In Italia l’architettura del paesaggio ha trovato uno statuto disciplinare autonomo molto tardi rispetto a quanto accaduto in altri paesi europei e negli Stati Uniti. Inizialmente, l’attenzione verso il giardino formale ha posto l’Italia come punto di riferimento sulla scena internazionale, riconoscimento che ha permesso a figure come Pietro Porcinai e Maria Teresa Parpagliolo di contribuire alla fondazione delle prime associazioni internazionali. La biografia e le opere di Porcinai, figura più rilevante del paesaggismo italiano moderno, restituiscono un profilo che si è costruito attraverso intersezioni e scambi con la scena europea e statunitense, dove i saperi si sono progressivamente intrecciati e contaminati. Il suo, del resto, è uno schema ricorrente tanto nella formazione quanto nell’attività professionale dei paesaggisti italiani di quegli anni, spinti all’estero dall’assenza di una scuola e di corsi dedicati in Italia. Solo negli ultimi anni alcuni protagonisti della scena italiana – Raffele De Vico, Maria Teresa Parpagliolo, Elena Balsari Berron e, per citarne solo alcuni – stanno conoscendo un rinnovato interesse da parte della critica, lasciando intravedere la possibilità di una riflessione nuova sulla via italiana al paesaggio del Novecento.
Progettare il paesaggio: scambi e intersezioni tra l’Italia e il mondo / Di Donato, Benedetta. - (2025), pp. 268-273.
Progettare il paesaggio: scambi e intersezioni tra l’Italia e il mondo
Benedetta Di Donato
2025
Abstract
In Italia l’architettura del paesaggio ha trovato uno statuto disciplinare autonomo molto tardi rispetto a quanto accaduto in altri paesi europei e negli Stati Uniti. Inizialmente, l’attenzione verso il giardino formale ha posto l’Italia come punto di riferimento sulla scena internazionale, riconoscimento che ha permesso a figure come Pietro Porcinai e Maria Teresa Parpagliolo di contribuire alla fondazione delle prime associazioni internazionali. La biografia e le opere di Porcinai, figura più rilevante del paesaggismo italiano moderno, restituiscono un profilo che si è costruito attraverso intersezioni e scambi con la scena europea e statunitense, dove i saperi si sono progressivamente intrecciati e contaminati. Il suo, del resto, è uno schema ricorrente tanto nella formazione quanto nell’attività professionale dei paesaggisti italiani di quegli anni, spinti all’estero dall’assenza di una scuola e di corsi dedicati in Italia. Solo negli ultimi anni alcuni protagonisti della scena italiana – Raffele De Vico, Maria Teresa Parpagliolo, Elena Balsari Berron e, per citarne solo alcuni – stanno conoscendo un rinnovato interesse da parte della critica, lasciando intravedere la possibilità di una riflessione nuova sulla via italiana al paesaggio del Novecento.| File | Dimensione | Formato | |
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