Il contributo ricostruisce le vicende legate alla rinascita del Museo Poldi Pezzoli di Milano dopo i bombardamenti del 1943, che ne avevano devastato la sede storica. Protagonista fu Fernanda Wittgens, storica dell’arte e funzionaria della Soprintendenza, che si batté per mantenere la collezione nella sede originaria di palazzo Trivulzio, opponendosi al progetto alternativo del soprintendente Guglielmo Pacchioni, favorevole a un trasferimento in altra sede. Il confronto, che rifletteva due opposte visioni museologiche – da un lato una concezione moderata e conservativa del carattere storico-artistico, dall’altro un approccio modernista e funzionale – si trasformò in una vera e propria battaglia culturale e politica. Grazie al sostegno di commissioni di esperti, della Direzione Generale e del Consiglio Superiore delle Belle arti, Wittgens ottenne la conferma della ricostruzione in situ. I lavori, diretti da Ferdinando Reggiori e Guido Gregorietti con la collaborazione di Franco Russoli, portarono a una riorganizzazione più razionale degli spazi e a un rinnovato ordinamento museale, inaugurato nel 1951. L’episodio costituisce un caso emblematico delle tensioni ideologiche e pratiche che hanno segnato la museologia italiana del secondo dopoguerra, e restituisce a Wittgens e Pacchioni un ruolo cruciale nella difesa e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale.
Fernanda Wittgens e la battaglia per la ricostruzione del Museo Poldi Pezzoli di Milano (1943-1951) / Pezzali, Julie. - (2025), pp. 207-218. [10.13133/9788893773713].
Fernanda Wittgens e la battaglia per la ricostruzione del Museo Poldi Pezzoli di Milano (1943-1951)
Pezzali, Julie
2025
Abstract
Il contributo ricostruisce le vicende legate alla rinascita del Museo Poldi Pezzoli di Milano dopo i bombardamenti del 1943, che ne avevano devastato la sede storica. Protagonista fu Fernanda Wittgens, storica dell’arte e funzionaria della Soprintendenza, che si batté per mantenere la collezione nella sede originaria di palazzo Trivulzio, opponendosi al progetto alternativo del soprintendente Guglielmo Pacchioni, favorevole a un trasferimento in altra sede. Il confronto, che rifletteva due opposte visioni museologiche – da un lato una concezione moderata e conservativa del carattere storico-artistico, dall’altro un approccio modernista e funzionale – si trasformò in una vera e propria battaglia culturale e politica. Grazie al sostegno di commissioni di esperti, della Direzione Generale e del Consiglio Superiore delle Belle arti, Wittgens ottenne la conferma della ricostruzione in situ. I lavori, diretti da Ferdinando Reggiori e Guido Gregorietti con la collaborazione di Franco Russoli, portarono a una riorganizzazione più razionale degli spazi e a un rinnovato ordinamento museale, inaugurato nel 1951. L’episodio costituisce un caso emblematico delle tensioni ideologiche e pratiche che hanno segnato la museologia italiana del secondo dopoguerra, e restituisce a Wittgens e Pacchioni un ruolo cruciale nella difesa e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale.| File | Dimensione | Formato | |
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