L’intervista a Stefano Pujatti, fondatore di ELASTICOFarm, esplora il suo approccio architettonico caratterizzato da un forte legame con la natura, la tridimensionalità del suolo e la ricerca di un dialogo tra edificio e ambiente. Pujatti sottolinea che il suo lavoro non mira all’eccentricità né all’allestimento artistico, ma si fonda su rigore progettuale, sperimentazione e osservazione attenta dei materiali, del tempo e delle forze naturali. L’architettura diventa strumento di comunicazione, dove il progetto si evolve anche in cantiere grazie alle interazioni con maestranze e imprevisti, valorizzando l’esperienza pratica senza rinunciare alla creatività. Il suo percorso formativo, tra Italia e Stati Uniti, ha combinato influenze razionaliste veneziane, decostruttivismo americano e pensiero debole, generando una ricerca autoriale aperta e flessibile. L’uso del concetto di “blur” e della sfumatura tra materiali e luce riflette il desiderio di rendere l’architettura dinamica, non definitiva. Pujatti evidenzia inoltre l’importanza di sperimentare tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale e l’energia, senza trascurare il pragmatismo necessario a garantire la qualità e la durabilità delle costruzioni. La sua esperienza personale e la passione per i cavalli diventano metafore del suo metodo progettuale: l’architettura, come l’addestramento di un cavallo, richiede adattamento, osservazione e rispetto delle forze naturali.
Intervista a Stefano Pujatti / Celiento, Ilia. - (2023), pp. 50-65.
Intervista a Stefano Pujatti
Celiento, Ilia
2023
Abstract
L’intervista a Stefano Pujatti, fondatore di ELASTICOFarm, esplora il suo approccio architettonico caratterizzato da un forte legame con la natura, la tridimensionalità del suolo e la ricerca di un dialogo tra edificio e ambiente. Pujatti sottolinea che il suo lavoro non mira all’eccentricità né all’allestimento artistico, ma si fonda su rigore progettuale, sperimentazione e osservazione attenta dei materiali, del tempo e delle forze naturali. L’architettura diventa strumento di comunicazione, dove il progetto si evolve anche in cantiere grazie alle interazioni con maestranze e imprevisti, valorizzando l’esperienza pratica senza rinunciare alla creatività. Il suo percorso formativo, tra Italia e Stati Uniti, ha combinato influenze razionaliste veneziane, decostruttivismo americano e pensiero debole, generando una ricerca autoriale aperta e flessibile. L’uso del concetto di “blur” e della sfumatura tra materiali e luce riflette il desiderio di rendere l’architettura dinamica, non definitiva. Pujatti evidenzia inoltre l’importanza di sperimentare tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale e l’energia, senza trascurare il pragmatismo necessario a garantire la qualità e la durabilità delle costruzioni. La sua esperienza personale e la passione per i cavalli diventano metafore del suo metodo progettuale: l’architettura, come l’addestramento di un cavallo, richiede adattamento, osservazione e rispetto delle forze naturali.| File | Dimensione | Formato | |
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