Sin dalla sua origine come movimento architettonico, il Brutalismo è stato oggetto di una ricorrente ambiguità interpretativa, che riguarda l’enunciazione teorica e il portato progettuale, ma investe anche la sua eredità contemporanea. Oggi, infatti, si etichettano come progetti brutalisti una serie di innumerevoli esempi della seconda metà del secolo scorso, connotati da forti caratteri di gigantismo dimensionale, spregiudicatezza strutturale e durezza materica, con il fine di documentarne la diffusione e denunciare il prevalente fallimento dei “giganti del béton brut”. Volendo superare la predominante tendenza al revival, questo libro si propone di ritrovare ragioni e declinazioni su cui fondare una rilettura del progetto brutalista, per il ruolo che ha assunto nella definizione del paesaggio urbano. Si ritiene infatti che le profonde radici etiche della corrente, formulate nei principi del New Brutalism da Reyner Banham ed esplicitate nella poetica della rough poetry di Alison e Peter Smithson, trovino una peculiare espressione nella concezione dello spazio pubblico. Esiste un approccio brutalista al progetto di paesaggio? In che modo la matrice etica si esprime nello spazio aperto? È possibile oggi superare la polarizzazione “salvaguardia o rimozione”? L’obiettivo è tentare di dare risposta a queste ed altre domande, attraverso l’enunciazione dei brutalist landscapes, che ricollocano le questioni della corrente inglese in relazione con i temi e le categorie dello spazio pubblico e ne valutano le eventuali potenzialità per il progetto contemporaneo.
Brutalist Landscapes. Il progetto dello spazio aperto nell'Inghilterra della Ricostruzione / Donini, Elisa. - (2025).
Brutalist Landscapes. Il progetto dello spazio aperto nell'Inghilterra della Ricostruzione
Elisa DoniniPrimo
2025
Abstract
Sin dalla sua origine come movimento architettonico, il Brutalismo è stato oggetto di una ricorrente ambiguità interpretativa, che riguarda l’enunciazione teorica e il portato progettuale, ma investe anche la sua eredità contemporanea. Oggi, infatti, si etichettano come progetti brutalisti una serie di innumerevoli esempi della seconda metà del secolo scorso, connotati da forti caratteri di gigantismo dimensionale, spregiudicatezza strutturale e durezza materica, con il fine di documentarne la diffusione e denunciare il prevalente fallimento dei “giganti del béton brut”. Volendo superare la predominante tendenza al revival, questo libro si propone di ritrovare ragioni e declinazioni su cui fondare una rilettura del progetto brutalista, per il ruolo che ha assunto nella definizione del paesaggio urbano. Si ritiene infatti che le profonde radici etiche della corrente, formulate nei principi del New Brutalism da Reyner Banham ed esplicitate nella poetica della rough poetry di Alison e Peter Smithson, trovino una peculiare espressione nella concezione dello spazio pubblico. Esiste un approccio brutalista al progetto di paesaggio? In che modo la matrice etica si esprime nello spazio aperto? È possibile oggi superare la polarizzazione “salvaguardia o rimozione”? L’obiettivo è tentare di dare risposta a queste ed altre domande, attraverso l’enunciazione dei brutalist landscapes, che ricollocano le questioni della corrente inglese in relazione con i temi e le categorie dello spazio pubblico e ne valutano le eventuali potenzialità per il progetto contemporaneo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


