All’alba del XXI secolo gli studi geopolitici hanno dovuto confrontarsi con cambiamenti di portata globale, paragonabili, per certi versi, a quelli intervenuti appena qualche anno prima con il disfacimento dell’Unione Sovietica. Il primo decennio è stato caratterizzato da avvenimenti che hanno posto gli analisti di fronte a scenari sempre più complessi, in cui sia gli assetti bipolari che l’unipolarismo americano lasciavano il posto a un progressivo multipolarismo. E questo nonostante il periodo immediatamente a ridosso dell’11 settembre 2001 avesse evidenziato paradigmi sempre più centrati sul concetto (e sull’azione) della unica superpotenza. La rapida affermazione economica della Cina a livello globale, sancita dal suo ingresso nel WTO, ha rappresentato l’apice della globalizzazione che, tuttavia, con la crisi economico-finanziaria del 2008, mostrava già le sue debolezze. Fu proprio la crisi del modello liberista di stampo occidentale a fornire spunto alla crescente potenza cinese per l’assunzione del ruolo di guida della mondializzazione asiatica. L’arrivo al potere nel 2012 del presidente cinese Xi Jinping sancì l’ambizione cinese a farsi guida di questo processo. L’azione geopolitica di Pechino prendeva forma concreta con un vasto programma di infrastrutturazione sia terrestre che marittimo. L’infrastruttura materiale, la connessione, il collegamento fisico, dovevano essere i paradigmi dello sviluppo cinese e il filo conduttore della nuova globalizzazione. Nacque così One Belt One Road nel 2013, poi denominata Belt and Road Initiative nel 2015, che il presidente cinese si affrettò a chiamare «Nuova via della seta» evocando i fasti delle antiche dinastie cinesi e delle relazioni virtuose che le legavano ai regni occidentali. Il segnale definitivo ed eloquente dell’azione cinese verso l’esterno fu la sua politica infrastrutturale che coinvolgeva l’intera massa continentale eurasiatica. Quest’azione caratterizza tutta la prima porzione del XXI secolo che verrà, infatti, ricordata come l’epoca dell’infrastrutturazione sovranazionale. Sono numerosi i progetti che in questi decenni sono stati varati al fine di connettere intere masse continentali: progetti di ampio respiro nei quali il ruolo del potere politico si somma, e spesso si sostituisce, al potere economico. Il solo fatto che simili piani vengano elaborati, proposti e considerati rappresentativi di interi cicli politici comporta un sostanziale salto di scala nel rapporto tra potere e infrastrutture.

Geopolitica e infrastrutture. Il peso della costante eurasiatica / Marconi, Matteo; Sellari, Paolo. - (2025), pp. 127-141.

Geopolitica e infrastrutture. Il peso della costante eurasiatica

matteo marconi
;
paolo sellari
2025

Abstract

All’alba del XXI secolo gli studi geopolitici hanno dovuto confrontarsi con cambiamenti di portata globale, paragonabili, per certi versi, a quelli intervenuti appena qualche anno prima con il disfacimento dell’Unione Sovietica. Il primo decennio è stato caratterizzato da avvenimenti che hanno posto gli analisti di fronte a scenari sempre più complessi, in cui sia gli assetti bipolari che l’unipolarismo americano lasciavano il posto a un progressivo multipolarismo. E questo nonostante il periodo immediatamente a ridosso dell’11 settembre 2001 avesse evidenziato paradigmi sempre più centrati sul concetto (e sull’azione) della unica superpotenza. La rapida affermazione economica della Cina a livello globale, sancita dal suo ingresso nel WTO, ha rappresentato l’apice della globalizzazione che, tuttavia, con la crisi economico-finanziaria del 2008, mostrava già le sue debolezze. Fu proprio la crisi del modello liberista di stampo occidentale a fornire spunto alla crescente potenza cinese per l’assunzione del ruolo di guida della mondializzazione asiatica. L’arrivo al potere nel 2012 del presidente cinese Xi Jinping sancì l’ambizione cinese a farsi guida di questo processo. L’azione geopolitica di Pechino prendeva forma concreta con un vasto programma di infrastrutturazione sia terrestre che marittimo. L’infrastruttura materiale, la connessione, il collegamento fisico, dovevano essere i paradigmi dello sviluppo cinese e il filo conduttore della nuova globalizzazione. Nacque così One Belt One Road nel 2013, poi denominata Belt and Road Initiative nel 2015, che il presidente cinese si affrettò a chiamare «Nuova via della seta» evocando i fasti delle antiche dinastie cinesi e delle relazioni virtuose che le legavano ai regni occidentali. Il segnale definitivo ed eloquente dell’azione cinese verso l’esterno fu la sua politica infrastrutturale che coinvolgeva l’intera massa continentale eurasiatica. Quest’azione caratterizza tutta la prima porzione del XXI secolo che verrà, infatti, ricordata come l’epoca dell’infrastrutturazione sovranazionale. Sono numerosi i progetti che in questi decenni sono stati varati al fine di connettere intere masse continentali: progetti di ampio respiro nei quali il ruolo del potere politico si somma, e spesso si sostituisce, al potere economico. Il solo fatto che simili piani vengano elaborati, proposti e considerati rappresentativi di interi cicli politici comporta un sostanziale salto di scala nel rapporto tra potere e infrastrutture.
2025
Abitare il mondo. Cittadinanza democratica e prospettive globali. Lezioni di educazione civica. Vol. 2 Visione e ordine del mondo
9788859044475
Eurasia; spykman; geopolitica dei trasporti
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Geopolitica e infrastrutture. Il peso della costante eurasiatica / Marconi, Matteo; Sellari, Paolo. - (2025), pp. 127-141.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1745603
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