«La conversione ecologica impone l’abbandono di quanto sembrava normalità. Molti ne sono convinti, non tutti però consapevoli che affrancarsi dalle consuetudini impone rinunce, costa. La conversione presuppone una visione sistemica, deve essere al tempo stesso ecologica ed etica». Massimo Pica Ciamarra Il rapporto tra Architettura e Natura si pone sempre più con attenzione nel dibattito culturale contemporaneo, a causa delle conseguenze indotte dai cambiamenti climatici, ambientali e antropici che caratterizzano il periodo attuale, rappresentando un tema fondamentale nel dibattito architettonico. Questione cruciale per comprendere da un lato, la salvaguardia di territori, paesaggi e contesti urbani fragili, dall’altra gli usi, le prestazioni e l’efficienza dei manufatti architettonici e più in generale la forma della città. In questo ambito la specie umana è solo un tassello di un mosaico più ampio costituito dalla Natura con la quale dovrà rapportarsi cercando di raggiungere un nuovo equilibrio, ma nello stesso tempo cercando di trovare nuove strategie di adattamento per migliorare i propri ambienti di vita. Una possibile prospettiva è quella di indirizzare i progetti verso un dialogo sempre più profondo con essa, con una continua connessione e funzionalità di carattere ecologico ambientale producendo nuovi equilibri sociali sempre più giusti e solidali. Da tali presupposti la Biennale riconosce l’esigenza di un ripensamento dei modelli di riferimento, propri della città e della società urbana tradizionale, a partire da un approccio interscalare e multidisciplinare che recuperi significative e profonde relazioni con la natura, considerando tutti i temi interagenti con il concetto di sostenibilità. La finalità è rendere le città capaci di contrastare e mitigare i cambiamenti climatici, nel breve e medio termine, attraverso una “conversione ecologica” che “impone l’abbandono di quanto sembrava normalità” presupponendo una “visione sistemica, al tempo stesso ecologica ed etica”. La priorità è la salute delle persone, pensando la natura come strumento di prevenzione della salute in relazione all’ambiente vissuto, per ottenere la qualità e il benessere dei cittadini, progettando risposte sociali, economiche, energetiche, ecologiche e ambientali, talmente innovative che permettano alle città di resistere, modificandosi nel lungo periodo, alle sollecitazioni dovute all’uomo, all’ambiente e alla storia, in attesa di un cambiamento radicale del pensiero in merito al nostro giusto riposizionamento nel quadro molto più ampio della Natura.
Nature / Barsotti, Chiara; Berti, Pietro; Del Seppia, Massimo; Iacomoni, Andrea. - (2025), pp. 1-376.
Nature
Barsotti Chiara;Iacomoni Andrea
2025
Abstract
«La conversione ecologica impone l’abbandono di quanto sembrava normalità. Molti ne sono convinti, non tutti però consapevoli che affrancarsi dalle consuetudini impone rinunce, costa. La conversione presuppone una visione sistemica, deve essere al tempo stesso ecologica ed etica». Massimo Pica Ciamarra Il rapporto tra Architettura e Natura si pone sempre più con attenzione nel dibattito culturale contemporaneo, a causa delle conseguenze indotte dai cambiamenti climatici, ambientali e antropici che caratterizzano il periodo attuale, rappresentando un tema fondamentale nel dibattito architettonico. Questione cruciale per comprendere da un lato, la salvaguardia di territori, paesaggi e contesti urbani fragili, dall’altra gli usi, le prestazioni e l’efficienza dei manufatti architettonici e più in generale la forma della città. In questo ambito la specie umana è solo un tassello di un mosaico più ampio costituito dalla Natura con la quale dovrà rapportarsi cercando di raggiungere un nuovo equilibrio, ma nello stesso tempo cercando di trovare nuove strategie di adattamento per migliorare i propri ambienti di vita. Una possibile prospettiva è quella di indirizzare i progetti verso un dialogo sempre più profondo con essa, con una continua connessione e funzionalità di carattere ecologico ambientale producendo nuovi equilibri sociali sempre più giusti e solidali. Da tali presupposti la Biennale riconosce l’esigenza di un ripensamento dei modelli di riferimento, propri della città e della società urbana tradizionale, a partire da un approccio interscalare e multidisciplinare che recuperi significative e profonde relazioni con la natura, considerando tutti i temi interagenti con il concetto di sostenibilità. La finalità è rendere le città capaci di contrastare e mitigare i cambiamenti climatici, nel breve e medio termine, attraverso una “conversione ecologica” che “impone l’abbandono di quanto sembrava normalità” presupponendo una “visione sistemica, al tempo stesso ecologica ed etica”. La priorità è la salute delle persone, pensando la natura come strumento di prevenzione della salute in relazione all’ambiente vissuto, per ottenere la qualità e il benessere dei cittadini, progettando risposte sociali, economiche, energetiche, ecologiche e ambientali, talmente innovative che permettano alle città di resistere, modificandosi nel lungo periodo, alle sollecitazioni dovute all’uomo, all’ambiente e alla storia, in attesa di un cambiamento radicale del pensiero in merito al nostro giusto riposizionamento nel quadro molto più ampio della Natura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


