Nel vivo del dibattito sulla scelta di uno stile storico che fosse indicativo dell'identità nazionale e di riferimento per la progettazione moderna, nel 1846 Eugène Viollet-le-Duc confermava l'esemplarità di Roma e il suo valore normativo. Si trattava in realtà della riduzione a relatività storica nazionale del principio di universalità di Roma, ma anche della conferma di quel principio nella modernità. Per voci diverse, passando dall'architettura alle arti figurative, Roma avrebbe visto ora mettere in discussione ora sostenere il suo ruolo eminente, finché, nella dinamica delle strategie e delle forze artistiche, la scelta della città come sede dell'Esposizione e poi della Galleria d'arte moderna si configurava come una soddisfacente conferma del primato di Roma nella contemporaneità. A contendere tale primato erano Parigi, Berlino, Milano, ma la supremazia di Roma trovava in quella accezione di contemporaneità nuove ragioni: non più esclusivamente inestimabile archivio di modelli universali dell'arte né sede normativa del classicismo, ma emporio fragrante di ogni tendenza a confronto dove persino la contrapposizione tra ideale classico romano e parigina sensibilità al vero poteva apparire più stemperata.
Roma “emporio mondiale dell’arte” / DI MACCO, Michela. - (2003), pp. 584-588.
Roma “emporio mondiale dell’arte”
DI MACCO, MICHELA
2003
Abstract
Nel vivo del dibattito sulla scelta di uno stile storico che fosse indicativo dell'identità nazionale e di riferimento per la progettazione moderna, nel 1846 Eugène Viollet-le-Duc confermava l'esemplarità di Roma e il suo valore normativo. Si trattava in realtà della riduzione a relatività storica nazionale del principio di universalità di Roma, ma anche della conferma di quel principio nella modernità. Per voci diverse, passando dall'architettura alle arti figurative, Roma avrebbe visto ora mettere in discussione ora sostenere il suo ruolo eminente, finché, nella dinamica delle strategie e delle forze artistiche, la scelta della città come sede dell'Esposizione e poi della Galleria d'arte moderna si configurava come una soddisfacente conferma del primato di Roma nella contemporaneità. A contendere tale primato erano Parigi, Berlino, Milano, ma la supremazia di Roma trovava in quella accezione di contemporaneità nuove ragioni: non più esclusivamente inestimabile archivio di modelli universali dell'arte né sede normativa del classicismo, ma emporio fragrante di ogni tendenza a confronto dove persino la contrapposizione tra ideale classico romano e parigina sensibilità al vero poteva apparire più stemperata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.