L’A. ripercorre la storia esterna del code de commerce del 1807, anche in base al ritrovamento di materiali inediti che si pensavano perduti o addirittura di cui si negava l’esistenza, come il contributo di Tolozan in materia di fallimento. Poi prende in esame le spinte che hanno sollecitato la formazione di un nuovo codice di commercio, sin dagli anni immediatamente successivi alla promulgazione dell’Ordonnance de Commerce del 1673 e dedica largo spazio all’esame dei cahiers de doléance redatti in vista degli Stati generali del 1789. Quindi affronta il nodo problematico degli actes de commerce, tradizionalmente posti al centro della scienza del diritto commerciale e della disciplina del nuovo codice, che non poteva più essere un codice di ‘ceto’ a seguito dell’abolizione delle corporazioni, per concludere che la costruzione teorica dell’atto di commercio è invece successiva, sia in Francia sia in Italia. Invece, il code sarebbe partito dall’esigenza di trovare un criterio coerente per ripartire la giurisdizione tra tribunali ordinari e tribunali di commercio, e per questo avrebbe affidato ai secondi la materia del commercio, senza tuttavia ipostatizzarla in una categoria a sé. Dopo aver cercato di sfatare alcuni miti sulla pretesa arretratezza del codice di commercio, l’A. conclude che esso è la testimonianza di una società appena avvita, e con una certa timidezza, al riconoscimento del ruolo determinante dell’impresa.
Un diritto nuovo con materiali antichi: il Code de commerce fra tradizione e innovazione / Petronio, Ugo. - STAMPA. - (2008), pp. 1-45.
Un diritto nuovo con materiali antichi: il Code de commerce fra tradizione e innovazione
PETRONIO, Ugo
2008
Abstract
L’A. ripercorre la storia esterna del code de commerce del 1807, anche in base al ritrovamento di materiali inediti che si pensavano perduti o addirittura di cui si negava l’esistenza, come il contributo di Tolozan in materia di fallimento. Poi prende in esame le spinte che hanno sollecitato la formazione di un nuovo codice di commercio, sin dagli anni immediatamente successivi alla promulgazione dell’Ordonnance de Commerce del 1673 e dedica largo spazio all’esame dei cahiers de doléance redatti in vista degli Stati generali del 1789. Quindi affronta il nodo problematico degli actes de commerce, tradizionalmente posti al centro della scienza del diritto commerciale e della disciplina del nuovo codice, che non poteva più essere un codice di ‘ceto’ a seguito dell’abolizione delle corporazioni, per concludere che la costruzione teorica dell’atto di commercio è invece successiva, sia in Francia sia in Italia. Invece, il code sarebbe partito dall’esigenza di trovare un criterio coerente per ripartire la giurisdizione tra tribunali ordinari e tribunali di commercio, e per questo avrebbe affidato ai secondi la materia del commercio, senza tuttavia ipostatizzarla in una categoria a sé. Dopo aver cercato di sfatare alcuni miti sulla pretesa arretratezza del codice di commercio, l’A. conclude che esso è la testimonianza di una società appena avvita, e con una certa timidezza, al riconoscimento del ruolo determinante dell’impresa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.