La questione dell’arte a Napoli durante il ventennio fascista presenta margini di complessità. Volendo seguire lo snodo storico, politico e culturale degli eventi, il presente studio si pone la finalità di ricucire l’intricata maglia della critica d’arte, alle cui voci era demandato il racconto delle rassegne sindacali. Considerate vetrine di un’organizzazione capillare, volta alla promozione di un’arte che, anche nelle sue declinazioni locali, doveva iscriversi nel mantra del credo fascista, le mostre del Sindacato di Belle Arti Fascista Campano rappresentavano il primo livello di una gerarchia espositiva, finalizzata all’inserimento dell’arte napoletana nel raggio del mercato dell’arte nazionale ed internazionale. Il vaglio della nuova stagione artistica partenopea, inaugurata dalle istituzioni fasciste del territorio, ha reso necessario fare un passo indietro per avere una ricognizione della produzione pittorica e scultorea partenopea agli albori del Novecento. La vicenda artistica di Napoli, infatti, all’indomani del passaggio di secolo, si presentava in balia della ricerca di una propria identità figurativa, contemperando istanze novecentiste, richieste sul piano nazionale, ed eredità ottocentesca. L’affermazione del fascismo sembrò segnare una cesura nella produzione figurativa partenopea. L’attuazione di una politica dell’immagine ad opera del regime definì i margini dell’attività degli organi preposti alla costruzione di una nuova cultura figurativa.
Luci e ombre di un sistema. La critica d'arte alle mostre sindacali di Napoli (1929-1942) / Serraino, Santina. - (2023), pp. 7-102.
Luci e ombre di un sistema. La critica d'arte alle mostre sindacali di Napoli (1929-1942)
Santina Serraino
2023
Abstract
La questione dell’arte a Napoli durante il ventennio fascista presenta margini di complessità. Volendo seguire lo snodo storico, politico e culturale degli eventi, il presente studio si pone la finalità di ricucire l’intricata maglia della critica d’arte, alle cui voci era demandato il racconto delle rassegne sindacali. Considerate vetrine di un’organizzazione capillare, volta alla promozione di un’arte che, anche nelle sue declinazioni locali, doveva iscriversi nel mantra del credo fascista, le mostre del Sindacato di Belle Arti Fascista Campano rappresentavano il primo livello di una gerarchia espositiva, finalizzata all’inserimento dell’arte napoletana nel raggio del mercato dell’arte nazionale ed internazionale. Il vaglio della nuova stagione artistica partenopea, inaugurata dalle istituzioni fasciste del territorio, ha reso necessario fare un passo indietro per avere una ricognizione della produzione pittorica e scultorea partenopea agli albori del Novecento. La vicenda artistica di Napoli, infatti, all’indomani del passaggio di secolo, si presentava in balia della ricerca di una propria identità figurativa, contemperando istanze novecentiste, richieste sul piano nazionale, ed eredità ottocentesca. L’affermazione del fascismo sembrò segnare una cesura nella produzione figurativa partenopea. L’attuazione di una politica dell’immagine ad opera del regime definì i margini dell’attività degli organi preposti alla costruzione di una nuova cultura figurativa.| File | Dimensione | Formato | |
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