Rino Levi’s residential work, though quantitatively limited compared to his public buildings, is key to understanding his refined synthesis of technical expertise, humanistic culture, and attention to the quality of dwelling. In his single-family houses, Levi develops a modern idea of domesticity informed by the tropical climate and by the aspirations of São Paulo’s middle class to a life immersed in nature. The archetype of the house as a protective shell takes form in carefully measured interiors characterized by proportional control, modulated light, and devices mediating between inside and outside, where vegetation plays a structural rather than decorative role. His trajectory—shaped by Italian training and dialogue with figures such as Warchavchik, Calabi, and Rudofsky—leads Levi to mature the theme of the patio as a distributive and identity-giving core. At the foundation of his architectural language lie both the constructive expertise of a man of the building site and a deep interest in Brazil’s nature, cultivated through botanical studies and his friendship with Burle Marx. This sensibility intertwines with international exchanges that connect him with Gropius and Breuer, suggesting possible reciprocal influences. The analysis of three houses—the residence on Rua Belgica (1944), the Olivo Gomes house (1949), and the Castor Delgado Perez house (1958–59)—reveals progressive ways of shaping the relationship with landscape. The first, introverted and protected by walls that form garden-rooms, articulates filtered spaces where nature is contained and integrated into domestic intimacy. The second, laid along a slope, opens its inhabited spaces to contemplation of the landscape through elevated volumes and visual sequences that become settings for daily life. The third, a fully realized expression of the patio house, integrates architecture and vegetation through horizontal brise-soleil that transform patios into genuine outdoor rooms, merging nature and artifice into a unified, deeply Brazilian system. In these works, Levi forges an original path toward modern dwelling based on balance, precision, and an intense phenomenological relationship with nature. His architecture—poised between technique and contemplation—inscribes a concrete, vital domestic dream into reality, anticipating many concerns of contemporary living.

L’opera residenziale di Rino Levi, pur quantitativamente ridotta rispetto agli edifici pubblici, riveste un ruolo chiave per comprendere la sua raffinata sintesi tra tecnica, umanesimo e attenzione al benessere dell’abitare. Nelle case unifamiliari Levi sviluppa un’idea di domesticità moderna, in dialogo con il clima tropicale e con le aspirazioni della middle class paulistana a una vita immersa nella natura. L’archetipo della casa come guscio protettivo si traduce in interni misurati, caratterizzati da controlli proporzionali, modulazioni di luce e dispositivi di mediazione tra interno ed esterno, nei quali la vegetazione assume un ruolo strutturante e non decorativo. Il suo percorso, segnato dalla formazione italiana e dal confronto con figure come Warchavchik, Calabi e Rudofsky, conduce Levi a maturare il tema del patio come fulcro distributivo e identitario. Alla base del suo linguaggio si collocano tanto la sapienza costruttiva dell’uomo di cantiere quanto un profondo interesse per la natura brasiliana, coltivato anche attraverso gli studi botanici e l’amicizia con Burle Marx. Tale sensibilità si intreccia con un intenso dialogo internazionale che lo pone in relazione con Gropius e Breuer, suggerendo possibili scambi progettuali. L’analisi di tre abitazioni — la casa di rua Belgica (1944), la Olivo Gomes (1949) e la Castor Delgado Perez (1958–59) — rivela progressivi modi di costruire il rapporto con il paesaggio. La prima, introversa e protetta da muri che definiscono stanze-giardino, articola spazi filtrati in cui la natura è imbrigliata e resa parte dell’intimità domestica. La seconda, adagiata su un pendio, apre gli ambienti abitati alla contemplazione del paesaggio attraverso volumi sopraelevati e sequenze visive viste come scenari della vita quotidiana. La terza, compiuta espressione della casa a patio, integra architettura e vegetazione grazie a frangisole orizzontali che trasformano i patii in vere stanze all’aperto, rendendo natura e artificio un sistema unitario e profondamente brasiliano. In queste opere Levi costruisce una via originale all’abitare moderno, fondata su equilibrio, misura e un’intensa relazione fenomenica con la natura. La sua architettura, sospesa tra tecnica e contemplazione, inscrive nella realtà un sogno domestico concreto e vitale, testimoniando una ricerca che anticipa molte istanze dell’abitare contemporaneo.

Interni brasiliani. Rino Levi e la sua idea di abitare / Grimaldi, Andrea. - (2025), pp. 216-227.

Interni brasiliani. Rino Levi e la sua idea di abitare

Andrea Grimaldi
2025

Abstract

Rino Levi’s residential work, though quantitatively limited compared to his public buildings, is key to understanding his refined synthesis of technical expertise, humanistic culture, and attention to the quality of dwelling. In his single-family houses, Levi develops a modern idea of domesticity informed by the tropical climate and by the aspirations of São Paulo’s middle class to a life immersed in nature. The archetype of the house as a protective shell takes form in carefully measured interiors characterized by proportional control, modulated light, and devices mediating between inside and outside, where vegetation plays a structural rather than decorative role. His trajectory—shaped by Italian training and dialogue with figures such as Warchavchik, Calabi, and Rudofsky—leads Levi to mature the theme of the patio as a distributive and identity-giving core. At the foundation of his architectural language lie both the constructive expertise of a man of the building site and a deep interest in Brazil’s nature, cultivated through botanical studies and his friendship with Burle Marx. This sensibility intertwines with international exchanges that connect him with Gropius and Breuer, suggesting possible reciprocal influences. The analysis of three houses—the residence on Rua Belgica (1944), the Olivo Gomes house (1949), and the Castor Delgado Perez house (1958–59)—reveals progressive ways of shaping the relationship with landscape. The first, introverted and protected by walls that form garden-rooms, articulates filtered spaces where nature is contained and integrated into domestic intimacy. The second, laid along a slope, opens its inhabited spaces to contemplation of the landscape through elevated volumes and visual sequences that become settings for daily life. The third, a fully realized expression of the patio house, integrates architecture and vegetation through horizontal brise-soleil that transform patios into genuine outdoor rooms, merging nature and artifice into a unified, deeply Brazilian system. In these works, Levi forges an original path toward modern dwelling based on balance, precision, and an intense phenomenological relationship with nature. His architecture—poised between technique and contemplation—inscribes a concrete, vital domestic dream into reality, anticipating many concerns of contemporary living.
2025
Rino Levi. Architettura come sintesi delle tecniche e delle arti
978-88-351-4882-1
L’opera residenziale di Rino Levi, pur quantitativamente ridotta rispetto agli edifici pubblici, riveste un ruolo chiave per comprendere la sua raffinata sintesi tra tecnica, umanesimo e attenzione al benessere dell’abitare. Nelle case unifamiliari Levi sviluppa un’idea di domesticità moderna, in dialogo con il clima tropicale e con le aspirazioni della middle class paulistana a una vita immersa nella natura. L’archetipo della casa come guscio protettivo si traduce in interni misurati, caratterizzati da controlli proporzionali, modulazioni di luce e dispositivi di mediazione tra interno ed esterno, nei quali la vegetazione assume un ruolo strutturante e non decorativo. Il suo percorso, segnato dalla formazione italiana e dal confronto con figure come Warchavchik, Calabi e Rudofsky, conduce Levi a maturare il tema del patio come fulcro distributivo e identitario. Alla base del suo linguaggio si collocano tanto la sapienza costruttiva dell’uomo di cantiere quanto un profondo interesse per la natura brasiliana, coltivato anche attraverso gli studi botanici e l’amicizia con Burle Marx. Tale sensibilità si intreccia con un intenso dialogo internazionale che lo pone in relazione con Gropius e Breuer, suggerendo possibili scambi progettuali. L’analisi di tre abitazioni — la casa di rua Belgica (1944), la Olivo Gomes (1949) e la Castor Delgado Perez (1958–59) — rivela progressivi modi di costruire il rapporto con il paesaggio. La prima, introversa e protetta da muri che definiscono stanze-giardino, articola spazi filtrati in cui la natura è imbrigliata e resa parte dell’intimità domestica. La seconda, adagiata su un pendio, apre gli ambienti abitati alla contemplazione del paesaggio attraverso volumi sopraelevati e sequenze visive viste come scenari della vita quotidiana. La terza, compiuta espressione della casa a patio, integra architettura e vegetazione grazie a frangisole orizzontali che trasformano i patii in vere stanze all’aperto, rendendo natura e artificio un sistema unitario e profondamente brasiliano. In queste opere Levi costruisce una via originale all’abitare moderno, fondata su equilibrio, misura e un’intensa relazione fenomenica con la natura. La sua architettura, sospesa tra tecnica e contemplazione, inscrive nella realtà un sogno domestico concreto e vitale, testimoniando una ricerca che anticipa molte istanze dell’abitare contemporaneo.
idea di abitare; architettura e natura; architettura brasiliana
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Interni brasiliani. Rino Levi e la sua idea di abitare / Grimaldi, Andrea. - (2025), pp. 216-227.
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