischio psicopatologico

CERUTTI, Rita;
2008

Abstract

Nuova Edizione. In questa nuova edizione gli Autori approfondiscono attraverso l'analisi dei più recenti contributi teorici e di ricerca le diverse tipologie di comportamento aggressivo in adolescenza analizzandone il rapporto con i disturbi psicopatologici.Negli ultimi decenni si è sviluppato un interesse crescente per il disagio relazionale dei minori, individuato come fattore di rischio psicosociale. La ricerca ha, infatti, rivolto un’attenzione particolare alle relazioni tra pari, soprattutto nel contesto scolastico, riconoscendo il ruolo che esse rivestono per lo sviluppo sociale, cognitivo e affettivo dell’individuo. L’interesse dei ricercatori si è indirizzato verso l’origine dei disturbi della condotta in età evolutiva, sollecitato soprattutto dal rilievo dato dai mass media a fatti di cronaca che riportano, con sempre maggior frequenza, episodi di aggressività, violenza, prevaricazione, cinismo ma an-che di disperazione, attraverso i quali può esprimersi il forte disagio vissuto da alcuni giovani. Certo si tratta di fatti clamorosi, casi estremi, che costituiscono la punta di un iceberg che sta emergendo molto rapidamente. Sono fenomeni che esistono da sempre ma che oggi risultano molto più evidenti ed allarmanti di fronte ai quali non si può rimanere indifferenti. Un dato preoccupante riguarda l’età dei minori coinvolti che tende ad abbassarsi, indice di un sempre più precoce manifestarsi di tali comportamenti. Si legge nei giornali di baby-gang che, intenzionalmente, sferrano attacchi nei confronti di loro coetanei o danneggiano strutture pubbliche o private, come la scuola, compiendo furti o veri e propri atti di vandalismo. Spesso si tratta di ragazzi che appartengono a contesti sociali e familiari multiproblematici ma non necessariamente tali fenomeni ri-specchiano ambienti di povertà ed emarginazione o condizioni socio-culturali disagiate. La devianza minorile di gruppo sembra anche diffusa tra ragazzi appartenenti al ceto sociale medio borghese. Queste situazioni rappresentano un campanello d’allarme e devono spingere gli studiosi a intensificare la ricerca in tale ambito al fine di individuare idonee e specifiche modalità di prevenzione e strategie di intervento sempre più efficaci. In questi ultimi anni si è percorso un lungo cammino sulla strada della conoscenza dei comportamenti trasgressivi e antisociali in età evolutiva utilizzando una prospettiva di individuazione del rischio costituita da un modello a causalità multifattoriale e probabilistica. Essa considera l’esito adattivo o disadattivo come la risultante di un insieme di processi di sviluppo in cui i fattori individuali ed ambientali interagiscono tra loro pro-ducendo trasformazioni e stabilità. Sulla base di studi longitudinali, sono stati enucleati alcuni fattori di ri-schio, intesi come elementi che segnalano, favoriscono o anticipano il disagio, i quali pur non essendone la causa, possono, comunque, influire sui processi di sviluppo favorendo percorsi adattivi o disadattivi. In questo quadro vengono valutate tutte le esperienze di vita del soggetto, la re-te sociale che si è costruito fin dall’infanzia e, nell’ambito della quale, rivestono un ruolo predominante il rapporto con i genitori e le relazioni tra i pari. Alcuni studi hanno dimostrato che i bambini poco accettati dai coetanei o con disturbi del comportamento hanno maggiori probabilità di incorre-re in difficoltà future e, per tale ragione, sono considerati “gruppi a rischio” (Coie et al., 1995). Sono stati delineati, in particolare, due percorsi a rischio che collegano la qualità delle relazioni tra compagni a scuola ad esiti negativi in età adolescenziale e, successivamente, in età adulta. Il primo è caratterizzato da aggressività, scarso autocontrollo, disturbi della condotta, in età scolare e da comportamento delinquenziale, disturbo antisociale di personalità in adolescenza e in età adulta. Il secondo, invece, è contraddistinto da insicurezza, ansia, isola-mento sociale, bassa autostima, nel periodo scolare, e da successivi sintomi psicologici quali depressione, insicurezza, scarsa soddisfazione per-sonale e professionale in età adolescenziale e adulta.
2008
9788878908987
adolescenza; comportamento antisociale bullismo; rischio psicopatologico; comportamento aggressivo
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
I comportamenti aggressivi. Percorsi evolutivi e rischio psicopatologico / Cerutti, Rita; Maura, Manca. - STAMPA. - (2008), pp. 1-157.
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