Stampa 3D per l’abitare: verso una nuova “libertà di costruire”?

3D Printing to Low-Cost Housing: Towards a New ‘Freedom to Build’? While technological advancement may not directly lead to architectural ideas, it undeniably suggests and supports spatial innovations, becoming pivotal in implementing language, methods, systems, practices, and visions. In digital fabrication, large-scale 3D printing, through the deposition of concrete or earth-based mixtures, allows for the construction of customized housing solutions on-site directly, quickly, and with an environmentally and economically low impact. In the different ongoing experiments – particularly those where pragmatism joins with vision and craftsmanship with digital precision, leading the design research towards a reinterpretation of the forms and spatiality of spontaneous architectures – it is possible to discern signs of overcoming the current technocratic dominance. Exciting and promising scenarios are emerging in 3D printing, not only for their performative aspects but also for their profound ethical and social implications. The direct dialogue between computational design and 3D printing seems able to support people in envisioning and self-producing low-cost housing, both individually and as a community, using local materials and interpreting traditional knowledge and different expressive and cultural requests, as well as both specific and evolving needs. The unprecedented opportunity to ‘transform data into things’ autonomously and yet ‘informed’, according to customized and even evolving configurations, will allow us to achieve — with the necessary adjustments —John F. C. Turner’s vision of ‘freedom to build’. Are we perhaps on the threshold of a Digital Self-Build Age?

Se è vero che l’avanzamento tecnologico non conduce di per sé a idee architettoniche, è anche vero che le nuove potenzialità della tecnica suggeriscono e supportano innovazioni spaziali, assumono rilevanza rispetto al linguaggio e possono, inoltre, implementare ed attualizzare metodi, sistemi, pratiche e, perfino, visioni. Nel campo della fabbricazione digitale, la stampa 3D alla grande scala, attraverso la deposizione di impasti a base di cemento o di terra, consente di realizzare direttamente in sito, in modo rapido e con ridotto impatto ambientale ed economico, soluzioni abitative personalizzate. Nelle differenti sperimentazioni in corso – in particolare, tra quelle in cui il connubio tra pragmatismo e visionarietà, tra perizia artigianale e precisione digitale orienta la ricerca progettuale verso la reinterpretazione di forme e spazialità delle architetture rurali e spontanee – è possibile rintracciare i segnali di un superamento dell’attuale dominio tecnocratico. In questa direzione, si aprono scenari auspicabili e di assoluto interesse, oltre che per gli aspetti performativi, per le implicazioni etiche e sociali. Il dialogo diretto tra progettazione computazionale e stampa 3D sembra poter supportare le persone nella prefigurazione e auto-produzione, individualmente ma anche come comunità, di abitazioni a basso costo, con l’impiego di materiali locali, interpretando saperi tradizionali, differenti istanze espressive e culturali, specifiche e mutevoli esigenze d’uso. L’opportunità inedita di ‘trasformare i dati in cose’, in modo autonomo e pure ‘informato’, secondo configurazioni personalizzate e anche evolutive, consentirà di concretizzare – con gli opportuni correttivi – la visione della ‘libertà di costruire’ formulata da John F. C. Turner? Siamo forse alle soglie di una Digital Self-Build Age?