This contribution reconstructs the little-studied figure of architect Fulvia Ciarla (Velletri, 1925), who graduated from Sapienza University in 1950 and was active between the 1950s and 1960s. Despite the scarce bibliography and the absence of dedicated scholarly attention, her work emerges through several significant projects, including INA-Casa housing in Monteroni and in the Santa Rosa district of Lecce, INCIS buildings in Bari, various residential constructions in Velletri, and healthcare facilities such as the Sanatrix clinic in Rome and the Vigorelli post-sanatorium hospital in Milan. Although she occasionally signed her work with her husband’s surname—architect and professor Francesco Berarducci—her production is autonomous and grounded in a modernist education influenced by Mies van der Rohe and Le Corbusier, enriched by Northern European references typical of the Roman architectural school of the late 1950s. Her architecture is marked by attention to the urban context, the quality of public and private spaces, and the innovative use of materials. Central to her design process is drawing, from perspective views to three-dimensional models, employed as tools to control spatial form and the integration of her buildings within their territorial environment.

Il contributo ricostruisce la figura poco studiata dell’architetta Fulvia Ciarla (Velletri, 1925), laureata alla Sapienza nel 1950 e attiva tra gli anni ’50 e ’60. Nonostante l’esigua bibliografia e l’assenza di critica dedicata, il suo lavoro emerge attraverso alcune opere significative, tra cui interventi INA-Casa a Monteroni e nel quartiere Santa Rosa a Lecce, progetti INCIS a Bari, vari edifici residenziali a Velletri e strutture sanitarie come la clinica Sanatrix a Roma e l’ospedale Vigorelli a Milano. Pur firmandosi talvolta con il cognome del marito, l’architetto Francesco Berarducci, la sua produzione è autonoma e riconducibile a una formazione modernista ispirata a Mies van der Rohe e Le Corbusier, integrata da influenze nordeuropee tipiche della scuola romana degli anni ’50. Le sue architetture si distinguono per attenzione al contesto urbano, qualità degli spazi e uso innovativo dei materiali. Centrale nel suo processo progettuale è il disegno, dalla prospettiva al modello tridimensionale, utilizzato come strumento per controllare forma, spazio e inserimento territoriale.

A misura d'uomo. Fulvia Ciarla, architettura e socialità / Astone, Michele. - (2025), pp. 310-314.

A misura d'uomo. Fulvia Ciarla, architettura e socialità

Michele Astone
2025

Abstract

This contribution reconstructs the little-studied figure of architect Fulvia Ciarla (Velletri, 1925), who graduated from Sapienza University in 1950 and was active between the 1950s and 1960s. Despite the scarce bibliography and the absence of dedicated scholarly attention, her work emerges through several significant projects, including INA-Casa housing in Monteroni and in the Santa Rosa district of Lecce, INCIS buildings in Bari, various residential constructions in Velletri, and healthcare facilities such as the Sanatrix clinic in Rome and the Vigorelli post-sanatorium hospital in Milan. Although she occasionally signed her work with her husband’s surname—architect and professor Francesco Berarducci—her production is autonomous and grounded in a modernist education influenced by Mies van der Rohe and Le Corbusier, enriched by Northern European references typical of the Roman architectural school of the late 1950s. Her architecture is marked by attention to the urban context, the quality of public and private spaces, and the innovative use of materials. Central to her design process is drawing, from perspective views to three-dimensional models, employed as tools to control spatial form and the integration of her buildings within their territorial environment.
2025
Donne e progetto. Figure dell'architettura e del design nell'Italia contemporanea
9788822923387
Il contributo ricostruisce la figura poco studiata dell’architetta Fulvia Ciarla (Velletri, 1925), laureata alla Sapienza nel 1950 e attiva tra gli anni ’50 e ’60. Nonostante l’esigua bibliografia e l’assenza di critica dedicata, il suo lavoro emerge attraverso alcune opere significative, tra cui interventi INA-Casa a Monteroni e nel quartiere Santa Rosa a Lecce, progetti INCIS a Bari, vari edifici residenziali a Velletri e strutture sanitarie come la clinica Sanatrix a Roma e l’ospedale Vigorelli a Milano. Pur firmandosi talvolta con il cognome del marito, l’architetto Francesco Berarducci, la sua produzione è autonoma e riconducibile a una formazione modernista ispirata a Mies van der Rohe e Le Corbusier, integrata da influenze nordeuropee tipiche della scuola romana degli anni ’50. Le sue architetture si distinguono per attenzione al contesto urbano, qualità degli spazi e uso innovativo dei materiali. Centrale nel suo processo progettuale è il disegno, dalla prospettiva al modello tridimensionale, utilizzato come strumento per controllare forma, spazio e inserimento territoriale.
Fulvia Ciarla; ina casa; architettura ospedaliera
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
A misura d'uomo. Fulvia Ciarla, architettura e socialità / Astone, Michele. - (2025), pp. 310-314.
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