Il 47esimo presidente degli Stati Uniti è l’ultimo dei populisti o il primo di una nuova generazione di politici nativi dell’epoca della post-verità? Il presente contributo intende rispondere a questa domanda. Il contesto politico-sociale di corpi intermedi in cui vige una dinamica di “forza senza legittimità” (Ignazi, 2013) è stato ampiamente esplorato dalla letteratura scientifica. Le leadership contemporanee sono dunque il surrogato di quei corpi intermedi – partiti, associazioni di categoria – e grazie al proprio agire comunicativo performativo esse trasformano le parole in fatti e mondi (Austin, 1962). I tweet di Donald Trump assumono la sostanza di executive order, seguendo le dinamiche classiche di polarizzazione dello scontro, peraltro in un Paese, gli Stati Uniti, in cui il sostegno alla violenza politica (Pape, 2023) contro i membri del Congresso e i rappresentanti del governo è al 9 per cento – l’equivalente di 23 milioni di adulti – ed è distribuito in maniera equivalente fra Destra e Sinistra. Il sostegno alla violenza politica negli Stati Uniti è accompagnato da una radicale sfiducia nel sistema dei media tradizionali. Non avendo a disposizione dati che la possano identificare, non si vuole qui stabilire una correlazione fra la sfiducia nei confronti dei media e la violenza politica, quanto suggerire la presenza di molteplici elementi presenti nella società che concorrono a ridurre il rapporto di fiducia fra l’elettorato e le istituzioni. Il caso Trump sembra essere appropriato. La sua insult politics (Winberg, 2017) tiene insieme gli stilemi comunicativi dell’età della rabbia (Mishra, 2018) e l’uso strategico della politica dell’inciviltà (Bentivegna e Rega, 2022) finalizzata al perseguimento del risultato elettorale. La radicata sfiducia nel sistema politico e nell’ecosistema mediatico (Diletti, 2024) viene ulteriormente radicalizzata da Trump, che utilizza le falle già presenti nel tessuto democratico. “Il populismo come stile comunicativo, da un lato, adotta un linguaggio informale per facilitare il processo di rispecchiamento del pubblico; dall’altro, ricorre all’aggressività e all’ingiuria contro il nemico di turno per delegittimarne il ruolo e l’immagine pubblica”, scrivono Bentivegna e Rega (2022, p.9). L’attuale presidente degli Stati Uniti d’America, d’altronde, ha potuto contare nella sua carriera politica su una radicata sfiducia nel sistema tradizionale giornalistico.
Donald Trump e la crisi della fiducia / Allegranti, David. - (2025). (Intervento presentato al convegno Convegno AssoComPol 2025 Media and politics: Reconfiguring authority and trust tenutosi a Milano).
Donald Trump e la crisi della fiducia
David Allegranti
2025
Abstract
Il 47esimo presidente degli Stati Uniti è l’ultimo dei populisti o il primo di una nuova generazione di politici nativi dell’epoca della post-verità? Il presente contributo intende rispondere a questa domanda. Il contesto politico-sociale di corpi intermedi in cui vige una dinamica di “forza senza legittimità” (Ignazi, 2013) è stato ampiamente esplorato dalla letteratura scientifica. Le leadership contemporanee sono dunque il surrogato di quei corpi intermedi – partiti, associazioni di categoria – e grazie al proprio agire comunicativo performativo esse trasformano le parole in fatti e mondi (Austin, 1962). I tweet di Donald Trump assumono la sostanza di executive order, seguendo le dinamiche classiche di polarizzazione dello scontro, peraltro in un Paese, gli Stati Uniti, in cui il sostegno alla violenza politica (Pape, 2023) contro i membri del Congresso e i rappresentanti del governo è al 9 per cento – l’equivalente di 23 milioni di adulti – ed è distribuito in maniera equivalente fra Destra e Sinistra. Il sostegno alla violenza politica negli Stati Uniti è accompagnato da una radicale sfiducia nel sistema dei media tradizionali. Non avendo a disposizione dati che la possano identificare, non si vuole qui stabilire una correlazione fra la sfiducia nei confronti dei media e la violenza politica, quanto suggerire la presenza di molteplici elementi presenti nella società che concorrono a ridurre il rapporto di fiducia fra l’elettorato e le istituzioni. Il caso Trump sembra essere appropriato. La sua insult politics (Winberg, 2017) tiene insieme gli stilemi comunicativi dell’età della rabbia (Mishra, 2018) e l’uso strategico della politica dell’inciviltà (Bentivegna e Rega, 2022) finalizzata al perseguimento del risultato elettorale. La radicata sfiducia nel sistema politico e nell’ecosistema mediatico (Diletti, 2024) viene ulteriormente radicalizzata da Trump, che utilizza le falle già presenti nel tessuto democratico. “Il populismo come stile comunicativo, da un lato, adotta un linguaggio informale per facilitare il processo di rispecchiamento del pubblico; dall’altro, ricorre all’aggressività e all’ingiuria contro il nemico di turno per delegittimarne il ruolo e l’immagine pubblica”, scrivono Bentivegna e Rega (2022, p.9). L’attuale presidente degli Stati Uniti d’America, d’altronde, ha potuto contare nella sua carriera politica su una radicata sfiducia nel sistema tradizionale giornalistico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


