Sembra ormai improbabile che la tutela dei beni culturali possa godere, in futuro, dello stesso riconoscimento sociale che ha contraddistinto l’Ottocento e buona parte del secolo scorso; riconoscimento motivato da precise ragioni di cultura, di educazione e di ricerca di una migliore e più umana qualità della vita, legate al mantenimento di un equilibrato rapporto fra conservazione e innovazione. In tale più circoscritta prospettiva futura, che avrà il pregio (e l’obbligo) di tenere alto il livello dell’approfondimento concettuale e dell’operatività, probabilmente assisteremo a una maggiore apertura di interessi o, se si vuole, all’affermazione di un concetto più estensivo di “bene culturale”: in architettura si svilupperà l’attenzione per le periferie e le loro specifiche valenze; per i temi del restauro della produzione moderna, anche di quella oggi considerata deteriore; per l’innesto di antico e nuovo, sperimentato secondo vari modi e plurime intenzionalità; per la mescolanza e la contaminazione di forme artistiche diverse, pittoriche, scultorie e architettoniche, colte e popolari. Solo attraverso un processo di radicale ripensamento, dunque, potrebbe intravedersi la strada di una continuità di vita dell’idea stessa di conservazione e valorizzazione del patrimonio. Sul concetto di valorizzazione va sottolineato come la corretta interpretazione è da intendersi in termini culturali. Fra questi temi più estensivi si affrontano quelli più strettamente pertinenti all’architettura e a una moderna concezione di tutela entro la quale il restauro del “nuovo”, la questione dell’innesto del nuovo sull’antico, nelle sue varie forme e ragioni, l’uso e l’abuso del patrimonio, costituiscono forse le più attuali e urgenti novità, quelle su cui è indispensabile soffermarsi.
Alcuni temi di restauro per il nuovo secolo / Carbonara, Giovanni. - STAMPA. - (2007), pp. 1-50.
Alcuni temi di restauro per il nuovo secolo
CARBONARA, Giovanni
2007
Abstract
Sembra ormai improbabile che la tutela dei beni culturali possa godere, in futuro, dello stesso riconoscimento sociale che ha contraddistinto l’Ottocento e buona parte del secolo scorso; riconoscimento motivato da precise ragioni di cultura, di educazione e di ricerca di una migliore e più umana qualità della vita, legate al mantenimento di un equilibrato rapporto fra conservazione e innovazione. In tale più circoscritta prospettiva futura, che avrà il pregio (e l’obbligo) di tenere alto il livello dell’approfondimento concettuale e dell’operatività, probabilmente assisteremo a una maggiore apertura di interessi o, se si vuole, all’affermazione di un concetto più estensivo di “bene culturale”: in architettura si svilupperà l’attenzione per le periferie e le loro specifiche valenze; per i temi del restauro della produzione moderna, anche di quella oggi considerata deteriore; per l’innesto di antico e nuovo, sperimentato secondo vari modi e plurime intenzionalità; per la mescolanza e la contaminazione di forme artistiche diverse, pittoriche, scultorie e architettoniche, colte e popolari. Solo attraverso un processo di radicale ripensamento, dunque, potrebbe intravedersi la strada di una continuità di vita dell’idea stessa di conservazione e valorizzazione del patrimonio. Sul concetto di valorizzazione va sottolineato come la corretta interpretazione è da intendersi in termini culturali. Fra questi temi più estensivi si affrontano quelli più strettamente pertinenti all’architettura e a una moderna concezione di tutela entro la quale il restauro del “nuovo”, la questione dell’innesto del nuovo sull’antico, nelle sue varie forme e ragioni, l’uso e l’abuso del patrimonio, costituiscono forse le più attuali e urgenti novità, quelle su cui è indispensabile soffermarsi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.