Il carcere, lo spazio, la città

L’articolo analizza il rapporto tra spazio carcerario e funzione della pena, evidenziando come l’organizzazione degli ambienti detentivi rappresenti una vera e propria tecnologia giuridica e politica. Dopo aver ricostruito i principali modelli storici – dal sistema filadelfiano all’auburniano e all’irlandese – l’autore mette in luce come lo spazio assolva, di volta in volta, a funzioni di sorveglianza, afflizione o rieducazione. La riflessione si concentra poi sul presente, mostrando la necessità di spazi flessibili, coerenti con le misure alternative alla detenzione e con i principi del “carcere aperto” introdotti dalla riforma del 1975. Un ulteriore punto chiave è il legame tra carcere e città: se la progressiva periferizzazione degli istituti ha contribuito a isolare la pena dalla società civile, l’inclusione degli spazi penitenziari nel tessuto urbano appare oggi essenziale per dare concretezza al principio della risocializzazione e per coinvolgere la comunità nel processo rieducativo.