I soffitti lignei a lacunari, di ispirazione classica, tornano a coprire le aule degli edifici religiosi romani nel XV secolo. Navate centrali e transetti vengono decorati con palchi composti da lacunari di forma quadrata o rettangolare, ornati al centro da rose dorate su fondo turchino. Tale configurazione si impreziosisce a partire dalla metà del XVI secolo, a seguito degli stimoli culturali e religiosi introdotti dal Concilio di Trento, che vedranno l’introduzione di statue e stemmi araldici sui fondi dei lacunari trasformando la maglia a scacchiera in un disegno complesso. Si assisterà poi ad un arresto di nuovi manufatti nel corso del XVIII secolo fino alla loro ‘riscoperta’ avvenuta nella seconda metà del XIX secolo, durante il pontificato di papa Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878). Numerosi sono stati i soffitti realizzati nelle aule ecclesiastiche nel corso dei secoli tuttavia il loro facile degrado, principalmente legato ai materiali con cui sono stati composti, ha fatto sì che molti andassero perduti. Ciò ha anche determinato la necessità di dover eseguire interventi di consolidamento e restauro già da pochi anni dopo la loro realizzazione. Nel corso dei secoli diversi sono stati, quindi, gli approcci seguiti per risolvere le problematiche conservative legate al mantenimento dell’opera e all’incolumità delle persone. Tuttavia, l’ambigua considerazione dei soffitti, visti sia come elemento strutturale che copre uno spazio architettonico, sia come apparato decorativo, ha determinato in molti casi la messa in atto di interventi che hanno stravolto il sistema tecnologico originario, facendo perdere l’omogeneità materica e strutturale tra la parte decorativa conservata all’intradosso e la nuova maglia portante all’estradosso. Tuttavia, negli ultimi anni, sta iniziando ad emergere una nuova sensibilità verso i manufatti lignei che ha portato a indirizzare le operazioni di restauro al rispetto dell’autenticità dell’opera nella sua interezza.
I soffitti a lacunari nelle chiese di Roma tra conservazione e restauro / Tosini, Arianna. - (2024), pp. 145-173.
I soffitti a lacunari nelle chiese di Roma tra conservazione e restauro
Arianna Tosini
2024
Abstract
I soffitti lignei a lacunari, di ispirazione classica, tornano a coprire le aule degli edifici religiosi romani nel XV secolo. Navate centrali e transetti vengono decorati con palchi composti da lacunari di forma quadrata o rettangolare, ornati al centro da rose dorate su fondo turchino. Tale configurazione si impreziosisce a partire dalla metà del XVI secolo, a seguito degli stimoli culturali e religiosi introdotti dal Concilio di Trento, che vedranno l’introduzione di statue e stemmi araldici sui fondi dei lacunari trasformando la maglia a scacchiera in un disegno complesso. Si assisterà poi ad un arresto di nuovi manufatti nel corso del XVIII secolo fino alla loro ‘riscoperta’ avvenuta nella seconda metà del XIX secolo, durante il pontificato di papa Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878). Numerosi sono stati i soffitti realizzati nelle aule ecclesiastiche nel corso dei secoli tuttavia il loro facile degrado, principalmente legato ai materiali con cui sono stati composti, ha fatto sì che molti andassero perduti. Ciò ha anche determinato la necessità di dover eseguire interventi di consolidamento e restauro già da pochi anni dopo la loro realizzazione. Nel corso dei secoli diversi sono stati, quindi, gli approcci seguiti per risolvere le problematiche conservative legate al mantenimento dell’opera e all’incolumità delle persone. Tuttavia, l’ambigua considerazione dei soffitti, visti sia come elemento strutturale che copre uno spazio architettonico, sia come apparato decorativo, ha determinato in molti casi la messa in atto di interventi che hanno stravolto il sistema tecnologico originario, facendo perdere l’omogeneità materica e strutturale tra la parte decorativa conservata all’intradosso e la nuova maglia portante all’estradosso. Tuttavia, negli ultimi anni, sta iniziando ad emergere una nuova sensibilità verso i manufatti lignei che ha portato a indirizzare le operazioni di restauro al rispetto dell’autenticità dell’opera nella sua interezza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


