ABSTRACT L'intento del nostro lavoro è quello di segnalare un problema di arretratezza organizzativa che è tipica dell'intero sistema della cooperazione internazionale. La pervicace sopravvivenza dei tradizionali modelli burocratico-gerarchici, e la loro ormai tangibile insufficienza, rendono indispensabile costruire progetti di intervento capaci di promuovere flessibilità, circolarità della comunicazione, collegialità decisionale. Per chi opera nel campo della cooperazione ciò significa superare le tradizionali compartimentazioni disciplinari e rendersi conto dell'importanza delle commistioni e delle contaminazioni reciproche. Per ciò che attiene alle professioni sociali che si occupano di cooperazione, occorre riservare uno spazio specifico alla professionalità degli assistenti sociali. L'analisi dei progetti di cooperazione ci mostra come spesso la costruzione di un ospedale, o di un centro sociale o di un consultorio familiare, necessita proprio di queste funzioni le quali vengono il più delle volte svolte da medici o, ancora più frequentemente, da antropologi. Quindi, anche se definita in questi termini molto semplicistici, la professionalità degli assistenti sociali potrebbe molto utilmente essere inserita nei progetti di cooperazione internazionale sollevando altri professionisti da funzioni che non gli sono proprie. Nel mondo anglo-sassone si tende a definire la professione di assistente sociale con il termine più generale di "social worker", estendendo sensibilmente il campo d'azione di questi lavoratori. Con quest'ultimo termine si tendono a ricomprendere due aree d'azione che tradizionalmente non facevano parte del bagaglio professionale degli assistenti sociali: - il servizio sociale per i gruppi e le organizzazioni; - l'intervento per la promozione della cittadinanza. Siamo, quindi, in presenza di un processo di rafforzamento professionale che rende gli assistenti sociali candidabili a pieno titolo per il loro inserimento, con funzioni tutt'altro che secondarie, in progetti di cooperazione internazionale. Il fatto che ciò sinora non sia avvenuto è semplicemente frutto dell'atteggiamento minoritario e subalterno con cui sinora è stato gestito il percorso di accreditamento professionale degli assistenti sociali da parte degli organismi associativi e categoriali.
Il ruolo delle professioni sociali nella cooperazione allo sviluppo / Nocifora, Vincenzo Francesco. - (2008), pp. 162-182.
Il ruolo delle professioni sociali nella cooperazione allo sviluppo
NOCIFORA, Vincenzo Francesco
2008
Abstract
ABSTRACT L'intento del nostro lavoro è quello di segnalare un problema di arretratezza organizzativa che è tipica dell'intero sistema della cooperazione internazionale. La pervicace sopravvivenza dei tradizionali modelli burocratico-gerarchici, e la loro ormai tangibile insufficienza, rendono indispensabile costruire progetti di intervento capaci di promuovere flessibilità, circolarità della comunicazione, collegialità decisionale. Per chi opera nel campo della cooperazione ciò significa superare le tradizionali compartimentazioni disciplinari e rendersi conto dell'importanza delle commistioni e delle contaminazioni reciproche. Per ciò che attiene alle professioni sociali che si occupano di cooperazione, occorre riservare uno spazio specifico alla professionalità degli assistenti sociali. L'analisi dei progetti di cooperazione ci mostra come spesso la costruzione di un ospedale, o di un centro sociale o di un consultorio familiare, necessita proprio di queste funzioni le quali vengono il più delle volte svolte da medici o, ancora più frequentemente, da antropologi. Quindi, anche se definita in questi termini molto semplicistici, la professionalità degli assistenti sociali potrebbe molto utilmente essere inserita nei progetti di cooperazione internazionale sollevando altri professionisti da funzioni che non gli sono proprie. Nel mondo anglo-sassone si tende a definire la professione di assistente sociale con il termine più generale di "social worker", estendendo sensibilmente il campo d'azione di questi lavoratori. Con quest'ultimo termine si tendono a ricomprendere due aree d'azione che tradizionalmente non facevano parte del bagaglio professionale degli assistenti sociali: - il servizio sociale per i gruppi e le organizzazioni; - l'intervento per la promozione della cittadinanza. Siamo, quindi, in presenza di un processo di rafforzamento professionale che rende gli assistenti sociali candidabili a pieno titolo per il loro inserimento, con funzioni tutt'altro che secondarie, in progetti di cooperazione internazionale. Il fatto che ciò sinora non sia avvenuto è semplicemente frutto dell'atteggiamento minoritario e subalterno con cui sinora è stato gestito il percorso di accreditamento professionale degli assistenti sociali da parte degli organismi associativi e categoriali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.