Una delle maggiori difficoltà, quando si parla di Internet e delle nuove tecnologie, è riuscire a mantenere il discorso su argomenti precisi e circoscritti, evitando la tentazione di avventurarsi in previsioni generiche, poiché ogni pronostico, sia ottimistico che pessimistico, è per il momento privo di senso. Internet esiste, sempre più entrerà a far parte dell'esperienza dei giovani e dei giovanissimi e non è certo con proibizioni o oscuramenti che si può contrastarne le potenzialità negative, così come non è mettendo un computer su ogni banco che si creerà una generazione di adulti consapevoli e felici. Certo: di rischi, non pochi né lievi, se ne intravedono fin d'ora: per esempio l'incontro con organizzazioni e personaggi criminali, o paracriminali (pedofili, terroristi, hacker ecc.) e ne abbiamo già parlato, con doveroso allarme, ma la stessa ed esorbitante portata di questi pericoli, io credo, li rende visibili, bersagli tutto sommato abbastanza facili per la cura e la prevenzione. Più difficile, e non a caso ho usato nel titolo la parola "trabocchetto", è riconoscere, focalizzare, ed espungere da un contesto apparentemente positivo, o neutro, le insidie nascoste. Nello stesso senso si è usata la parola "promessa" e non "opportunità", perché è ancora presto per giudicare se davvero le promesse si muteranno in qualcosa di tangibile, qualcosa che può modificare il processo di formazione dell'identità dei giovani e la loro crescita culturale. Infatti, ridurre le "promesse" offerte dalla conoscenza del computer a qualche nuova competenza professionale, a qualche nuova opportunità di lavoro (peraltro anche queste oggi molto ridimensionate) significherebbe rendere sostanzialmente inutili buona parte dei discorsi sul rapporto tra sviluppo delle tecnologie informatiche e mutamento dei modelli culturali. il libro, sulla base di una indagine empirica condotta in alcuni licei e istituti tecnici ra Roma e provincia, identifica le principali attrattive che i giovani colgono nell’uso di Intenet. Si rileva che , almeno fino ad oggi, non risulta esserci in Italia una partecipazione consistente di giovani internauti a comunità, gruppi, forum che non siano a contenuto ludico, di attualità spicciola, di mera curiosità. Non si intravede ancora una maggiore partecipazione dei giovani alla vita pubblica o comunque una qualche presa di coscienza innovativa e profonda. La tendenza al distacco dalla politica non ha subito mutamenti con l'avvento di Internet, se non nei momenti occasionali di aggregazione spuria su temi di grande rilievo. Anche nel caso del gruppo dei no-global, ad esempio, non è chiaro se davvero Internet ha svolto un ruolo di propaganda e ha contribuito alla crescita del movimento, o più semplicemente ha soltanto favorito la comunicazione tra chi condivideva gli stessi punti di vista. E lo stesso può ripetersi per altri movimenti come quello dei girotondi (centomovimenti.it): la manifestazione di piazza, l'ascolto e il ritrovarsi insieme fisicamente, rimane il principale e insostituibile valore condiviso. Un'altra promessa, per ora delusa, riguarda la capacità di Internet di contribuire all'apprendimento, facilitando la diffusione dell'istruzione. Ho dedicato a questo tema un intero capitolo, poiché la questione è complessa e riguarda, più che gli studenti, coloro che davvero influiscono sull'organizzazione generale della scuola. L'uso di Internet ai fini scolastici ha dei limiti precisi: non può sostituire l'esperienza di apprendimento tradizionale, nonostante le suoi molte e ben note lacune. Internet, la sua stessa ragion d'essere, si realizza e si riverbera proficuamente in quei soggetti che sono già in grado di distinguere, selezionare, approfondire per proprio conto. Solo questi, infatti, eviteranno di ridurre lo studio a un pur abile "copia e incolla", e si guarderanno dal disperdersi nel mare magnum delle informazioni, attribuendo ad ognuna di esse il peso che merita e il senso che le appartiene. Appare chiaro, allora, che il punto di forza di Internet è la capacità di raccogliere, e accogliere, persone che condividono gli stessi interessi, superando gli ostacoli della distanza geografica. Ma questi interessi sono forgiati dal mondo che ci circonda, e difficilmente, solo in casi rarissimi, vengono stimolati da incontri casuali durante la "navigazione senza bussola", a meno che essi non ritrovino dei semi che già esistono, e che, nel bene e nel male, possono essere presenti nel Web. E allora: sicuramente non si diventerà affiliato a una setta, o terrorista, perché si è rimasti affascinati da uno dei tanti siti del genere che pullulano nel Web. Ma se un giovane vive già in una condizione di disagio e cerca qualcosa o qualcuno che sia in grado di comunicare con lui, di motivarlo, di fornirgli un'identità precostituita, allora è possibile che egli stesso vada sul Web alla ricerca di chi possa, almeno virtualmente, dargli ciò di cui ha bisogno. Il rischio, però, di uno stretto e nocivo rapporto tra l'uso di Internet - specialmente delle chat line - e l'isolamento, e lo svilupparsi di vere e proprie forme di dipendenza simili a quelle della droga o dell'alcol, stando ai dati, non è un rischio alto: i giovani preferiscono ancora vita reali e divertimenti concreti. Quindi, pur essendo mediamente più capaci degli adulti dal punto di vista delle conoscenze tecnologiche, ragazzi e ragazze non sembrano ancora schiavi del computer. La comunicazione al computer con gli amici può invece avere un risvolto positivo: può aiutare ad aggirare un disagio, a schivare momenti di sconforto, a recuperare sicurezza e fiducia in se stessi, ma a una condizione: che. questo tipo di esperienza venga poi trasposta nella vita reale, altrimenti si crea una frattura, una scissione pericolosa tra l'identità online e l'identità nel quotidiano. Insomma: un rischio che potremo chiamare psicologico esiste, ma circoscritto alle personalità più fragili, ai giovani che vivono con difficoltà il già difficile periodo dell'adolescenza, giovani abbandonati a se stessi da genitori troppo frettolosi ed attenti ad altro che alle esigenze psicologiche dei loro figli. E queste riflessioni, dobbiamo dire, diventano più allarmanti alla luce dei risultati di tante indagini che mettono in luce alcune sostanziali peculiarità: la scarsa o nessuna conoscenza, da parte dei genitori, del mondo interno dei figli, la vacuità del dialogo familiare e il disagio latente di molti giovani . L'esigenza di comunicare, per esempio, una esigenza che sembra ogni giorno più potente, e più insoddisfatta, potrà trovare in Internet un suo sfogo illusorio, e i messaggini (sms), gli e-mail, e le chat, che svolgono o possono svolgere una funzione vicariante nei riguardi di un eterno bisogno che non trova risposta. Ma se per tutti ciò che è ‘vicario’, il sostituto, non può soddisfare bisogni reali, profondi, questo è tanto più vero per i giovani a cui, se non altro per un fattore di età, manca quella ‘vigilanza critica’ che impedisce di prendere strade inquietanti, o inutili. E questo rischio si accresce se si affianca a situazioni familiari nelle quali la normalità è solo apparenza, cela pressapochismo e indifferenza devastante. Evitare, allora, che le comunità virtuali esercitino per i giovani una sorta di richiamo carismatico, dipenderà dalla consapevolezza e dalla responsabilità educativa degli adulti. Solo se gli adulti - genitori, insegnanti e governanti - riscopriranno questo ruolo, i trabocchetti e le insidie di Internet, ancorché sempre presenti, diventeranno un rischio limitato.

I giovani e internet. Promesse e trabocchetti / Bisi, Simonetta. - (2007), pp. 1-158.

I giovani e internet. Promesse e trabocchetti

BISI, Simonetta
2007

Abstract

Una delle maggiori difficoltà, quando si parla di Internet e delle nuove tecnologie, è riuscire a mantenere il discorso su argomenti precisi e circoscritti, evitando la tentazione di avventurarsi in previsioni generiche, poiché ogni pronostico, sia ottimistico che pessimistico, è per il momento privo di senso. Internet esiste, sempre più entrerà a far parte dell'esperienza dei giovani e dei giovanissimi e non è certo con proibizioni o oscuramenti che si può contrastarne le potenzialità negative, così come non è mettendo un computer su ogni banco che si creerà una generazione di adulti consapevoli e felici. Certo: di rischi, non pochi né lievi, se ne intravedono fin d'ora: per esempio l'incontro con organizzazioni e personaggi criminali, o paracriminali (pedofili, terroristi, hacker ecc.) e ne abbiamo già parlato, con doveroso allarme, ma la stessa ed esorbitante portata di questi pericoli, io credo, li rende visibili, bersagli tutto sommato abbastanza facili per la cura e la prevenzione. Più difficile, e non a caso ho usato nel titolo la parola "trabocchetto", è riconoscere, focalizzare, ed espungere da un contesto apparentemente positivo, o neutro, le insidie nascoste. Nello stesso senso si è usata la parola "promessa" e non "opportunità", perché è ancora presto per giudicare se davvero le promesse si muteranno in qualcosa di tangibile, qualcosa che può modificare il processo di formazione dell'identità dei giovani e la loro crescita culturale. Infatti, ridurre le "promesse" offerte dalla conoscenza del computer a qualche nuova competenza professionale, a qualche nuova opportunità di lavoro (peraltro anche queste oggi molto ridimensionate) significherebbe rendere sostanzialmente inutili buona parte dei discorsi sul rapporto tra sviluppo delle tecnologie informatiche e mutamento dei modelli culturali. il libro, sulla base di una indagine empirica condotta in alcuni licei e istituti tecnici ra Roma e provincia, identifica le principali attrattive che i giovani colgono nell’uso di Intenet. Si rileva che , almeno fino ad oggi, non risulta esserci in Italia una partecipazione consistente di giovani internauti a comunità, gruppi, forum che non siano a contenuto ludico, di attualità spicciola, di mera curiosità. Non si intravede ancora una maggiore partecipazione dei giovani alla vita pubblica o comunque una qualche presa di coscienza innovativa e profonda. La tendenza al distacco dalla politica non ha subito mutamenti con l'avvento di Internet, se non nei momenti occasionali di aggregazione spuria su temi di grande rilievo. Anche nel caso del gruppo dei no-global, ad esempio, non è chiaro se davvero Internet ha svolto un ruolo di propaganda e ha contribuito alla crescita del movimento, o più semplicemente ha soltanto favorito la comunicazione tra chi condivideva gli stessi punti di vista. E lo stesso può ripetersi per altri movimenti come quello dei girotondi (centomovimenti.it): la manifestazione di piazza, l'ascolto e il ritrovarsi insieme fisicamente, rimane il principale e insostituibile valore condiviso. Un'altra promessa, per ora delusa, riguarda la capacità di Internet di contribuire all'apprendimento, facilitando la diffusione dell'istruzione. Ho dedicato a questo tema un intero capitolo, poiché la questione è complessa e riguarda, più che gli studenti, coloro che davvero influiscono sull'organizzazione generale della scuola. L'uso di Internet ai fini scolastici ha dei limiti precisi: non può sostituire l'esperienza di apprendimento tradizionale, nonostante le suoi molte e ben note lacune. Internet, la sua stessa ragion d'essere, si realizza e si riverbera proficuamente in quei soggetti che sono già in grado di distinguere, selezionare, approfondire per proprio conto. Solo questi, infatti, eviteranno di ridurre lo studio a un pur abile "copia e incolla", e si guarderanno dal disperdersi nel mare magnum delle informazioni, attribuendo ad ognuna di esse il peso che merita e il senso che le appartiene. Appare chiaro, allora, che il punto di forza di Internet è la capacità di raccogliere, e accogliere, persone che condividono gli stessi interessi, superando gli ostacoli della distanza geografica. Ma questi interessi sono forgiati dal mondo che ci circonda, e difficilmente, solo in casi rarissimi, vengono stimolati da incontri casuali durante la "navigazione senza bussola", a meno che essi non ritrovino dei semi che già esistono, e che, nel bene e nel male, possono essere presenti nel Web. E allora: sicuramente non si diventerà affiliato a una setta, o terrorista, perché si è rimasti affascinati da uno dei tanti siti del genere che pullulano nel Web. Ma se un giovane vive già in una condizione di disagio e cerca qualcosa o qualcuno che sia in grado di comunicare con lui, di motivarlo, di fornirgli un'identità precostituita, allora è possibile che egli stesso vada sul Web alla ricerca di chi possa, almeno virtualmente, dargli ciò di cui ha bisogno. Il rischio, però, di uno stretto e nocivo rapporto tra l'uso di Internet - specialmente delle chat line - e l'isolamento, e lo svilupparsi di vere e proprie forme di dipendenza simili a quelle della droga o dell'alcol, stando ai dati, non è un rischio alto: i giovani preferiscono ancora vita reali e divertimenti concreti. Quindi, pur essendo mediamente più capaci degli adulti dal punto di vista delle conoscenze tecnologiche, ragazzi e ragazze non sembrano ancora schiavi del computer. La comunicazione al computer con gli amici può invece avere un risvolto positivo: può aiutare ad aggirare un disagio, a schivare momenti di sconforto, a recuperare sicurezza e fiducia in se stessi, ma a una condizione: che. questo tipo di esperienza venga poi trasposta nella vita reale, altrimenti si crea una frattura, una scissione pericolosa tra l'identità online e l'identità nel quotidiano. Insomma: un rischio che potremo chiamare psicologico esiste, ma circoscritto alle personalità più fragili, ai giovani che vivono con difficoltà il già difficile periodo dell'adolescenza, giovani abbandonati a se stessi da genitori troppo frettolosi ed attenti ad altro che alle esigenze psicologiche dei loro figli. E queste riflessioni, dobbiamo dire, diventano più allarmanti alla luce dei risultati di tante indagini che mettono in luce alcune sostanziali peculiarità: la scarsa o nessuna conoscenza, da parte dei genitori, del mondo interno dei figli, la vacuità del dialogo familiare e il disagio latente di molti giovani . L'esigenza di comunicare, per esempio, una esigenza che sembra ogni giorno più potente, e più insoddisfatta, potrà trovare in Internet un suo sfogo illusorio, e i messaggini (sms), gli e-mail, e le chat, che svolgono o possono svolgere una funzione vicariante nei riguardi di un eterno bisogno che non trova risposta. Ma se per tutti ciò che è ‘vicario’, il sostituto, non può soddisfare bisogni reali, profondi, questo è tanto più vero per i giovani a cui, se non altro per un fattore di età, manca quella ‘vigilanza critica’ che impedisce di prendere strade inquietanti, o inutili. E questo rischio si accresce se si affianca a situazioni familiari nelle quali la normalità è solo apparenza, cela pressapochismo e indifferenza devastante. Evitare, allora, che le comunità virtuali esercitino per i giovani una sorta di richiamo carismatico, dipenderà dalla consapevolezza e dalla responsabilità educativa degli adulti. Solo se gli adulti - genitori, insegnanti e governanti - riscopriranno questo ruolo, i trabocchetti e le insidie di Internet, ancorché sempre presenti, diventeranno un rischio limitato.
2007
9788846446299
Internet; Giovani; utilizzo
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
I giovani e internet. Promesse e trabocchetti / Bisi, Simonetta. - (2007), pp. 1-158.
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