La cyber aggression, definita da Grigg (2010) come “danno intenzionale inflitto tramite mezzi elettronici a una persona o gruppo di persone, indipendentemente dalla loro età, che percepisce tali atti come offensivi, denigratori, dannosi o indesiderati” (p.152), rappresenta un aspetto comune e distruttivo della cultura online contemporanea. Circa il 40% dei giovani adulti (ossia persone tra i 18 e i 29 anni; Arnett et al., 2014) riferisce di aver subito un qualche tipo di aggressione informatica (Wang et al., 2019), mostrando una prevalenza più alta rispetto ad altri gruppi di età (i.e., persone di età superiore ai 29 anni). Inoltre, questo fenomeno sembra essere in aumento, soprattutto durante la pandemia di COVID-19 (Barlett et al., 2021). Gran parte della letteratura sulla cyber aggression si è concentrata su bambini e adolescenti (Doane et al., 2013), esplorando meno il fenomeno nei giovani adulti. Le vittime di aggressione cybernetica riportano elevati tassi di depressione, ansia, stress, ideazione e comportamenti suicidari, disregolazione emotiva, solitudine, uso e abuso di sostanze e disadattamento (Kowalski et al., 2014; Oblad, 2019; Schenk & Fremouw, 2012; Varghese & Pistole, 2017). Tra le diverse forme di cyber aggression rientrano il cyber bullismo, il cyber stalking, la cyber dating violence e la diffusione non consensuale di immagini (c.d. sexting aggravato, Morelli et al., 2016). La cyber aggression si discosta dalle forme tradizionali di aggressione per diversi aspetti, con un impatto emotivo spesso più significativo rispetto alle forme fisiche (Wigderson & Lynch, 2013). In primo luogo, quando avviene su piattaforme online popolari come Facebook e Instagram, la portata dell'audience è virtualmente illimitata, intensificando l'umiliazione e l'imbarazzo delle vittime (Bauman & Baldasare, 2015). Inoltre, l'anonimato reso possibile dalla tecnologia facilita la disinibizione degli aggressori, aumentando l’aggressività grazie alla percezione di minori conseguenze dirette (Wright, 2014). Diversi processi socio-cognitivi facilitano o attenuano la perpetrazione dell'aggressività online verso i coetanei (Kokkinos & Kipritsi, 2018) e alcune meta-analisi hanno evidenziato effetti protettivi dell'empatia ed effetti negativi del disimpegno morale (Kowalski et al., 2014; Lazuras et al., 2013). L'empatia, definita come la capacità di condividere e comprendere lo stato emotivo altrui (De Waal, 2008), include componenti emotive e cognitive (Gladstein, 1983) e numerosi studi hanno confermato l'effetto protettivo dell'empatia affettiva contro il cyberbullismo, rendendola una risorsa utile negli interventi mirati a ridurre l'aggressività online (Renati et al., 2012; Sest & March, 2017). Il disimpegno morale, ovvero l'insieme di meccanismi cognitivi che consentono di evitare sentimenti negativi legati a comportamenti immorali (Bandura, 1990), si è rivelato un forte predittore della perpetrazione di cyber aggression (Marin-Lopez et al., 2020; Nocera et al., 2022), così come di altre forme di aggressione (Caprara et al., 2014; Wang et al., 2017). Secondo la teoria di Bandura, il disimpegno morale consente di ricostruire cognitivamente i comportamenti aggressivi in modo da ridurre o eliminare la percezione del danno per sé e per gli altri, facilitandone così la messa in atto (Gutzwiller-Helfenfinger, 2015). Sebbene la letteratura esistente abbia esplorato separatamente le relazioni tra empatia, disimpegno morale e le forme di aggressione online e offline, i risultati relativi agli effetti combinati di queste variabili sono stati contrastanti. Questo rende imperativo un approfondimento ulteriore, considerando l'importanza di tali fenomeni per il benessere psicologico dei giovani. Il presente studio si propone di fornire una panoramica esaustiva della cyber aggression nel contesto contemporaneo, esaminando la letteratura attuale e presentando dati empirici raccolti su un campione di adolescenti e giovani adulti di diverse scuole e università di Roma. L’obiettivo è ampliare le conoscenze teoriche e scientifiche sull'argomento. La mancanza di chiarezza nella letteratura e la gravità del fenomeno richiedono un'attenzione scientifica e clinico-forense più approfondita. Una migliore comprensione di queste variabili e del loro ruolo nella facilitazione della cyber aggression potrebbe favorire lo sviluppo di strategie di prevenzione e intervento per ridurre questo comportamento e attenuarne l'impatto negativo sulle vittime e sulla società.

Il fenomeno della cyber-aggression: il ruolo di empatia e disimpegno morale / Ragona, Alessandra; Morelli, Mara; Chirumbolo, Antonio. - (2024). (Intervento presentato al convegno XXIII Congresso Nazionale di Psicologia Giuridica tenutosi a Chieti, Pescara).

Il fenomeno della cyber-aggression: il ruolo di empatia e disimpegno morale

Ragona Alessandra;Morelli Mara;Chirumbolo Antonio
2024

Abstract

La cyber aggression, definita da Grigg (2010) come “danno intenzionale inflitto tramite mezzi elettronici a una persona o gruppo di persone, indipendentemente dalla loro età, che percepisce tali atti come offensivi, denigratori, dannosi o indesiderati” (p.152), rappresenta un aspetto comune e distruttivo della cultura online contemporanea. Circa il 40% dei giovani adulti (ossia persone tra i 18 e i 29 anni; Arnett et al., 2014) riferisce di aver subito un qualche tipo di aggressione informatica (Wang et al., 2019), mostrando una prevalenza più alta rispetto ad altri gruppi di età (i.e., persone di età superiore ai 29 anni). Inoltre, questo fenomeno sembra essere in aumento, soprattutto durante la pandemia di COVID-19 (Barlett et al., 2021). Gran parte della letteratura sulla cyber aggression si è concentrata su bambini e adolescenti (Doane et al., 2013), esplorando meno il fenomeno nei giovani adulti. Le vittime di aggressione cybernetica riportano elevati tassi di depressione, ansia, stress, ideazione e comportamenti suicidari, disregolazione emotiva, solitudine, uso e abuso di sostanze e disadattamento (Kowalski et al., 2014; Oblad, 2019; Schenk & Fremouw, 2012; Varghese & Pistole, 2017). Tra le diverse forme di cyber aggression rientrano il cyber bullismo, il cyber stalking, la cyber dating violence e la diffusione non consensuale di immagini (c.d. sexting aggravato, Morelli et al., 2016). La cyber aggression si discosta dalle forme tradizionali di aggressione per diversi aspetti, con un impatto emotivo spesso più significativo rispetto alle forme fisiche (Wigderson & Lynch, 2013). In primo luogo, quando avviene su piattaforme online popolari come Facebook e Instagram, la portata dell'audience è virtualmente illimitata, intensificando l'umiliazione e l'imbarazzo delle vittime (Bauman & Baldasare, 2015). Inoltre, l'anonimato reso possibile dalla tecnologia facilita la disinibizione degli aggressori, aumentando l’aggressività grazie alla percezione di minori conseguenze dirette (Wright, 2014). Diversi processi socio-cognitivi facilitano o attenuano la perpetrazione dell'aggressività online verso i coetanei (Kokkinos & Kipritsi, 2018) e alcune meta-analisi hanno evidenziato effetti protettivi dell'empatia ed effetti negativi del disimpegno morale (Kowalski et al., 2014; Lazuras et al., 2013). L'empatia, definita come la capacità di condividere e comprendere lo stato emotivo altrui (De Waal, 2008), include componenti emotive e cognitive (Gladstein, 1983) e numerosi studi hanno confermato l'effetto protettivo dell'empatia affettiva contro il cyberbullismo, rendendola una risorsa utile negli interventi mirati a ridurre l'aggressività online (Renati et al., 2012; Sest & March, 2017). Il disimpegno morale, ovvero l'insieme di meccanismi cognitivi che consentono di evitare sentimenti negativi legati a comportamenti immorali (Bandura, 1990), si è rivelato un forte predittore della perpetrazione di cyber aggression (Marin-Lopez et al., 2020; Nocera et al., 2022), così come di altre forme di aggressione (Caprara et al., 2014; Wang et al., 2017). Secondo la teoria di Bandura, il disimpegno morale consente di ricostruire cognitivamente i comportamenti aggressivi in modo da ridurre o eliminare la percezione del danno per sé e per gli altri, facilitandone così la messa in atto (Gutzwiller-Helfenfinger, 2015). Sebbene la letteratura esistente abbia esplorato separatamente le relazioni tra empatia, disimpegno morale e le forme di aggressione online e offline, i risultati relativi agli effetti combinati di queste variabili sono stati contrastanti. Questo rende imperativo un approfondimento ulteriore, considerando l'importanza di tali fenomeni per il benessere psicologico dei giovani. Il presente studio si propone di fornire una panoramica esaustiva della cyber aggression nel contesto contemporaneo, esaminando la letteratura attuale e presentando dati empirici raccolti su un campione di adolescenti e giovani adulti di diverse scuole e università di Roma. L’obiettivo è ampliare le conoscenze teoriche e scientifiche sull'argomento. La mancanza di chiarezza nella letteratura e la gravità del fenomeno richiedono un'attenzione scientifica e clinico-forense più approfondita. Una migliore comprensione di queste variabili e del loro ruolo nella facilitazione della cyber aggression potrebbe favorire lo sviluppo di strategie di prevenzione e intervento per ridurre questo comportamento e attenuarne l'impatto negativo sulle vittime e sulla società.
2024
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