Il progetto di architettura o più in generale quello delle trasformazioni territoriali ha due confini culturali: dalla sintesi formale proposta individualmente a quella che si forma con la partecipazione ed è valutata con l’obiettivo dello sviluppo durable. Nell’analisi di questa forbice i termini hanno un ruolo importante: la partecipazione rappresenta un momento fondamentale ma non esaustivo della democrazia; l’individuo rappresenta un soggetto singolo o collettivo che propone la propria interpretazione dello sviluppo. In tutti i casi ne all’interno della forbice ne tanto meno nei suoi apici sono rappresentati i futuri con i loro diritti. Eppure è proprio questa entità che sta alla base della valutazione, del suo perché, della sua inalienabilità nel momento in cui i processi di trasformazione modificano le capacità di resilienza complessiva del nostro mondo Questo credo che sia il grande tema su cui devono confrontarsi le discipline che traggono il loro essere dal progetto. Se le scienze esatte sono interessate soprattutto dalla lettura e dai codici dei fenomeni (che a loro volta li descrivono con i loro differenti linguaggi), se le scienze umane e sociali sono interessate dall’interpretazione dei fenomeni stessi, le discipline che si riferiscono al progetto di trasformazione sono interessate dalla conservazione delle azioni di trasformazione sia che esse siano rappresentate da manufatti sia da azioni complesse che implicano processi sociali, economici, ambientali. E’ su questo obiettivo della conservazione delle trasformazioni prodotte che si è sviluppato il linguaggio dell’arte e dell’architettura, delle scienze delle costruzioni, e che ora si stanno avviando gli studi sulla complessità e sulla progettazione sistemica del territorio.
Trasformazioni del territorio, valutazione dei processi, diritto dei futuri / Vendittelli, Manlio. - STAMPA. - (2008), pp. 39-55.
Trasformazioni del territorio, valutazione dei processi, diritto dei futuri
VENDITTELLI, MANLIO
2008
Abstract
Il progetto di architettura o più in generale quello delle trasformazioni territoriali ha due confini culturali: dalla sintesi formale proposta individualmente a quella che si forma con la partecipazione ed è valutata con l’obiettivo dello sviluppo durable. Nell’analisi di questa forbice i termini hanno un ruolo importante: la partecipazione rappresenta un momento fondamentale ma non esaustivo della democrazia; l’individuo rappresenta un soggetto singolo o collettivo che propone la propria interpretazione dello sviluppo. In tutti i casi ne all’interno della forbice ne tanto meno nei suoi apici sono rappresentati i futuri con i loro diritti. Eppure è proprio questa entità che sta alla base della valutazione, del suo perché, della sua inalienabilità nel momento in cui i processi di trasformazione modificano le capacità di resilienza complessiva del nostro mondo Questo credo che sia il grande tema su cui devono confrontarsi le discipline che traggono il loro essere dal progetto. Se le scienze esatte sono interessate soprattutto dalla lettura e dai codici dei fenomeni (che a loro volta li descrivono con i loro differenti linguaggi), se le scienze umane e sociali sono interessate dall’interpretazione dei fenomeni stessi, le discipline che si riferiscono al progetto di trasformazione sono interessate dalla conservazione delle azioni di trasformazione sia che esse siano rappresentate da manufatti sia da azioni complesse che implicano processi sociali, economici, ambientali. E’ su questo obiettivo della conservazione delle trasformazioni prodotte che si è sviluppato il linguaggio dell’arte e dell’architettura, delle scienze delle costruzioni, e che ora si stanno avviando gli studi sulla complessità e sulla progettazione sistemica del territorio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.