L'Autore prende in considerazione all'interno del capitolo le problematiche che possono evidenziare i mininori stranieri nel contesto scolastico italiano. L’ingresso nella scuola rappresenta per i bambini e adolescenti immigrati un momento delicato, in quanto è in tale contesto che avviene il primo confronto con una lingua ed una cultura nuove e con abitudini e consuetudini diverse da quelle di origine (Roebers, Scheneider, 1999; Favaro, Napoli 2002) che possono rappresentare degli ostacoli difficili da superare. Nell’ambito della ricerca, sicuramente le differenze linguistiche sono le più indagate, dal momento che vengono ritenute uno dei principali ostacoli all’integrazione scolastica nel determinare gli insuccessi legati all’inserimento. Dai risultati di un’indagine condotta in Francia (Moro 2001) su un campione di 45 bambini di 8 anni (18 autoctoni e 27 figli di immigrati) i bambini figli di immigrati presentavano maggiori e prevedibili difficoltà linguistiche ottenendo in generale risultati scolastici inferiori. La loro carriera scolastica era, inoltre, caratterizzata da problemi comportamentali (difficoltà di socializzazione con i pari e difficoltà nel processo di integrazione). Le ricerche nel in Italia indicano che le difficoltà degli alunni stranieri sembrano aumentare in maniera indirettamente proporzionale al tempo trascorso nel paese di accoglienza e direttamente proporzionale all’età. L’inserimento scolastico risulta più problematico per i ragazzi neo arrivati in Italia di 13-15 anni rispetto a coloro nati nel nostro paese (Del Miglio, 2004). È in questa fascia di età che si concentrano maggiormente i casi di evasione e di dispersione scolastica (Favaro, Napoli, 2004). Il confronto tra due culture che possono entrare in opposizione tra loro e, più in generale, l’esperienza della migrazione, nel delicato periodo adolescenziale, si intreccia con il processo di crescita rendendolo più complesso.L’ambito scolastico costituisce, dunque, il luogo in cui il disagio può trovare la sua espressione più immediata, per lo più mediante difficoltà di apprendimento dietro alle quali possono, altresì, celarsi problemi nella sfera emotiva e comportamentale, aspetti questi ultimi tuttora poco indagati, nel panorama europeo e, soprattutto, nell’ambito degli studi italiani sulla migrazione infantile e adolescenziale. Secondo le ricerche in argomento (Favaro, Napoli, 2004; Besozzi, 2002; Giovannini, 2001; Mazzetti, 1996; Moro, 1998) lo scoglio primario risulta essere lo studio della lingua italiana; una difficoltà che investe non solo il piano cognitivo ma anche quello socio relazionale e affettivo. Essa, può costituire un ostacolo all’incontro e all’aggregazione con i pari. I dati evidenziano una scarsa prestazione riferita a tutte le materie, la cui origine, però, non è attribuibile unicamente alla difficoltà nell’uso della lingua italiana, da parte dei minori stranieri, ma, piuttosto, a un problema di adattamento alla “nuova” cultura. In effetti, come sottolinea Mancini (2001) è nell’ambito scolastico che il minore straniero incontra la cultura ospitante in tutta la sua pienezza. A questo incontro, che talvolta, purtroppo, si trasforma in scontro, il minore può fornire risposte che possono risultare adattive o possono rappresentare manifestazioni di disagio. A tal proposito viene sottolineata (Giovannini e Queirolo Palmas 2002) l’importanza di prestare attenzione alla differenza esistente tra il normale processo di inserimento nella cultura ospitante e quelli di omologazione e assimilazione che, invece, rischiano di cancellare la propria appartenenza creando confusione e intralciando un sano processo di costruzione identitaria.
Il disagio del minore straniero nel contesto scolastico / Cerutti, Rita. - STAMPA. - (2008), pp. 49-79.
Il disagio del minore straniero nel contesto scolastico
CERUTTI, Rita
2008
Abstract
L'Autore prende in considerazione all'interno del capitolo le problematiche che possono evidenziare i mininori stranieri nel contesto scolastico italiano. L’ingresso nella scuola rappresenta per i bambini e adolescenti immigrati un momento delicato, in quanto è in tale contesto che avviene il primo confronto con una lingua ed una cultura nuove e con abitudini e consuetudini diverse da quelle di origine (Roebers, Scheneider, 1999; Favaro, Napoli 2002) che possono rappresentare degli ostacoli difficili da superare. Nell’ambito della ricerca, sicuramente le differenze linguistiche sono le più indagate, dal momento che vengono ritenute uno dei principali ostacoli all’integrazione scolastica nel determinare gli insuccessi legati all’inserimento. Dai risultati di un’indagine condotta in Francia (Moro 2001) su un campione di 45 bambini di 8 anni (18 autoctoni e 27 figli di immigrati) i bambini figli di immigrati presentavano maggiori e prevedibili difficoltà linguistiche ottenendo in generale risultati scolastici inferiori. La loro carriera scolastica era, inoltre, caratterizzata da problemi comportamentali (difficoltà di socializzazione con i pari e difficoltà nel processo di integrazione). Le ricerche nel in Italia indicano che le difficoltà degli alunni stranieri sembrano aumentare in maniera indirettamente proporzionale al tempo trascorso nel paese di accoglienza e direttamente proporzionale all’età. L’inserimento scolastico risulta più problematico per i ragazzi neo arrivati in Italia di 13-15 anni rispetto a coloro nati nel nostro paese (Del Miglio, 2004). È in questa fascia di età che si concentrano maggiormente i casi di evasione e di dispersione scolastica (Favaro, Napoli, 2004). Il confronto tra due culture che possono entrare in opposizione tra loro e, più in generale, l’esperienza della migrazione, nel delicato periodo adolescenziale, si intreccia con il processo di crescita rendendolo più complesso.L’ambito scolastico costituisce, dunque, il luogo in cui il disagio può trovare la sua espressione più immediata, per lo più mediante difficoltà di apprendimento dietro alle quali possono, altresì, celarsi problemi nella sfera emotiva e comportamentale, aspetti questi ultimi tuttora poco indagati, nel panorama europeo e, soprattutto, nell’ambito degli studi italiani sulla migrazione infantile e adolescenziale. Secondo le ricerche in argomento (Favaro, Napoli, 2004; Besozzi, 2002; Giovannini, 2001; Mazzetti, 1996; Moro, 1998) lo scoglio primario risulta essere lo studio della lingua italiana; una difficoltà che investe non solo il piano cognitivo ma anche quello socio relazionale e affettivo. Essa, può costituire un ostacolo all’incontro e all’aggregazione con i pari. I dati evidenziano una scarsa prestazione riferita a tutte le materie, la cui origine, però, non è attribuibile unicamente alla difficoltà nell’uso della lingua italiana, da parte dei minori stranieri, ma, piuttosto, a un problema di adattamento alla “nuova” cultura. In effetti, come sottolinea Mancini (2001) è nell’ambito scolastico che il minore straniero incontra la cultura ospitante in tutta la sua pienezza. A questo incontro, che talvolta, purtroppo, si trasforma in scontro, il minore può fornire risposte che possono risultare adattive o possono rappresentare manifestazioni di disagio. A tal proposito viene sottolineata (Giovannini e Queirolo Palmas 2002) l’importanza di prestare attenzione alla differenza esistente tra il normale processo di inserimento nella cultura ospitante e quelli di omologazione e assimilazione che, invece, rischiano di cancellare la propria appartenenza creando confusione e intralciando un sano processo di costruzione identitaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.