Il tema delle misure alternative al carcere sta ricevendo negli ultimi anni un'attenzione crescente sia sul piano del dibattito tecnico relativo all'amministrazione della giustizia, sia su quello sociale e mass-mediatico. Se è vero infatti che i mezzi di comunicazione, nella descrizione di alcuni eventi di cronaca nera, non mancano di mettere in luce i rischi per la collettività che le pene alternative comportano, al contrario l'esperienza fin qui maturata (affidamento in prova ai servizi sociali, ammissione alla semilibertà e detenzione domiciliare, anche, a specifiche condizioni, attraverso l'ammissione alle misure alternative direttamente dalla libertà) mostra con incontrovertibile evidenza l'utilità di percorsi differenti alla pena detentiva e le forti potenzialità di risocializzazione offerte da questo particolare istituto giuridico a partire dal 1975 (legge n. 354) e soprattutto successivamente alla cosiddetta legge Gozzini del 1986 (n. 663) che ha introdotto modifiche significative alle misure alternative, ulteriormente ampliate nel 1998 dalla legge (n. 165) Simeone-Saraceni. Il volume - sulla base di una ricerca empirica nazionale, ad impostazione qualitativa, condotta insieme alla Direzione Generale del Ministero della Giustizia per l'Esecuzione Penale Esterna - traccia un profilo applicato del fenomeno, soffermandosi in particolare sul ruolo e le relazioni di rete dei Centri di Servizio Sociale per Adulti (ridenominati con legge del 2005: Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna) e delle organizzazioni presso cui viene svolta l'esecuzione penale esterna, interfacciando a tale rilevazione orientamenti e valutazioni degli stessi utenti condannati. Si perviene così a un modello interpretativo alquanto articolato e fondato su dati reali utili sia per la comprensione delle dinamiche di recupero attivate sia per la ipotizzabile ottimizzazione dei processi organizzativi e operativi della Esecuzione Penale Esterna che costituisce un universo specializzato che supera ormai [dati primo semestre 2006] i 37.000 casi seguiti, a fronte dell'altro universo dei condannati la cui espiazione della pena viene eseguita direttamente all'interno degli istituti penitenziari che ha una consistenza [al 30 giugno 2006] prossima ai 40.000 soggetti su un totale complessivo di popolazione carceraria di poco superiore ai 61.000 detenuti, compresi anche i detenuti imputati (circa 22.000).
Risorse socioterritoriali, soggetti e analisi delle reti sociali / Mattioli, Francesco. - (2006), pp. 267-360.
Risorse socioterritoriali, soggetti e analisi delle reti sociali
MATTIOLI, Francesco
2006
Abstract
Il tema delle misure alternative al carcere sta ricevendo negli ultimi anni un'attenzione crescente sia sul piano del dibattito tecnico relativo all'amministrazione della giustizia, sia su quello sociale e mass-mediatico. Se è vero infatti che i mezzi di comunicazione, nella descrizione di alcuni eventi di cronaca nera, non mancano di mettere in luce i rischi per la collettività che le pene alternative comportano, al contrario l'esperienza fin qui maturata (affidamento in prova ai servizi sociali, ammissione alla semilibertà e detenzione domiciliare, anche, a specifiche condizioni, attraverso l'ammissione alle misure alternative direttamente dalla libertà) mostra con incontrovertibile evidenza l'utilità di percorsi differenti alla pena detentiva e le forti potenzialità di risocializzazione offerte da questo particolare istituto giuridico a partire dal 1975 (legge n. 354) e soprattutto successivamente alla cosiddetta legge Gozzini del 1986 (n. 663) che ha introdotto modifiche significative alle misure alternative, ulteriormente ampliate nel 1998 dalla legge (n. 165) Simeone-Saraceni. Il volume - sulla base di una ricerca empirica nazionale, ad impostazione qualitativa, condotta insieme alla Direzione Generale del Ministero della Giustizia per l'Esecuzione Penale Esterna - traccia un profilo applicato del fenomeno, soffermandosi in particolare sul ruolo e le relazioni di rete dei Centri di Servizio Sociale per Adulti (ridenominati con legge del 2005: Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna) e delle organizzazioni presso cui viene svolta l'esecuzione penale esterna, interfacciando a tale rilevazione orientamenti e valutazioni degli stessi utenti condannati. Si perviene così a un modello interpretativo alquanto articolato e fondato su dati reali utili sia per la comprensione delle dinamiche di recupero attivate sia per la ipotizzabile ottimizzazione dei processi organizzativi e operativi della Esecuzione Penale Esterna che costituisce un universo specializzato che supera ormai [dati primo semestre 2006] i 37.000 casi seguiti, a fronte dell'altro universo dei condannati la cui espiazione della pena viene eseguita direttamente all'interno degli istituti penitenziari che ha una consistenza [al 30 giugno 2006] prossima ai 40.000 soggetti su un totale complessivo di popolazione carceraria di poco superiore ai 61.000 detenuti, compresi anche i detenuti imputati (circa 22.000).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.