Erano gli anni in cui ci venivano proposte le figure di Aldo Rossi, Louis Kahn, Leon Krier, Jeames Stirling, Osvald Mathias Ungers e alcuni altri, accomunati tutti da quello che era definito il ricorso alla memoria e il recupero della storia e, fatto decisamente più importante, la concezione dell’oggetto architettonico come elemento interno al più vasto manufatto della città. L’Architettura della Città di Aldo Rossi era il testo fondamentale di riferimento, poi tra gli altri Complessità e Contraddizione di Robert Venturi, secondo un binomio italo-americano allora molto in voga. La generazione degli anni ottanta ha vissuto il mito della pianta declinato soprattutto nell’accezione di tessuto. Come elemento di genesi formale del progetto, la pianta interpreta i tessuti e vi si installa principalmente attraverso la pratica della sostituzione, tipica delle città consolidate. La forza e la validità dell’operazione consisteva nell’anteporre l’acquisizione di un metodo generalizzabile, e in qualche modo spersonalizzato, al culto del personaggio. Nell’ultimo decennio la tendenza è inversa e si rileva dalla pubblicistica. Per l’architettura, che recepisce con ritardo gli indirizzi della moda e del costume, dalla fine degli anni ottanta la parola chiave è immagine. Il complesso apparato sul quale si fonda il progetto di architettura si sintetizza ingenuamente e pericolosamente negli slogan figurativi di facile presa sul grande pubblico, che finora ignora che esista l’architettura contemporanea.
I figli degli anni Ottanta e il problema dell'immagine / Zammerini, Massimo. - STAMPA. - (2007), pp. 461-465.
I figli degli anni Ottanta e il problema dell'immagine
ZAMMERINI, MASSIMO
2007
Abstract
Erano gli anni in cui ci venivano proposte le figure di Aldo Rossi, Louis Kahn, Leon Krier, Jeames Stirling, Osvald Mathias Ungers e alcuni altri, accomunati tutti da quello che era definito il ricorso alla memoria e il recupero della storia e, fatto decisamente più importante, la concezione dell’oggetto architettonico come elemento interno al più vasto manufatto della città. L’Architettura della Città di Aldo Rossi era il testo fondamentale di riferimento, poi tra gli altri Complessità e Contraddizione di Robert Venturi, secondo un binomio italo-americano allora molto in voga. La generazione degli anni ottanta ha vissuto il mito della pianta declinato soprattutto nell’accezione di tessuto. Come elemento di genesi formale del progetto, la pianta interpreta i tessuti e vi si installa principalmente attraverso la pratica della sostituzione, tipica delle città consolidate. La forza e la validità dell’operazione consisteva nell’anteporre l’acquisizione di un metodo generalizzabile, e in qualche modo spersonalizzato, al culto del personaggio. Nell’ultimo decennio la tendenza è inversa e si rileva dalla pubblicistica. Per l’architettura, che recepisce con ritardo gli indirizzi della moda e del costume, dalla fine degli anni ottanta la parola chiave è immagine. Il complesso apparato sul quale si fonda il progetto di architettura si sintetizza ingenuamente e pericolosamente negli slogan figurativi di facile presa sul grande pubblico, che finora ignora che esista l’architettura contemporanea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.