La crisi degli strumenti di pianificazione tradizionali, improntati sul ricorso a logiche prescrittive e gerarchiche, ha prodotto una crescente disponibilità di spazi marginali, interstiziali o in transizione, generando nuove traiettorie d’azione per una pluralità di soggetti non convenzionali: in tale prospettiva, un approccio ecosistemico all’urbanistica, inteso come quadro interpretativo e operativo che consideri la città come un sistema complesso, dinamico e interdipendente di elementi biofisici, sociali, economici e istituzionali, consentirebbe di superare le logiche settoriali e statiche della pianificazione tradizionale, assumendo la co-evoluzione tra ambiente costruito e sistemi viventi come fondamento per l’analisi e la trasformazione dello spazio urbano, valorizzando la resilienza, l’adattività e l’inclusività nei processi insediativi. Le componenti urbane non sono solo il risultato di decisioni pianificatorie top-down, ma emergono da interazioni multilivello tra attori, regole, usi e risorse, in un equilibrio dinamico tra stabilità e trasformazione; tali sinergie consentono di declinare gli esiti di interazioni complesse tra elementi materiali, attoriali e istituzionali, ponendo al centro della riflessione la coevoluzione tra forme spaziali, pratiche d’uso e assetti di governance. All’interno di questo quadro, si osserva l’emersione di nuovi attori urbani, come collettivi informali, reti civiche, soggetti dell’economia collaborativa, enti del terzo settore e amministrazioni locali in trasformazione, che occupano lo spazio lasciato vacante dalle maglie inflessibili della pianificazione conformativa: tali soggetti attivano dispositivi di copianificazione e coprogettazione che, oltre a promuovere processi inclusivi, contribuiscono alla produzione di modelli istituzionali ibridi e adattivi, capaci di coniugare sperimentazione e strutturazione normativa . La sperimentazione, intesa come pratica progettuale e, quando inserita in meccanismi complessi ma regolamentati di rigenerazione urbana, come dispositivo regolativo, assume un ruolo strategico nella definizione di nuove modalità di gestione dello spazio urbano. Laboratori territoriali, usi temporanei, dispositivi di autogoverno e strumenti regolativi flessibili emergono come componenti fondamentali di una governance urbana multiscalare e reticolare. Queste configurazioni contribuiscono a superare le tradizionali dicotomie tra pubblico e privato, promuovendo modelli di cogestione e corresponsabilità basati sul riconoscimento delle capacità auto-organizzative degli attori locali. Dal punto di vista metodologico, l’analisi ecosistemica permette di identificare e correlare dinamiche complesse, quali l’interazione tra saperi locali e dispositivi normativi, la redistribuzione delle competenze decisionali e la co-produzione di risorse spaziali. In tal senso, il paradigma ecosistemico fornisce strumenti interpretativi per comprendere come la trasformazione degli assetti attoriali possa generare dispositivi spaziali orientati alla giustizia socio-territoriale, alla riduzione delle disuguaglianze e alla resilienza sistemica; le implicazioni sociali e politiche di questi processi risultano rilevanti: l’inclusione di soggetti non istituzionali nei dispositivi decisionali comporta una riconfigurazione dei rapporti di potere, solleva interrogativi sul diritto alla città e pone la necessità di elaborare nuovi dispositivi di legittimazione, trasparenza e accountability. Inoltre, la trasformazione degli assetti attoriali apre margini per l’attivazione di dispositivi spaziali orientati alla riduzione delle disuguaglianze socio-territoriali e alla promozione della giustizia spaziale, attraverso la realizzazione di dotazioni collettive accessibili, inclusive, sostenibili e resilienti. In tale prospettiva, il lavoro riflette criticamente sul ruolo della “città pubblica” in un contesto post-funzionalista , proponendo una ridefinizione delle dotazioni territoriali pubbliche non solo in termini di accessibilità e servizio, ma anche come infrastrutture civiche capaci di sostenere relazioni sociali, inclusione e resilienza e sostenibilità, contribuendo alla rigenerazione ecosistemica del tessuto urbano.
Fare spazio alla coevoluzione urbana. Approccio ecosistemico e riconfigurazione degli assetti attoriali nella rigenerazione contemporanea / Meta, Margherita. - (2025), pp. 75-81. - ACCADEMIA.
Fare spazio alla coevoluzione urbana. Approccio ecosistemico e riconfigurazione degli assetti attoriali nella rigenerazione contemporanea
Margherita Meta
2025
Abstract
La crisi degli strumenti di pianificazione tradizionali, improntati sul ricorso a logiche prescrittive e gerarchiche, ha prodotto una crescente disponibilità di spazi marginali, interstiziali o in transizione, generando nuove traiettorie d’azione per una pluralità di soggetti non convenzionali: in tale prospettiva, un approccio ecosistemico all’urbanistica, inteso come quadro interpretativo e operativo che consideri la città come un sistema complesso, dinamico e interdipendente di elementi biofisici, sociali, economici e istituzionali, consentirebbe di superare le logiche settoriali e statiche della pianificazione tradizionale, assumendo la co-evoluzione tra ambiente costruito e sistemi viventi come fondamento per l’analisi e la trasformazione dello spazio urbano, valorizzando la resilienza, l’adattività e l’inclusività nei processi insediativi. Le componenti urbane non sono solo il risultato di decisioni pianificatorie top-down, ma emergono da interazioni multilivello tra attori, regole, usi e risorse, in un equilibrio dinamico tra stabilità e trasformazione; tali sinergie consentono di declinare gli esiti di interazioni complesse tra elementi materiali, attoriali e istituzionali, ponendo al centro della riflessione la coevoluzione tra forme spaziali, pratiche d’uso e assetti di governance. All’interno di questo quadro, si osserva l’emersione di nuovi attori urbani, come collettivi informali, reti civiche, soggetti dell’economia collaborativa, enti del terzo settore e amministrazioni locali in trasformazione, che occupano lo spazio lasciato vacante dalle maglie inflessibili della pianificazione conformativa: tali soggetti attivano dispositivi di copianificazione e coprogettazione che, oltre a promuovere processi inclusivi, contribuiscono alla produzione di modelli istituzionali ibridi e adattivi, capaci di coniugare sperimentazione e strutturazione normativa . La sperimentazione, intesa come pratica progettuale e, quando inserita in meccanismi complessi ma regolamentati di rigenerazione urbana, come dispositivo regolativo, assume un ruolo strategico nella definizione di nuove modalità di gestione dello spazio urbano. Laboratori territoriali, usi temporanei, dispositivi di autogoverno e strumenti regolativi flessibili emergono come componenti fondamentali di una governance urbana multiscalare e reticolare. Queste configurazioni contribuiscono a superare le tradizionali dicotomie tra pubblico e privato, promuovendo modelli di cogestione e corresponsabilità basati sul riconoscimento delle capacità auto-organizzative degli attori locali. Dal punto di vista metodologico, l’analisi ecosistemica permette di identificare e correlare dinamiche complesse, quali l’interazione tra saperi locali e dispositivi normativi, la redistribuzione delle competenze decisionali e la co-produzione di risorse spaziali. In tal senso, il paradigma ecosistemico fornisce strumenti interpretativi per comprendere come la trasformazione degli assetti attoriali possa generare dispositivi spaziali orientati alla giustizia socio-territoriale, alla riduzione delle disuguaglianze e alla resilienza sistemica; le implicazioni sociali e politiche di questi processi risultano rilevanti: l’inclusione di soggetti non istituzionali nei dispositivi decisionali comporta una riconfigurazione dei rapporti di potere, solleva interrogativi sul diritto alla città e pone la necessità di elaborare nuovi dispositivi di legittimazione, trasparenza e accountability. Inoltre, la trasformazione degli assetti attoriali apre margini per l’attivazione di dispositivi spaziali orientati alla riduzione delle disuguaglianze socio-territoriali e alla promozione della giustizia spaziale, attraverso la realizzazione di dotazioni collettive accessibili, inclusive, sostenibili e resilienti. In tale prospettiva, il lavoro riflette criticamente sul ruolo della “città pubblica” in un contesto post-funzionalista , proponendo una ridefinizione delle dotazioni territoriali pubbliche non solo in termini di accessibilità e servizio, ma anche come infrastrutture civiche capaci di sostenere relazioni sociali, inclusione e resilienza e sostenibilità, contribuendo alla rigenerazione ecosistemica del tessuto urbano.| File | Dimensione | Formato | |
|---|---|---|---|
|
Meta_Fare-spazio_2025.pdf
solo gestori archivio
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
3.04 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.04 MB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


