Protagonista controcorrente del dibattito sulla residenza collettiva francese nei Trente Glorieuses, Émile Aillaud ha realizzato, nell’arco di alcuni decenni, oltre 15.000 alloggi sociali, senza mai allinearsi alle logiche tecnocratiche imposte dallo Stato centrale ma anzi piegandole sempre alla propria sensibilità, adoperandosi per ricercare una qualità anche nella quantità. Un’opera in particolare, la cité des Courtillières, realizzata a Pantin tra gli anni Cinquanta e Sessanta, sembra distillare i temi del suo lavoro, costantemente in equilibrio tra una vivace sperimentazione costruttiva, il tentativo di dissolvere l’architettura in una già matura idea di città-paesaggio e una precoce attenzione alla psicologia dell’abitante. Diventato negli anni uno dei più noti e discussi grand ensemble di Francia, questo progetto si presta ancora, a settant’anni di distanza, a farsi analizzare e scomporre per svelare le modalità compositive con cui Aillaud costruisce l’“ordine nascosto” che si cela dietro l’apparente stravaganza delle forme architettoniche. Ma attraverso il racconto di quest’opera, definita dalle cronache “troppo unica” e allo stesso tempo del tutto “ordinaria”, questo libro traccia anche i contorni di un affresco molto più grande, che arriva a coincidere con un capitolo rapidamente cancellato dell’architettura residenziale del Novecento, la cui lezione è ancora tutta da imparare.
L’ordine nascosto. La cité des Courtillières di Émile Aillaud / Frediani, Daniele. - (2025), pp. 1-170.
L’ordine nascosto. La cité des Courtillières di Émile Aillaud
Daniele Frediani
2025
Abstract
Protagonista controcorrente del dibattito sulla residenza collettiva francese nei Trente Glorieuses, Émile Aillaud ha realizzato, nell’arco di alcuni decenni, oltre 15.000 alloggi sociali, senza mai allinearsi alle logiche tecnocratiche imposte dallo Stato centrale ma anzi piegandole sempre alla propria sensibilità, adoperandosi per ricercare una qualità anche nella quantità. Un’opera in particolare, la cité des Courtillières, realizzata a Pantin tra gli anni Cinquanta e Sessanta, sembra distillare i temi del suo lavoro, costantemente in equilibrio tra una vivace sperimentazione costruttiva, il tentativo di dissolvere l’architettura in una già matura idea di città-paesaggio e una precoce attenzione alla psicologia dell’abitante. Diventato negli anni uno dei più noti e discussi grand ensemble di Francia, questo progetto si presta ancora, a settant’anni di distanza, a farsi analizzare e scomporre per svelare le modalità compositive con cui Aillaud costruisce l’“ordine nascosto” che si cela dietro l’apparente stravaganza delle forme architettoniche. Ma attraverso il racconto di quest’opera, definita dalle cronache “troppo unica” e allo stesso tempo del tutto “ordinaria”, questo libro traccia anche i contorni di un affresco molto più grande, che arriva a coincidere con un capitolo rapidamente cancellato dell’architettura residenziale del Novecento, la cui lezione è ancora tutta da imparare.| File | Dimensione | Formato | |
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